Romics sessione primaverile dal 3 al 6 aprile alla Fiera Roma.

Redazione – Foto Ufficio Stampa Maurizio Quattrini

Quattro giornate incoronano Roma capitale dell’immaginario grazie a un programma ricco di eventi, ospiti di fama mondiale, anteprime esclusive, e spazi dedicati al pubblico di ogni età. Una grande manifestazione, come recita il comunicato stampa con eventi in simultanea nei cinque padiglioni e oltre 350 espositori che accoglieranno il pubblico negli oltre 70.000 mq di spazio espositivo. I creativi, i professionisti e le imprese italiane che operano nel fumetto, nell’illustrazione, nel cinema e nei games trovano a Romics una straordinaria opportunità per promuoversi ed incontrare il proprio pubblico di riferimento. Questa 34^ edizione ha per protagonisti Tom & Jerry, con la campagna globale dedicata all’85mo anniversario dei due iconici e Dylan Dog in occasione dell’assegnazione del Romics d’Oro a Barbara Baraldi, curatrice della testata dedicata all’ “Indagatore dell’incubo”, edita da Sergio Bonelli Editore.

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Si parte: Giovedì 3 aprile – Evento di apertura: I due vendicatori, con Marco Gervasio; a seguire la presentazione di Nicola Brunialti per Sophie, se ci sei batti un colpo! (Gallucci Editore); mentre Federica Beni e Sergio Algozzino, sono protagonisti di una sessione di disegno dal vero.

Venerdì 4 aprile: presentazione a cura di Flavio Dell’Erba in arte V3nomxxii della sua oper Missione Gol; a seguire quelle di Lorenzo Ghetti con i suoi tre titoli Dove non sei tu, Non dimenticarti di me, In alto abbastanza; di Licia Missori, musicista con Musica per videogiochi. La nascita della ludomusicologia e il mito di Koji Kondo (Edizioni Dedalo);

Sabato 5 aprile, Lorenzo Ghetti e Cleo Bissong dialogano sulle loro recenti opere La forma che mi hai dato e Ma siamo ancora qui a parlarne (Coconino Press – Fandango); Paolo Barbieri, racconta il processo creativo dietro ai suoi titoli Odissea, Inferno di Dante, Favole degli Dei, Fiabe Immortali e Apocalisse (Sergio Bonelli Editore); torna l’ottava edizione del K-Pop Contest Italia – Special Romics, realizzato in collaborazione con KCI che porta sul palco le coreografie e lo stile dei più iconici idol coreani; le giovani attrici e doppiatrici Azzurra Dottori e Giorgia Piancatelli presentano l’immancabile Romics Cosplay Kids per i più giovani; Sio, Dado e Fraffrog presentano il loro progetto speciale realizzato da GigaCiao in collaborazione con Save The Children; in anteprima esclusiva verrà presentata la sigla The Skyhawks, cantata da una superband d’eccezione con Douglas Meakin, Patrizia Tapparelli, Manuela Cenciarelli, Roberta Petteruti, Mirko Fabbreschi, Laura Salamone e Dario Sgrò. Di grande interesse il Romics Gran Galà del Doppiaggio, giunto alla ventesima edizione.

Domenica 6 aprile, un viaggio nell’universo narrativo di Giacomo Keison Bevilacqua. Giulia Monti, conosciuta con lo pseudonimo di Mogiko, presenta il suo manga soprannaturale Black Letter (Edizioni BD / J-Pop Manga); Roby presenta I manga di Roby – Agenzia tradimenti vol.3 (Fabbri Editore); Lucio Macchiarella, si racconta in un incontro speciale con Mirko Fabbreschi.Torna l’atteso appuntamento del Romics Cosplay Award, la prestigiosa sfilata cosplay dove i cosplayer di tutta Italia, sono chiamati a sfidarsi rappresentare l’alto livello del cosplay italiano. Da non perdere in quel giorno l’assegnazione del prestigioso “Premio Romics d’oro” a Barbara Baraldi, Hal Hickel, Furuya Usamaru, Deanna Marsigliese. Il capitano Giorgio Vanni torna a far cantare Romics con le sigle dei cartoni animati che hanno segnato l’infanzia e l’adolescenza di intere generazioni dagli anni ’90 in poi. Di grande interesse l’incontro speciale dedicato all’educazione sentimentale per esplorare emozioni, relazioni e il valore di rispetto e parità attraverso libri, fumetti e narrazioni illustrate per scopriremo nuovi modi di pensare e vivere i sentimenti. Concluderà la giornata un incontro in cui Barbara Baraldi, curatrice di Dylan Dog e premiata con il Romics d’Oro 2025, assieme ad alcuni grandi disegnatori svelerà aneddoti, coincidenze e ispirazioni che danno vita alle storie.

