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Turismo – Le attenzioni, strategie e suggerimenti emersi in due diversi convegni organizzati dai Giovani Albergatori aderenti a Federalberghi e Skal Roma che da Federturismo Confindustria.

Donatello Urbani

I temi affrontati sono di primaria importanza per questo settore che merita tutte le attenzioni possibili tanto dalle istituzioni pubbliche che private per le buone opportunità che può riservare in un prossimo futuro. Il convegno voluto dai Giovani Albergatori aderenti a Federalberghi e Skal Roma ha posto in risalto i benefici offerti all’industria del turismo da un’attenta ed oculata gestione dei “Big Data”. I vari interventi hanno avuto come  tema comune  i comportamenti degli operatori  e le attenzioni  espresse dai turisti fin dal loro nascere specialmente quelle generate attraverso i social.

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In proposito è stato scritto: “ il BigDday in questo Chapter 2, si concentra sui reali case studies portati dalle grandi aziende del settore e da alcune startup molto interessanti. Dallo studio dei flussi di viaggio delle OTA e del Settore B2B, fino ad arrivare alle analisi dei movimenti dei turisti all’interno delle città o l’analisi delle preferenze di viaggio attraverso il Neuro Marketing. Lo scenario dei big data apre le porte a nuove opportunità per tutti i player coinvolti: dai metasearch alle OTA, agli alberghi, agli aerei fino ad arrivare ai tour operators ed agenzie di viaggio. Un potenziale che necessita in maniera crescente del contributo di nuove professionalità come esperti di big data, data scientist, ingegneri con risvolto positivo anche dal punto di vista occupazionale”.

20181130_111022                                                   Convegmo Giovani Albergatori aderenti a Federalberghi e Skal Roma

Significativa sui big data è stata la lettura dei compartamenti, sia di turisti che di romani, generati sui social che indicavano Spennacchio, l’albero di natale voluto per le feste 2017 dall’amministrazione comunale di Roma, che nelle apparenze sembrava recuperato in una discarica di rifiuti e invece, nella pratica, risultava l’attrattiva cittadina più fotografata e che aveva richiamato su di se le attenzioni, non sempre benevoli, di tutto il mondo. Così per le festività 2018 l’albero di Natale, battezzato Spezzacchio, è stato ricomposto a suon di chiodi e trapano anche con quanto recuperato, forse in più discariche, sperando di richiamare sulla città di Roma altrettante attenzioni. Un paradosso? Forse ma le attenzioni nelle prime pagine meritano qualche sacrificio, é stata la risposta del Sindaco di Roma.

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La giornata di studio sul turismo voluta da Federturismo – Confindustria che ha visto anche la presenza del Ministro del omonimo dicastero, ha esaminato le prospettive dell’Italia in relazione a quanto presente nei flussi del turismo internazionale che nei primi nove mesi del 2018, hanno raggiunto quota un miliardo 83 milioni di presenze, 56 milioni in più rispetto allo stesso periodo del 2017.  Dai vari interventi che hanno offerto una traccia sulle tematiche del convegno, è emerso che scegliendo alcune variabili chiave a livello strategico, come i dati, la connettività, l’approccio alla trasformazione digitale, la facilità di fare business, si raggiungono ottimi risultati che confrontati con qualli ottenuti dai più interessanti Paesi a livello europeo, partendo dalla Spagna  per giungere a riflessioni su Austria, Portogallo, Slovenia, Grecia e UK offrono un quadro generale del nostro settore. Inoltre visualizzando i valori economici del settore del turismo sia in termini di contributo generativo al PIL che all’occupazione, con dati attuali e in  prospettiva al 2028, si notano subito degli outperformer generati in altre nazioni come Austria, che vede un incremento al 2028 del contributo del PIL da 4,7% a 16,7%, per giungere alla solida e costante crescita di Slovenia e Portogallo. Così come nell’analisi del contributo dell’occupazione nel settore turismo, si nota come la solidità del Regno Unito è in grado di rendere il settore del turismo realmente impattante. Una delle ragioni principali di questo è ovviamente da ricercare nella virtuosità della relazione tra pubblico e privato, prevalentemente visibile nella “facilità” del fare business che esiste negli altri Paesi rispetto all’Italia che – nella classifica stilata dalla World Bank –  occupa solo il 46esimo posto, tra la Romania e l’Armenia. Sono sei le aree di riferimento in cui si agisce nei Paesi che intendono mettere il turismo al centro della loro strategia internazionale: la domanda, lo sviluppo delle capacità digitali e competitive, il sostegno agli investimenti e l’attuazione di un’agenda di riforma della “burocrazia Paese”, una positiva interazione con il settore dei trasporti, il focus sulle professionalità e gli skill del turismo e, in conclusione, creare un settore resiliente, produttivo e di qualità. I confronti internazionali suggeriscono di riflettere e prendere consapevolezza che il mondo è cambiato e grandi Paesi  quali la Cina, generatori di importanti flussi turistici, sono diventati protagonisti del mercato del turismo.  E lo stesso successo di Paesi come la Spagna e il Portogallo è il risultato di un percorso di convergenza tra la politica e il sistema economico che mette al centro l’industria del turismo quale motore di sviluppo. Per ottenere cambiamenti significativi occorre elaborare una politica economica industriale per il settore che persegua il miglioramento della produttività, l’incremento degli investimenti, la promozione e lo sviluppo dei territori.