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Sono state inoltre allestite in quei giorni varie mostre che esporranno le opere dei maggiori disegnatori di animazioni, insieme ad interessanti eventi speciali ella presentazione di anteprime di opere letterarie e visive in un programma di grande interesse culturale ed esperienze imperdibili per gli appassionati di videogiochi e del grande Cinema che torna nel Movie Village di Romics con anteprime, protagonisti, divertenti esperienze e incontri dedicati al Cinema e alle Serie in arrivo e a quelli in distribuzione nelle ultime settimane.

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Fiera Roma, Via Portuense 1645, 00148 Roma (RM), ingresso Nord ed ingresso Est dal 3 al 6 aprile 2025            . L’accesso alla manifestazione sarà consentito esclusivamente ai visitatori che avranno acquistato preventivamente il biglietto. I biglietti sono acquistabili esclusivamente dal sito www.romics.it o presso i rivenditori autorizzati Vivaticket. Aggiornamenti del programma sui siti web: www.romics.ithttps://www.facebook.com/RomicsOfficialhttps://www.instagram.com/romicsofficialhttps://www.tiktok.com/@romicsofficial

Contatti: Mail: info@romics.it – Tel: 06.93956069 / 06.9396007

 

 

“Munch – Il grido interiore” -. In una mostra ponte fra le culture delle due estreme periferie europee – Roma Palazzo Bonaparte fino al 2 giugno 2025.

Donatello Urbani

“Con la mia arte ho cercato di spiegare a me stesso la vita e il suo significato, ma anche di aiutare gli altri a comprendere la propria vita” - Edvard Munch

Dopo Milano è la volta di Roma. Mostra evento di grande importanza tanto da essere inaugurata dal Presidente della Repubblica Italiana e dalla Regina di Norvegia. Prodotta e organizzata da Arthemisia che per l’occasione festeggia anche il 25/esimo compleanno ed ha come main partner la Fondazione Terzo Pilastro – Internazionale.

Da sx., Alessandra Taccone, Amb. Johan Vibe, Emmanuele Emanuele, Iole Siena (1)

Da sinistra; Prof. Alessandra Taccono (Terzo Pilastro Internazionale)- Johan Vibe (Ambasciatore Regno Norvegia) – Prof. Emmanuele Emanuele (Già Direttore Terzo Pilastro Internazionale) – Iole Siena (Arthemisia)

Edvard Munch – Norvegia 1863/1944 – è tra i principali artisti simbolisti del XIX secolo e anticipatore dell’Espressionismo, un artista dalla vita segnata da grandi e precoci dolori, Munch fin da subito è stato in grado di instaurare col suo spettatore un’immediata empatia, facendo percepire, oltre che vedere, la sofferenza e l’angoscia.

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                                                                          Edward Munch: “Malinconia” – 1900/1901 – Olio su tela

La perdita prematura della madre a soli 5 anni e della sorella, la morte del padre e la tormentata relazione con la fidanzata Tulla Larsen sono stati il materiale emotivo primigenio sul quale l’artista ha cominciato a tessere la sua poetica, la quale si è poi combinata in maniera originalissima, grazie al suo straordinario talento artistico, con la sua passione per le energie sprigionate dalla natura.

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                                      Edvard Munch: “Autoritratto su sfondo verde” e “Tulla Larsen” – 1905 – Olio su tela

Plasmato inizialmente dal naturalista norvegese Christian Krohg, che ne incoraggiò la carriera pittorica, negli anni Ottanta del Novecento si recò a Parigi dove assorbì le influenze impressioniste e postimpressioniste che gli suggerirono un uso del colore più intimo, drammatico ma soprattutto un approccio psicologico.

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                                                        Edvard Munch: “Il rosso e il bianco” – 1899/1900 – Photo Munchmuseet

A Berlino contribuì alla formazione della Secessione Berlinese e nel 1892 si tenne la sua prima personale in Germania, che fu reputata scandalosa: da quel momento in poi Munch viene percepito come l’artista eversivo e maledetto, alienato dalla società, un’identità in parte promossa dai suoi amici letterati. A metà degli anni Novanta del XIX secolo si dedicò alla produzione di stampe e, grazie alla sua sperimentazione, divenne uno degli artisti più influenti in questo campo.

La sua produttività e il ritmo serrato delle esposizioni lo porteranno a ricoverarsi volontariamente nei sanatori a partire dalla fine degli anni Novanta del XIX secolo.

Relazioni amorose dolorose, un traumatico incidente e l’alcolismo – vivendo la vita “sull’orlo di un precipizio” – lo portarono a un crollo psicologico per il quale cercò di recuperare in una clinica privata tra il 1908 e il 1909.

Dopo aver vissuto gran parte della sua vita all’estero, l’artista quarantacinquenne tornò in Norvegia, stabilendosi al mare, dipingendo paesaggi e dove iniziò a lavorare ai giganteschi dipinti murali che oggi decorano la Sala dei Festival dell’Università di Oslo. Queste tele, le più grandi dell’Espressionismo in Europa, riflettono il suo sempre vivo interesse per le forze invisibili e la natura dell’universo.

Nel 1914 acquistò una proprietà a Ekely, Oslo, dove, da celebre artista internazionale, continuò il suo lavoro sperimentale fino alla morte, avvenuta nel 1944, appena un mese dopo il suo ottantesimo compleanno.