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“Il quinto posto tra le destinazioni mondiali ci sta stretto – commenta il Ministro delle politiche agricole alimentari, forestali e del turismo, Sen. Gian Marco Centinaio – Abbiamo delle potenzialità incredibili rimaste inespresse. Stiamo già lavorando sul turismo di ritorno, ma dobbiamo fare di più. Riduciamo le frammentazioni esistenti, puntiamo sulla digitalizzazione e investiamo nelle strutture e infrastrutture. Ripensiamo il turismo italiano attraverso uno sviluppo integrato, che tenga conto della trasformazione industriale e dell’espansione dei servizi. L’obiettivo è implementare tecnologia e innovazione legati alla tradizione perché, se manca la tradizione, non sai più dove stai andando. In altre parole, facciamo sistema e crediamo davvero nella forza del brand Italia.”

MuseImpresa – La cultura industriale si mette in mostra con un ricco calendario di manifestazioni per la 17^ volta

Testo e foto di Mariagrazia Fiorentino e Donatello Urbani

Le due settimane centrali del mese di novembre di ciascun anno sono occupate, già da vari anni, da un nutrito numero di manifestazioni curate dalle imprese che vantano una decennale esperienza di vita industriale nel nostro territorio nazionale. In questa importante iniziativa culturale sono stati coinvolti anche piccoli centri di provincia da Cucciago in provincia di Como – Tessitura Zanchi / Rubelli –  a Rossano in provincia di Caserta – Fabbrica di liquirizia Amarelli – , passando per Scarperia in provincia di Firenze, oppure Fabriano in provincia di Ancona, anche se in maggioranza si sono svolti nelle grandi città che sono state sedi di vari insediamenti industriali,quali Milano, Torino, Roma e Napoli. Protagonisti delle manifestazioni romane due università: del “Sannio” e “La Sapienza”, insieme alla Birra Peroni: visita guidata nei luoghi della città che accolsero i loro primi importanti insediamenti produttivi e  Fintecna S.p.A. – finanziaria della Finmeccanica S.p.A. – che insieme alla Cassa Depositi e Prestiti hanno proposto una mostra dal 10 al 23 Novembre dal significativo titolo  “MATERIA PRIMA”  nel bellissimo Auditorium Via Veneto Spazio Cultura di Via Veneto, 89 – Roma, sede permanente di un prezioso museo che espone opere d’arte che nel periodo della ricostruzione dal dopoguerra fino ai primi anni ottanta del passato secolo, hanno abbellito le grandi navi italiane famose in tutto il mondo per le loro raffinate decorazioni e arredi. Curatrici di questa mostra sono state un gruppo di storiche dell’arte del GMGPROGETTOCULTURA: Sabrina Fiorino, Nicoletta Provenzano, Claudia Canalini, Caterina Salvagno. Che in proposito hanno scritto: “….in occasione della Settimana della Cultura d’Impresa, l’associazione Museimpresa ha dedicato una sezione speciale alla tematica del “Cibo Italiano”, dando risalto a tutte le iniziative degli associati legate a questa importante proclamazione. Fintecna, società del Gruppo CDP, da tre anni parte del prestigioso circuito nazionale Museimpresa, che persegue la valorizzazione e la diffusione del patrimonio artistico e della cultura d’azienda, propone la mostra temporanea Materiaprima. L’esposizione di quest’anno nasce dal desiderio di narrare una delle mission di interesse generale per cui Fintecna oggi é chiamata ad operare: la ricostruzione nei territori colpiti dal sisma del centro-Italia del 2016. Materiaprima, metterà in dialogo le installazioni site-specific dell’artista Tanio Liotta con le immagini del reportage “Mai+” del fotografo Claudio Colotti.