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                                                          Edvard Munch: “L’urlo” – 1895 – Litografia – Photo Munchmuseet

Nel corso della sua lunga vita Edvard Munch realizzò migliaia di stampe e dipinti. Essendo tanto un uomo d’immagini quanto di parole, riempì fogli su fogli di annotazioni, aneddoti, lettere e persino una sceneggiatura per il teatro. L’esigenza di comunicare le proprie percezioni, il proprio ‘grido interiore, lo accompagnò per tutta la vita, e proprio questa attitudine è stato il motore della sua pratica come artista, che ha toccato tanto temi universali – come la nascita, la morte, l’amore e il mistero della vita – quanto i disagi psichici necessariamente connessi all’esistenza umana – le instabilità dell’amore erotico, il disagio prodotto dalle malattie fisiche e mentali e il vuoto lasciato dalla morte.

Questa mostra ruota attorno al ‘grido interiore’ di Munch, al suo saper costruire, attraverso blocchi di colore uniformi e prospettive discordanti, lo scenario per condividere le sue esperienze emotive e sensoriali: un processo creativo che sintetizza ciò che l’artista ha osservato, quello che ricorda e quanto ha caricato di emozioni.

Altre opere, invece, cercano di immortalare le forze invisibili che animano e tengono insieme l’universo. L’inizio della sua carriera coincide infatti con cambiamenti radicali nello studio della percezione: alla fine dell’Ottocento è in corso un dibattito tra scienziati, psicologi, filosofi e artisti sulla relazione tra quello che l’occhio vede direttamente e come i contenuti della mente influiscono sulla nostra vista. Il suo interesse per le forze invisibili che danno forma all’esperienza, condizionerà le opere che lo rendono uno degli artisti più significativi della sua epoca. Precursore dell’Espressionismo e persino del Futurismo del XX secolo nella sua esplorazione delle forze impercettibili, oggi continua a “parlare” alle visioni interiori e alle preoccupazioni anche di noi, uomini e donne dell’età moderna. Nelle sue creazioni Munch punta a rendere visibile l’invisibile.

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                                                                      Edvard Munch: “Disperazione” .- 1894 – Olio su tela

Le cento opere presenti nel percorso espositivo sono state incluse in sette diverse sezioni.

-Nella Prima “Allenare l’occhio” si possono ammirare opere riferite agli anni iniziali della sua carriere pittorica.

-La seconda “Quando i corpi si incontrano e si separano”, ci porta negli anni ‘90 del XIX secolo dove Munch comincia a organizzare le sue immagini di desiderio erotico, risveglio sessuale e desolazione in una serie chiamata “Amore” che sviluppa nel corso dei decenni successivi e trasforma nella serie intitolata “Il Fregio della vita”, che per lui simboleggia un ciclo essenziale della vita umana.

-La terza sezione “Fantasmi” si incentra su quanto scrive l’artista: “La malattia fu un fattore costante durante tutta la mia infanzia e la mia giovinezza. La tubercolosi trasformò il mio fazzoletto bianco in un vittorioso stendardo rosso sangue. I membri della mia cara famiglia morirono tutti, uno dopo l’altro”.

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                 Edvard Munch: “La tomba di P.A, Munch a Roma”  (zio dell’artista e importante uomo di cultura) –  1927 – Olio su tela 

-Quarta sezione “Munch e l’Italia”. Risale al 1899 il primo soggiorno a Roma con l’amata Tulla Larsen ed è l’occasione per trarre in parte ispirazione dall’arte di Raffaello nell’elaborazione del suo Fregio della vita in un allestimento architettonico narrativo. Anche i dipinti monumentali successivi devono un tributo al Rinascimento italiano: “Penso alla Cappella Sistina… Trovo che sia la stanza più bella al mondo.” Munch torna in Italia nel 1922 (“più gloriosa che mai”) e trascorre un giorno a esplorare la Basilica di Sant’Ambrogio a Milano.

-Quinta sezione: “L’universo invisibile”. Per Munch la Terra è un elemento dotato di coscienza e respiro. Come molti altri intellettuali del suo tempo, egli segue il dibattito in corso in merito al rapporto tra scienza, tecnologia, religione e misticismo. È attratto dalla dottrina del monismo, secondo la quale la mente e la materia, le forze invisibili e il mondo materiale convergono. La cosmologia personale di Munch è modellata sulla base dell’idea che l’ambiente fisico e i corpi delle creature agiscano gli uni sugli altri, permettendo alle energie invisibili (come le radiazioni solari, l’elettromagnetismo, la telepatia, la crescita cellulare) di interagire con il mondo visibile. In mostra Uomini che fanno il bagno (1913-1915), Onde (1908) e Il falciatore (1917).

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                                                                      Edvard Munch: “Il falciatore” – 1917n – Olio su tela

-Sesta sezione: “Di fronte allo specchio (Autoritratto)”. L’artista posa sempre con grande originalità di fronte allo specchio. Invecchiando Munch tiene progressivamente traccia degli effetti causati dall’impietoso passare del tempo: il suo Il viandante notturno (1923-24) raffigura l’artista che sbircia da un lato della composizione, come una vittima dell’insonnia che vaga tra le stanze della propria casa. A settant’anni, Munch si rappresenta come una figura instabile ne Autoritratto tra il letto e l’orologio (1940-1943) con le sue mani prolifiche che penzolano inerti ai lati del corpo. In tal senso lo specchio è uno strumento molto peculiare, suo complice durante i tentativi di auto-invenzione.

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                                                            Edvard Munche: “Autoritratto davanti asl muro di casa” – 1926

-Settima sezione: “L’eredità di Munch”. In tutta la sua carriera Munch è stato un grande sperimentatore, che ha saputo intrecciare numerose forme di creatività: dalla pittura classica al cinema, dall’incisione alla fotografia, la sua ricerca ha mantenuto una straordinaria coerenza ed un potere evocativo ancora oggi estremamente contemporaneo. La sua ricerca, ancora oggi in parte da spiegare, costituisce la premessa per la nascita delle Avanguardie che nel XX Secolo porteranno gli artisti a cercare soluzioni sempre più radicali, spesso non apprezzate dal pubblico nell’immediato, ma destinate a definire il nostro immaginario e diventare gli strumenti migliori per raccontare le nostre emozioni più profonde.

Roma – Palazzo Bonaparte – P.za Venezia, n.5. Fino al 2 giugno 2025. Informazioni e prenotazioni Tel. +39 06 87 15 111 – www.arthemisia.itwww.mostrepalazzobonaparte.itinfo@arthemisia.it. Biglietti d’ingresso: Open € 22,00 – Intero € 18,00 – Ridotto € 17,00

“Brancusi: scolpire il volo” -. In mostra alle Uccelliere Farnesiane, – Roma – fino all’11 maggio 2025

Mariagrazia Fiorentino – Foto Donatello Urbani

“Vorrei che i miei lavori si alzassero nei parchi e nei giardini pubblici, che i bambini giocassero su di loro come avrebbero giocato sulle pietre e i monumenti nati dalla terra, che nessuno sapesse cosa sono e chi li ha fatti, ma che tutti sentissero la loro necessità, la loro amicizia, come qualcosa che appartiene all’anima della natura”.

 Constantin Brancusi

L’arte è la parte più bella della cultura. E’ un evento di portata storica questa prima mostra a Roma su questo artista nato in Romania (Hobiţa-Peştişani 1876 – Parigi 1957), cittadino del mondo e ideatore della scultura moderna. Le sue opere non sono solo idee ma dialogano con la cultura classica tra terra e cielo e gli uccelli sono reinterpretati nell’audiovisivo e nella fotografia

 

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Da comunicato stampa: “La mostra esplora uno dei temi principali della produzione artistica di Brancusi: il bestiario degli uccelli. Il percorso espositivo è articolato nei due ambienti delle Uccelliere, il primo dedicato alla scultura, il secondo alla fotografia e ai film dell’artista

 

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Nella prima sezione dedicata alla scultura sono esposte Il Gallo (Le Coq) 1935, L’Uccellino (L’Oiselet) 1928 e Leda 1920/1926 circa, opere emblematiche della ricerca dell’artista che inventa una figurazione simbolica per esprimere l’essenza dell’animale, attraverso la semplificazione delle forme e l’eliminazione di qualsiasi tipo di dettaglio. A queste opere, prestate dal Centre National d’art et de la culture Georges Pompidou di Parigi, si aggiunge una selezione di sculture antiche che arricchiscono l’esposizione: sono statue, balsamari, are e sonagli di età romana, provenienti dal Museo Nazionale Romano, dal Museo Archeologico Nazionale di Venezia e dal Museo Nazionale Etrusco di Villa Giulia, che raccontano di come le espressioni artistiche del passato abbiano influenzato la cultura visiva di Brancusi. Gli uccelli con la loro simbologia sacro-rituale sono portatori di messaggi divini, in connessione con la sfera celeste. Il motivo dell’uccello, che Brancusi declina in versioni differenti nel corso di tutta la sua vita, simboleggia il volo, il sogno dell’uomo di sfuggire alla propria condizione terrena, in un’ascesa verso l’infinito. In uno dei suoi celebri aforismi Brancusi afferma: “Non è l’uccello che voglio rappresentare, ma il dono, il volo, lo slancio”. Accompagna questa rassegna un prezioso catalogo edito da Electa.

Il Parco archeologico del Colosseo e la casa editrice Electa, con la Fondazione Fondamenta, per l’occasione promuoveranno anche un ricco programma culturale, da marzo e fino a ottobre, negli spazi della Curia Iulia e in altri spazi del Foro Romano. Un programma che avrà per titolo una citazione omaggio di Carlo Levi, di cui quest’anno ricorre il cinquantenario della morte, Il futuro ha un cuore antico.