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I due artisti – Le foto a destra propone un’immagine delle distruzioni causate dal sisma ed in basso un’installazione  che consente l’ascolto della terra con il fonendoscopio.

Ricucire lo strappo dato dal trauma del sisma attraverso il recupero dell’identità gastronomica locale è l’obiettivo dell’elaborazione artistica: un processo culturale collettivo che consente di mettere in luce le “materie prime”che gli artisti utilizzano per creare novi nutrimenti: l’etica, la cura e la qualità. Attraverso sette installazioni impermanenti, Tanio Liotta analizza, indaga e ricerca, come un chirurgo delle emozioni, una via per ricucire l’identità alle materie prime del territorio e, insieme alla Natura, compie uno sforzo per recuperare la memoria: semi estinti, germogli sensoriali, terra pulsante, legumi ricuciti, diventano strumenti chirurgici di guarigione.

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Composizione con fave secche e, sulla destra,  foto e composizione con fiori di zafferano, eccellenza e prodotto tipico del territorio abruzzese

Il lavoro di Liotta entra in dialogo con il reportage fotografico che Claudio Colotti realizzò nel 2016 subito dopo il terremoto che colpì Abruzzo, Lazio, Marche e Umbria. Un viaggio che racconta il radicato contatto relazionale che gli uomini hanno con la propria terra, con la memoria e la cultura.Il cibo é la trama narrativa per una seconda vita dei luoghi colpiti dal sisma, con particolare riferimento alla terra quale fonte inesauribile di rinascita. La mostra Materiaprima avrà come obiettivo l’approfondimento del legame tra Fintecna e il suo ruolo di supporto delle attività di ricostruzione delle zone colpite dal terremoto; e al contempo, ravviverà l’interesse e la riflessione del pubblico circa questa realtà, ove occorre accelerare la soluzione delle complesse problematiche del post-sisma, a favore degli abitanti di quei luoghi”. Questa rassegna si è avvalsa anche della presentazione nel corso dell’inaugurazione avvenuta il 20 novembre scorso, del prof. Claudio Strinati, che ha analizzato dal punto di vista etico e artistico il complesso rapporto  che unisce arte e cibo tanto nelll’iconografia, quanto  nella cultura.

Recuperati dai Carabinieri del Comando Tutela Patrimonio Culturale importanti beni d’arte, numerosi reperti archeologici e circa 350 monete di epoca magnogreca e romana.

Testo e foto di Donatello Urbani

Ciascun recupero ha una sua storia tutta particolare anche se tutti sono il frutto di tre distinte attività investigative come affermato nel corso della presentazione di beni trafugati e recuperati dalla Sezione Archeologia del Reparto Operativo Comando Carabinieri Tutela Patrimonio Culturale. La prima di queste, coordinata dalla Procura della Repubblica di Spoleto, ha visto il recupero di due capitelli romanici trafugati nella cripta di S. Giovanni in Leopardis a Borgorose (RI) è frutto del costante monitoraggio che viene effettuato nel settore antiquario, grazie ai capillari controlli amministrativi su tutto il territorio nazionale.