Roma – Foro Romano Uccelliere Farnesiane – Orti Farnesiani sul Palatino, Via di San Gregorio, Roma Fino all’11 maggio 2025 con orario: fino al 28 febbraio: 9.00 – 15.45 (ultimo ingresso 15.30). Dal 1° marzo al 29 marzo: 9.00 – 16.45 (ultimo ingresso 16.30). Dal 30 marzo all’11 maggio: 9.00 – 18.30 (ultimo ingresso 18.15). Visitabile tutti i giorni. Chiusa il 2 marzo, il 6 e il 25 aprile, il 4 maggio.

Mostra di Aleardo Paolucci a Palazzo Merulana:”Tra Pienza, Siena e Roma sulle tracce di Pio II^” fino al 2 marzo 2025

Redazione

Una delle ultime imprese pittoriche di Aleardo Paolucci – 1927/2013 – è stata dedicata al conterraneo Papa Pio II^ – Enea Silvio Piccolomini – nel seicentenario della nascita. Il percorso espositivo ci presenta cinquantaquattro quadri, tutti realizzati tra il 2003 e il 2005, che hanno per esclusivo soggetto il paesaggio della Val d’Orcia e i momenti più significativi della vita di Pio II^ così come lo stesso Papa li ha descritti nella sua opera “Commentarii”, memorie autobiografiche ricche di particolari e di suggestioni.

20250123_115707Aleardo Paolucci: Battesimo di Enea – L’opera riproduce il Fonte Battesimale presente nella Pieve di Pienza qui inserito nel classico paesaggio della Val d’Orcia con il Monte Amiata al centro dell’orizzonte 

Prima di giungere a Roma – Palazzo Merulana – questa mostra è stata ospitata a Siena – 12 aprile, 9 giugno 2024 – Antico Ospedale di Santa Maria della Scala – a Pienza, luogo di origine sia del Papa che dell’artista. – 6 luglio, 3 novembre 2024 – Conservatorio San Carlo Borromeo – e nel 2005, per meno di un mese a Palazzo Piccolomini.

20250123_111142                                                                             Aleardo Paolucci: Il ritorno a Corsignano

Il ciclo racconta, come riportato sul comunicato stampa: “in maniera onirica e visionaria la vicenda umana del Piccolomini dalla sua gestazione, attraverso l’infanzia, con divagazioni sul contesto storico sempre in relazione ai suoi luoghi di origine e di memoria che sono gli stessi dell’artista”.

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                                                                                   Aleardo Paolucci: Scenetta familiare

Pittore della bellezza Paolucci ci presenta la Val d’Orcia, terra genitrice sia dell’artista sia di una figura centrale del Rinascimento Italiano che ha lasciato una grande eredità spirituale ed intellettuale, con linee morbide supportate da colori caldi  così  come si conviene a dei “paesaggi dell’anima”.

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                                                                           Aleardo Paolucci: Pio II^ osserva la Val d’Orcia

Da comunicato stampa: “La sua visione culturale si radicava nell’umanesimo e fu espressa principalmente nella trasformazione del suo paese natale, Corsignano, in una città ideale, la meravigliosa Pienza, costruita secondo le idee urbanistiche più innovative.”  Si deve principalmente al Rossellino la trasformazione in tre anni – 1459/62 – del borgo medievale di Corsignano nella città ideale di Pienza che nella realizzazione del nuovo nucleo abitativo mise in pratica quanto aveva appreso dal suo maestro Leon Battista Alberti.

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Aleardo Paolucci: Dedicato ad Angela Acherisi – Enea Silvio dedica il suo primo poemetto alla ragazza della quale si era innamorato. La vocazione religiosa di Pio II^ inizia in tarda età ed avrà una carriera velocissima nello scalare i vari gradi gerarchici.

Significativo è l’arrivo a Roma di questa mostra nell’anno del Giubileo 2025 a due passi dalle Basiliche di San Giovanni in Laterano e Santa Maria Maggiore ed offre la imperdibile opportunità per ammirare ed esplorare lo stile ed il contributo offerto da Paolucci al contesto più ampio della pittura figurativa degli ultimi cinquant’anni in Toscana, collocando l’artista nel ruolo di rilievo che gli spetta.

La figura di Marco Polo oggi nella mostra “Marco Polo Revisited” al Centro Sperimentale di Cinematografia fino al 22 gennaio 2025

Mariagrazia Fiorentino – Foto Donatello Urbani

Mito, eroe leggendario o semplicemente una favola!

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A distanza di settecento anni dalla morte di Marco Polo questo dilemma resta ancora ben saldo in piedi malgrado gli autorevoli interventi di molti personaggi famosi. Comunque la ricorrenza ha offerto l’occasione alla Fondazione Italo Cinese di Roma per presentare la mostra Marco Polo Revisited inaugurata giovedì 16 gennaio 2025 con una serata evento presso l’Acquario Romano. Nel suo  intervento il Prof Simongini “L’arte riesce a rompere tutte le barriere, distrugge i muri e l’innesto culturale crea e diventa una nuova cultura”.