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Una verifica eseguita presso un antiquario umbro, ha consentito di localizzare  i due capitelli variamente decorati, con motivi fitomorfi (foglie di acanto stilizzate con elementi stellari), zoomorfi ed antropomorfi. Entrambi fanno parte di quanto rimasto intatto di un importante complesso monastico benedettino del Cicolano, menzionato, per la prima volta nella Bolla papale di Anastasio IV del 21 gennaio 1153. Nel 1981 la cripta fu restaurata dal Comune di Borgorose, ma pochi anni dopo, nel dicembre 1984, subì un gravissimo ed irreparabile danno: ignoti, approfittando del pubblico disinteresse, spezzarono cinque colonne che sostenevano altrettanti capitelli, rubandoli e provocando così il crollo di parte delle volte e la rovina dell’intera struttura architettonica.  Il recente recupero alimenta la speranza di poter ricostruire, anche solo virtualmente, l’intero complesso monumentale, riconsegnando alla pubblica fruibilità di quel territorio, recentemente provato dagli eventi sismici, questi significativi frammenti di storia ed architettura che erano stati barbaramente aggrediti.

La seconda indagine, coordinata dalla Procura della Repubblica di Roma, nasce da un controllo in uno stand in occasione della fiera internazionale di antiquariato di Firenze. Tra i vari beni esposti vi era una scultura in marmo del XVIII Sec. raffigurante una testa di Giove, trafugata il 18.06.2013 dal complesso monumentale Villa Albani Torlonia di Roma. Le indagini, condotte,una volta  esaminati i singoli passaggi e la documentazione a corredo dell’opera, hanno consentito di risalire al ricettatore, personaggio già noto ai Carabinieri per fatti analoghi.

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La terza operazione si è sviluppata a partire dal 2011, a seguito d’indagini internazionali rivolte a contrastare il traffico illecito di beni numismatici di provenienza italiana, in particolare attraverso il monitoraggio delle aste. In questa occasione sono state individuate persone dedite alla commercializzazione di monete di natura archeologica, soprattutto verso gli U.S.A. e la Svizzera.  Confrontando i tabulati telefonici di una delle due sono stati accertati diversi collegamenti con pregiudicati siciliani gia noti  per reati simili. Lo sviluppo dell’attività investigativa, denominata “Principato”, coordinata dalla Procura della Repubblica di Roma e dal Ministero Pubblico di Lugano, ha permesso la perquisizione delle cassette di sicurezza intestate ad uno degli indagati, presso le sedi della UBS di Chiasso e Zurigo. Le operazioni consentivano di rinvenire 345 monete romane e magnogreche, 2 fibule in bronzo, 44 medaglie, 1 timbro in bronzo. Il valore dei reperti rimpatriati ammonta a circa cinquecentomila euro.

 

Federigo Caprilli: sempre attuale? – Roma Biblioteca Militare Centrale.

Testo di Mariagrazia Fiorentino e foto di Donatello Urbani

A centocinquantanni dalla nascita si vuole ricordare il fondatore dello sport equestre moderno: Federigo Caprilli. “Lo sport equestre è uno stile di vita, il cavallo è un compagno di vita”, così dice Paolo di Paola, Presidente FISE nell’aprire i lavori. Il convegno tenutosi a Roma il 28 novembre u.s. presso il Ministero della Difesa – Stato Maggiore dell’Esercito nella Biblioteca Militare Centrale, unica nel suo genere, frequentata da un pubblico molto ampio: dai cultori della storia militare e delle discipline scientifiche e tecniche, agli studenti universitari impegnati nel lavoro di tesi.

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Tra le opere più interessanti e di maggior pregio esistenti nella Biblioteca, figurano: “De Bello Persico”, che legato con il “De Bello Gothorum” dell’autore Procopio di Cesarea (edizione del 1506) rappresenta il volume più antico tra quelli conservati e molti altri. In questo luogo pieno di storia e di cultura si è svolto il convegno in onore di Federigo Caprilli. Il Presidente della FISE ha aperto i lavori, seguito dagli interventi di esimi studiosi e atleti vincitori di olimpiadi e concorsi nazionali ed internazionali.

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Le fonti storiche scrivono: (Nel 1889  Federigo Caprilli, a 21 anni di età, con il suo cavallo di nome “Sfacciato”, definisce i capisaldi metodologici del suo sistema naturale di equitazione. “A quel tempo gli scritti di Darwin non avevano ancora ottenuto alcun riscontro presso la comunità scientifica internazionale, anzi tutt’altro, ed il Caprilli – acuto osservatore del “disgusto” manifestato dai cavalli dopo molti salti effettuati secondo le regole dell’equitazione di maneggio di allora – con pionieristico intuito affermava che non bisognava asservire, ma assecondare l’equilibrio naturale del cavallo; non bisognava trattenere, ma liberare il bilanciere cefalo-rachidiano. Solo così il cavallo, maestro di relazioni empatiche, avrebbe servito con fiducia e rispetto le richieste del suo cavaliere».

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Ricordare Caprilli oggi  significa richiamare l’attenzione non solo sul suo pensiero, o forse sarebbe più esatto dire sulla sua filosofia equestre, ma anche sull’epoca storica che lo vide protagonista). “Il presente che viviamo è stato creato dai sogni del passato”. E’ stata realizzata, per l’occasione, una pubblicazione “Quaderni” della Società Italiana di Storia dello Sport “Federigo Caprilli e la tradizione dell’equitazione italiana” a cura di Marco Impiglia con approfondimenti di illustri studiosi nelle varie discipline di ricerca, Lancillotto e Nausica editrice, pagine 207.

Berverly Pepper – Tra Todi ed il mondo- 8 dicembre 2018 / settembre 2019

Mariagrazia Fiorentino

La città di Todi celebra per un intero anno l’instancabile attività della grande scultrice americana “quale ambasciatrice dell’arte contemporanea nel mondo”, con mostre,eventi ed un parco di sue sculture.

IMG-20181129-WA0062-500x667Catiuscia Marini, Presidente della Regione Umbria, con l’artista Beverly Pepper nel corso della conferenza stampa nella sede della Stampa Estera

Un anno magico che darà alla città di Todi un gusto particolare, tiene a precisare Catiuscia Marini, Presidente della Regione Umbria. Beverly, emozione, manualità ed interpretazione espressiva così l’artista diventa  padrona della materia di cui si serve a tal punto da poterla trattare come meglio gli aggrada, arrivando a raggiungere una sensazione d’inspiegabile libertà e d’immenso assoluto. Nelle opere di Beverly Pepper si avverte il vibrare e il pulsare sotto le dita che l’artista ha percepito nel realizzare il respiro e gli odori come se la materia prendesse vita.

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“Le celebrazioni della città a Beverly Pepper avranno infine il loro culmine il 14 settembre 2019 con l’inaugurazione del Parco di Beverly Pepper, primo parco monotematico di scultura contemporanea in Umbria e il primo dell’artista nel mondo. Si tratta di un percorso naturalistico-urbano immerso nel verde, che collegherà il Tempio di Santa Maria della Consolazione con il centro storico, disegnato e progettato appositamente dall’artista e costellato da una serie di sue sculture donate alla città. Il progetto comprende la bonifica del parco e l’installazione definitiva delle sculture, per consentire l’interazione costante delle opere d’arte con il contesto paesaggistico.  Oltre alle venti sculture monumentali (realizzate in diversi materiali e in diversi periodi artistici) donate da Beverly Pepper alla città, non mancheranno le San Martino Altars e la riedizione delle Todi Columns. Le celebrazioni saranno accompagnate da due pubblicazioni: un catalogo che racconta la storia e la nuova installazione delle Todi Columns e un libro sul Parco di Beverly Pepper.”