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La mostra è ospitata presso il Centro Sperimentale di Cinematografia – Via Tuscolana, 1524 – fino al 22 gennaio 2025 dove sono esposti circa trecento lavori, realizzati da giovani studenti delle Accademie di Belle Arti Italiane e Cinesi, a cui è stato chiesto di ispirarsi alla figura di Marco Polo e al tema del viaggio. E’ un’occasione unica, un caleidoscopio di cultura per rivisitare Marco Polo in una sintonia particolare, perchè dobbiamo ricordare che l’arte è bellezza.

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Obiettivo del progetto oltre quello di evidenziare l’importanza dello scambio culturale continuo tra i due paesi, è quello di avvicinare i due popoli mettendo in risalto la figura di Marco Polo non solo come mercante e diplomatico bensì come il “ponte” costruito settecento anni fa sia ancora valido oppure debba essere rivisitato alla luce delle nuove moderne esperienze.

La mostra è anche un concorso, il 20 gennaio 2025 verranno selezionati tre artisti italiani e tre artisti cinesi, che riceveranno un premio in denaro.

Horrea Piperataria: inaugurato al Parco Archeologico del Colosseo il nuovo percorso di visita ai magazzini “delle spezie egizie e arabe”

Mariagrazia Fiorentino – Foto Donatello Urbani

Gli Horrea Piperataria, magazzini imperiali delle spezie, uno dei prodotti più preziosi del monopolio imperiale, furono costruiti dall’imperatore Domiziano sotto la Basilica di Massenzio, e lungo il cosiddetto Vicus ad Carinas, tra Sacra Via e Foro della Pace per stoccare spezie e aromi provenienti dall’Egitto, Arabia e India e ritenuti particolarmente preziosi, tra cui erbe dalle proprietà farmacologiche.

Il recupero di questa area rappresenta una significativa operazione culturale, una rilettura in chiave moderna della medicina del passato che affonda le sue radici nella Grecia del V^ secolo a.C. Ippocrate considerava infatti i rimedi fitoterapici come il terzo strumento del medico accanto al tocco e la parola.

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Gli Horrea Piperataria costituiscono l’unica struttura identificata archeologicamente nel complesso sistema logistico dello stato romano preposto all’approvvigionamento e alla commercializzazione delle spezie. Da comunicato stampa: “L’edificio era organizzato attorno a cortili porticati scoperti, provvisti di vasche funzionali con pozzi di deflusso, e articolato su più piani come mostrano le tracce di diversi corpi scala. Infatti, il complesso si sviluppava su terrazzamenti per seguire la naturale pendenza della collina. Le spezie d’altronde rappresentavano una ricchezza reale: basti pensare che alcune province dell’impero le usavano, in qualità di beni di prestigio, per versare tasse all’erario. Erano inoltre sfruttate, e importantissime a tal fine, in campo farmacologico. Tutta l’area intorno a cui sorsero gli Horrea Piperataria assunse, e mantenne per secoli, una vocazione “medico/sanitaria”, senza dubbio favorita dalla presenza di questi magazzini. Poco prima della Seconda guerra Punica, in questa zona aveva una domus e una taberna medica Arcagato, originario del Peloponneso, chiamato a Roma a spese dello stato e primo medico pubblico della città. Il celebre Galeno di Pergamo, vissuto nel II secolo e medico anch’esso, aveva in questo settore della città la sua apotheca, ovvero un deposito di beni preziosi, proprio perché il quartiere forniva ampie garanzie di sicurezza, sorvegliato da presidi militari. Non è dunque un caso se, proprio in una delle aule del Tempio della Pace, nel 526 d.C. si installò la basilica dedicata ai Santi medici Cosma e Damiano, continuando così la consolidata vocazione medica dell’area. L’8 Marzo 1429, papa Martino V donò alla Universitas Aromatariorum Urbis (il “Collegio degli Speziali”), la chiesa di San Lorenzo eretta all’interno del Tempio di Antonio Pio e Faustina, perpetrando così fino al giorno d’oggi la tradizione medica del quartiere. Il complesso, infatti, è ancora sede del Nobile Collegio Chimico Farmaceutico che svolge funzioni accademiche, culturali e sociali nell’ambito della storia della Farmacia.

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Il progetto di allestimento è stato concepito come un affascinante percorso illuminotecnico e multimediale di scoperta che parte dal Vicus delle Carinae per arrivare fino all’interno degli ambienti ipogei degli Horrea Piperataria. Si snoda poi lungo una passerella quasi interamente vetrata e appesa al solaio in calcestruzzo degli anni ’30, lasciando visibili le sottostanti strutture archeologiche, come fosse un piano sospeso e sottile su cui i visitatori “levitano”, muovendosi a pochi centimetri dalle antiche pavimentazioni. Il solaio moderno e la struttura metallica, con i loro colori scuri, spariscono avvolti nella penombra, interrotta solo dalle videoproiezioni e dalla progressiva e alternata accensione delle luci architetturali sulle strutture antiche, che illuminano e spengono elementi architettonici a supporto del racconto”.