Per saperne di più su tutti gli eventi in corso consultare il sito www.fondazioneprogettibeverlypepper.com

Daniel Buren per Palazzo De Angelis

Testo e foto di Mariagrazia Fiorentino e Donatello Urbani

Lo stile eclettico/floreale/decò in architettura è quasi assente nella città di Roma malgrado le tante costruzioni messe in cantiere negli anni fine ottocento primi novecento, epoca in cui era di moda e  prosperava in tutte le altre città europee.  In realtà nel centro storico nelle vicinanze di Fontana di Trevi, Via Marco Minghetti, esiste una piccola isola con alcune costruzioni che si rifanno, sia pure molto velatamente, a questo stile: uno di questi è Palazzo De Angelis, dal nome dell’architetto che lo progettò per conto del Principe Maffeo Barberini Colonna Sciarra. Oggi questo palazzo è stato acquistato dall’impresa immobiliare Leggiero Real Estate S.p.A. con l’intento di destinarlo ad albergo di categoria 5* per il gruppo spagnolo Iberostar Hotels & Resort.

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Questi lavori di trasformazione prevedono anche un progetto di riqualificazione capace di richiamare artisticamente la zona e dare decoro ed abbellimento all’edificio. Progetto quanto mai necessario per la città considerando il grave stato di abbandono e degrado che in questi ultimi due anni ha pesato gravemente su Roma. Ben venga quindi qualcuno che, sia pure con fini commerciali, pensa a rendere più bella e vivibile la città. A compiere  questa operazione è stato chiamato l’artista francese Daniel Buren famoso per i “Lavori in situ” capaci di stabilire un dialogo fra l’opera progettata ed il luogo destinato ad accoglierla. E’ lo stesso artista che ci presenta quanto previsto in questa occasione: “Strisce alternate colorate, denominate strumento visivo, che permettono di rilevare i particolari del luogo in cui sono destinate impiegate in seno a dispositivi specifici e a volte complessi, tra pittura, scultura e architettura”. Nella tarda primavera 2019 l’intera opera sarà terminata e per quella data prevedere una visita a Roma e quanto mai opportuna non fosse altro per assistere di persona ad un interessante dialogo fra le tante opere d’arte antica  e moderna con questa contemporanea unica e nuova per  il suo genere nella città eterna.

Sidival Fila: le cuciture dell’autenticità.

Testo e foto di Mariagrazia Fiorentino e Donatello Urbani

A ben vedere le opere di Sidival Fila sono un concentrato in tutte le loro sfaccettature dell’arte contemporanea. In questa ottica osservando le tele esposte alla Gallerja di Via della Lupa a Roma, appare evidente che é stata superata brillantemente la barriera imposta dall’uso dei materiali: ai pennelli sono subentrati ago e filo e la stessa immagine ha ceduto al colore parte del predominio assoluto che ha avuto fin dal nascere delle arti visive ponendo in risalto, come scrive il critico d’arte Bruno Corà: “linearismi fluidi di colore riferibili alla ”pittura d’azione” di Pollock.

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Delle sue opere, comunque, è lo stesso artista a fornire un giudizio quanto mai chiarificatrice: Il primo quadro è uguale all’ultimo, e questo richiede all’osservatore attento un supplemento di fantasioso intelletto per scoprire in queste valori e significati che le rendono uniche e singolari, come vuole il titolo di questa esposizioni “cuciture dell’autenticità”. Una visita a questa rassegna ha in se, senza dubbio, stimoli a attrattive senza pari e sempre nuove.

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Roma – La Gallerja, Via della Lupa, 24 (Fontanella Borghese), fino al 19 gennaio 2019 dal martedi al sabato dalle ore 11,00 alle 13,30 e dalle 15,00 alle 19,30. Info tel. 06.68801662 – sito web: www.gallerja.it – e.mail: info@gallerja.it

IL Mosaico Parla Francese

Testo e foto di Giorgia Lattanzi

Nel cuore di Parigi l’Association 59 Rivoli presenta la seconda edizione del festival del Mosaico Contemporaneo, inaugurata il 1°novebre e terminata l’11 novembre del 2018. Manifestazione diretta dall’artista mosaicista italiano Luigi Laferla, che vede esposte le opere di sei mosaicisti : ANNECECILE  LOPEZ- TOYO HARU KII – LUCA NARDINI – ENZO TINARELLI – GIULIANO BABINI – MOREJE.

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Provengono da formazioni differenti: da Ravenna, a Spilimbergo, passando per il Giappone;  restituendo un confronto per il mosaico d’oggi. Regalando ai fortunati visitatori punti di vista fra loro lontani eppure comunicanti grazie al linguaggio internazionale che il mosaico finalmente inizia a parlare. Lo scrittore Carlo Levi affermava che “le parole sono Pietre” e in questa mostra sono state raccontate delle storie fatte di tessere di mosaico, tagliate a mano una ad una e poi ancora scaldate dalle mani dello stesso artista che ne sceglie le fattezze e le accosta una dopo l’altra sino a ricomporre quell’immagine che rispecchia il suo stato d’animo. Una superficie nuova dal sapore così antico.

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Si antico perchè il mosaico accompagna con discreto silenzio l’umanità fin dai tempi della scrittura, non a caso le prime forme di questa arte nascono nelle corti dei Re Sumeri, e da lì in poi ha penetrato in tutte le civiltà lasciandosi plasmare dai gusti degli uomini.

Inizio a descrivere le opere esposte partendo dall’unica donna, la Lopez i cui mosaici sono delle ricostruzioni di paesaggi naturali, dove la superficie musiva sembra fotografare dei deserti o delle valli rocciose o delle distese lunari e le singole tessere corrono tra le insenature dei piani che sembrano sprofondare in fossati e poi risalire e brillare alla luce del sole. Qui gli accostamenti dei materiali,  le pietre o le paste di vetro sono taglienti e si lasciano contemplare come un vero paesaggio osservato da un altezza lontana.

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Enzo Tinarelli cambia registro, le sue opere sono morbidi accostamenti di piani cromatici. Piatti ed omogenei e coloratissimi. Ricordano un pò le giocose vesti di un arlecchino poggiate su cornici di pietra.

Luca Nardini, giovane artista friulano mescola sapientemente l’arte del mosaico con quella della ceramica, creando opere molto originali e di inedita bellezza. Ispirato dai paesaggi naturali di una regione ancora per certi aspetti incontaminata, realizza elaborati che ricordano laghi incantati. I singoli frammenti in ceramica dalle colorazioni splendenti, sono utilizzati come tessere di mosaico, poggiati su fondi di malte color terra. C’ è anche un ritratto di una donna che somiglia ad una fata, che indossa un berretto pieno di gemme preziose e di piume.

L’artista giapponese Toyuharu Kii utilizza il bianco, e gioca sulle forme irregolari e morbide, contorni che spariscono nelle pareti e lasciano intravedere le ombre delle superfici musive che creano delicatissimi disegni. Delicate forme che lo spettatore può modellare a piacimento nel suo sguardo che corre tra le file di pietre che a tratti diventano frammenti di oro scintillante. Un grande mosaicista presente alla mostra, Verdiano Marzi, scorge la siluette di una donna.

Il mosaico è tante cose, è gioco e simulazione di altro ed altro ancora. Lo si può ammirare nelle cornici musive che racchiudono simulando dei muri i cieli dipinti.

C’è spazio anche per un istallazione che vede sprofondare un libro, simbolo di un umanesimo in via d’estinzione,  immerso nel cemento. Insieme al libro però galleggiano anche le tessere di vetro che sono le singole persone. Moltitudini che con il proprio colore tolgono il grigiore al cemento.

A patto che ci si voglia mettere in discussione e continuare a giocare !

Questo rito sociale non è fatto solo di “clic” o di società liquida, non ci si può nasconde dentro una realtà digitale e dimenticare lo scambio reale e la ricchezza del confronto diretto.

Ringrazio il mio amico Laferla per aver organizzato questa mostra dove il mosaico conquista uno spazio e chiama a sé l’attenzione di una critica che fatica un po’ a rimuovere la polvere sopra ad un arte si di origini antiche ma  carica di espressioni contemporanee.