Le visite avvengono nei giorni di martedì, giovedì e sabato con orario 10.00-11.45-13.15 (italiano) ore 10.30 – 12.15-13.45 (inglese). Modalità visita guidata obbligatoria (€ 8.00) Biglietti Forum Pass SUPER Gruppi massimo 10 persone Durata 75 minuti (30’ visita + 45’ multimediale). Meeting point ingresso di Largo della Salara Vecchia, presso la postazione del personale di vigilanza. Per info e biglietti www.colosseo.it

Tanti Auguri per un Santo Natale ed un anno nuovo con tanta felicità e divertimento

Benvenuti a Roma “Etruschi per l’eternità” – Esposizione all’aeroporto di Fiumicino di opere provenienti dal Museo Nazionale Etrusco di Villa Giulia

Mariagrazia Fiorentino – Foto Donatello Urbani

La campagna “Arte fuori dai musei” da tempo intrapresa da varie istituzioni museali romane ha oggi contagiato anche il Museo Nazionale Etrusco di Villa Giulia con tre reperti archeologici esposti al terminal 1 zona arrivi dell’aeroporto di Fiumicino per un periodo di un anno. Oltre ventimila persone, tanti sono i passeggeri che giornalmente arrivano in quel settore, riceveranno il “Benvenuto in Italia” da due urne cinerarie in travertino provenienti da Perugia, necropoli del Palazzone, e di un coperchio di sarcofago da Tuscania, che, come riportato dal comunicato stampa: “catturano l’attenzione grazie ai ritratti idealizzati di Laris Afle, Arnth Acsi e Larth Cales, uomini, probabilmente aristocratici, vissuti nel II secolo a.C.

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Tutti e tre i personaggi sono raffigurati sdraiati, mentre partecipano a un simposio: un ricevimento in cui si beveva, conversava e si ascoltava musica, un momento fondante della vita sociale degli Etruschi.

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Le casse delle urne con scene del mito, dai Sette contro Tebe con Edipo che piange i figli al sacrificio di Ifigenia da parte del padre Agamennone. Gli eroi e i miti del repertorio greco, con i loro significati universali che giungono intatti fino a noi, sono scelti per riaffermare i valori su cui si fondava la comunità. Le opere, attraverso il richiamo alla dimensione reale e virtuale del viaggio, stimolano connessioni fra passato e futuro, mondo reale e fantasia, esperienze e aspettative”

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Presenti all’inaugurazione Marco Troncone, Amministratore Delegato di Aeroporti di Roma; Luana Toniolo, Direttrice del Museo Nazionale Etrusco di Villa Giulia; Francesco Rocca, Presidente delle Regione Lazio.

Aeroporti di Roma ha, infatti, messo da tempo in atto una strategia orientata alla valorizzazione e alla diffusione della conoscenza del patrimonio culturale, fondata su partnership con Enti, istituzioni culturali e museali, che hanno arricchito il “Leonardo da Vinci” di reperti archeologici, opere d’arte di epoche diverse e installazioni contemporanee, con l’obiettivo di ripensare i luoghi di transito promuovendo e valorizzando l’arte e la cultura in tutte le loro declinazioni.”

Nasce il Museo del Corso – Polo museale. – Spazio alla cultura in due importanti sedi romane: Palazzo Cipolla per esposizioni d’arte temporanea e Palazzo Sciarra Colonna per ospitare la collezione permanente e l’archivio storico della Fondazione Roma.

Mariagrazia Fiorentino – Foto Donatello Urbani

“Un nuovo polo che arricchisce l’offerta culturale della città proponendo un ampio programma di mostre temporanee dedicate ai grandi maestri dell’arte mondiale, tra cui Marc Chagall, Pablo Picasso e Salvador Dalì” ha affermato Franco Parasassi, Presidente della Fondazione Roma.

L’occasione era importante ed importante è l’esposizione, fino al 27 gennaio 2025 con ingresso gratuito e per la prima volta a Roma, dell’opera di Marc Chagall “The White Crucifixion” – La Crocifissione Bianca – di proprietà dell’Art Institute of Chicago e giunta in Italia grazie all’iniziativa del Dicastero per l’Evangelizzazione in vista del Giubileo 2025.” Un evento unico che consentirà al polo museale di essere visitato da una grande moltitudine di persone”, ha dichiarato S.E. Mons. Salvatore Fisichella.

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L’opera fu creata dal pittore russo, di origine ebraica nel 1938, dopo i tragici eventi della Notte dei Cristalli del 9 e 10 novembre, e suscitò da subito un grande apprezzamento confermato, a distanza di anni, anche da parte di Papa Francesco, che ne ha sottolineato il forte messaggio di evangelizzazione, ispirato all’unità delle culture religiose e alla difesa della dignità di ogni individuo. In occasione della Festività dell’Immacolata l’8 dicembre c.m. il Santo Padre ha visitato personalmente l’opera e l’ allestimento presso Palazzo Cipolla. “Un evento unico”.