 

Marcello Mariani – Il tempo dell’Angelo – 1956/2014 – A cura di Gabriele Simongini

Mariagrazia Fiorentino

Il catalogo vuole proporre al pubblico un’appassionante lettura del lavoro di questo straordinario artista italiano come sostenuto da importanti studiosi italiani e si avvale dei contributi di:

Danilo Maestosi “La vita che riprende a respirare”;

Claudio Strinati “Nel cuore della materia. L’espressionismo astratto di Marcello Mariani – 1957/2007”:

Sergio Zavoli “A Marcello Mariani”;

Enrico Crispolti “Memoria e lirismo nel percorso di Mariani”;

Marcello Mariani visto da Gianni Berengo Gardin.

Marcello Mariani è una delle figure più interessante e originali della pittura italiana ed europea, la mostra “Il Tempo dell’Angelo – 1956/2014” allestita nel Complesso del Vittoriano a Roma ha avuto un successo di pubblico con oltre 40 mila visitatori. Come scrive il curatore, Gabriele Simongini, Marcello Mariani “incastona a sbalzo frammenti e polveri d’intonaco, schegge polvere di mattoni, cornici scoperte e recuperate tra i detriti. Finestre di una tragedia che si ribalta in speranza, ritagli di carta o di pagine di antichi diari incollati sullo sfondo, ragnatele di reti, segni, colature …”.

IMG_20181001_185321                            Senza titolo – 1956 tecnica mista e collage su tela applicata su tavola – Foto courtesy Donatello Urbani                          

Un’artista mai eccedente, con una genialità soffusa, lenticolare e tenace come era nel suo carattere, con una serietà espressiva inattaccabile figlia di una tecnica singolare e precisa, di riflessioni profonde ed elaborazioni, sempre anticipatrici per quanto al passo con il correre del suo tempo.

Catalogo a cura di Skira Editore pag. 79.

Julien Friedler – Behind the World – In mostra al Vittoriano fino al 2 dicembre.

Testo e foto di Donatello Urbani

Un’installazione “La Foret des Ames” intorno alla quale ruotano 20 opere, tutte di grandi dimensioni, ci presentano il mondo di questo artista belga, Julien Friedler, giunto alla pittura dalla psicanalisi e da un’intensa attività letteraria. Una descrizione precisa dei valori e significati presenti in queste opere si trova nella dichiarazione che ha rilasciato la curatrice Dominique Stella: “Dipinti e installazione sono i portavoce di un immaginario ricolmo e costituiscono i segni visibili di una verità che l’artista sviluppa attraverso tematiche dal taglio del tutto personale. Julien Friedler si fa portatore  di una visione umanista, delineata tramite le opere ma anche con un’attività di condivisione che porta avanti attraverso l’associazione Spirt of  Boz che esprime l’urgenza di riconciliare azione e contemplazione nell’intento di promuovere un pensiero umanista e catartico. L’arte è per l’artista azione inclusiva di tutte le forme espressive, derivanti dalla propria o altrui esperienza e comporta sfaccettature contrapposte, le une d’ispirazione collettiva, le altre di meditazione individuale”.

20181108_115820                                                                                       Crocifissione – 2016. Acrilico su tela

Oltre le parole tutte le opere esposte devono essere viste di persona, ciascuna ha una propria lettura e solo questa riesce a stabilire un contatto con il vero spirito che ha portato l’artista a realizzarle. Infatti all’interno dell’ultima sala si chiede ai visitatori di rispondere per scritto, su un quaderno, ad alcune domande che una volta unite a quelle raccolte finora in tutto il mondo, costituiscono la materia di cui sono composte le nove colonne-contenitori dell’opera la Foret des Ames.

20181108_120223                                                                                       Il clown androgeno – Acrilico su tela

Un esauriente catalogo accompagna la rassegna edito da La Route de la Soie, curato dal Vittoriano.

Roma – Complesso del Vittoriano – Ala Brasini Via San Pietro in Carcere (Lato Fori Imperiali) fino al 2 dicembre 2018 con ingressi libero