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Da Comunicato stampa: “Il primo nucleo del Museo è rappresentato da Palazzo Sciarra Colonna: antico palazzo nobiliare che conserva al suo interno gli ambienti settecenteschi progettati da Luigi Vanvitelli offrendo un esempio di integrazione tra la dimensione espositiva e quella architettonica. La Libreria domestica e il Gabinetto degli Specchi, appartenuti al cardinale Prospero Sciarra Colonna, sono ambienti suggestivi ricchi di preziose decorazioni pittoriche.

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Per la prima volta, una delle “quattro meraviglie di Roma” – così era conosciuto Palazzo Sciarra Colonna – apre le sue porte, gratuitamente, al grande pubblico e svela i tesori della sua Collezione permanente, con le opere di artisti che hanno segnato la storia della capitale dal quindicesimo secolo ai giorni nostri, e rivela le inedite carte dell’Archivio storico della Fondazione Roma, i documenti storici del Sacro Monte della Pietà e della Cassa di Risparmio di Roma.

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                                       Giovan Battista Gaulli (detto Il Baciccio): Mosè con la verga e le tavole della Legge – 1657/166

Qui si trova la Collezione permanente della Fondazione Roma, che raccoglie capolavori di artisti del calibro di Pompeo Batoni, Nicolas Régnier, Gherardo delle Notti, Pietro da Cortona, Giovanni Paolo Panini e Caspar van Wittel. La selezione si estende fino alla contemporaneità con le opere di Giacomo Balla, Gerardo Dottori, Tano Festa, Mario Schifano, Franco Angeli e Lucio Fontana, solo per citarne alcuni. Inoltre, il museo ospita una prestigiosa collezione di monete e medaglie, tra cui spicca la serie delle medaglie papali, che racconta il passaggio dei secoli, da Martino V Colonna a Papa Francesco.

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                                                           Silvestro dell’Aquila: Madonna – fine del XV secolo – legno policromo

Un’altra grande novità è l’apertura al pubblico dell’Archivio storico, che si fa conoscere attraverso la mostra Percorsi di speranza. Testimonianze dall’Archivio storico della Fondazione Roma, inserendosi nel programma espositivo dedicato alla relazione tra il Giubileo e la città di Roma. L’esposizione offre l’opportunità di esplorare documenti straordinari che narrano storie di regine e contadini, di ricostruzione e rinascita, in un affresco che mette in luce l’opera di assistenza che gli storici istituti di credito hanno svolto per secoli”.

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                                                                                             La cappella di Palazzo Sciarra Colonna

INFORMAZIONI PER IL PUBBLICO – Museo del Corso – Polo museale www.museodelcorso.com | info@museodelcorso.com- T. 06/22877077, call center dal lunedì alla domenica, dalle 9.30 alle 18.00.

Luoghi e orari:

Palazzo Sciarra Colonna – via Marco Minghetti, 22 – Roma – Collezione permanente e la mostra Percorsi di speranza. Testimonianze dall’Archivio storico della Fondazione Roma Dal 30 novembre 2024 al 29 giugno 2025. Apertura il sabato e la domenica con visite guidate gratuite su prenotazione Per fasce orarie e tipologie di visite guidate consultare il sito www.museodelcorso.com. Ingresso gratuito

Palazzo Cipolla – via del Corso, 320 – Roma – Mostra Chagall a Roma – La crocifissione bianca fino al 27 gennaio 2025. Orari: Dal lunedì alla domenica, dalle ore 10 alle ore 20. Ultimo ingresso 30 minuti prima della chiusura della mostra. Aperture straordinarie: 24, 26 dicembre e 6 gennaio: 10 – 20 – 25 dicembre e 1° gennaio: 15 – 20. 31 dicembre: 10 – 15. Ingresso gratuito

Poesia e Pittura nel Seicento. Giovan Battista Marino e la meravigliosa passione – Mostra alla Galleria Borghese fino al 9 febbraio 2025

Mariagrazia Fiorentino – Foto Donatello Urbani

Un trionfo delle due maggiori arti rinascimentali e barocche: poesia e arti figurative, insieme in un’inedita connessione in dialogo tra sacro e profano, letteratura, arte e potere, nel primo Seicento.

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                                                                Francesco Furini: Giovan Battista Marino” – 1626 – Olio su tela

Da comunicato stampa: “Seguendo la traccia offerta dai testi di Giovan Battista Marino (1569-1625), la mostra disegna un percorso attraverso la grande arte rinascimentale e barocca, da Tiziano a Tintoretto, da Correggio ai Carracci, da Rubens a Poussin, celebrando il più grande poeta italiano del Seicento e la sua “meravigliosa” passione per la pittura”.

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Fil rouge dell’intero percorso espositivo, magnificamente allestito dallo “Studio di architettura Paolo Bertoncini Sabatino” nelle sale che accolgono la collezione permanente della Galleria Borghese con la quale intesse un interessante dialogo, e l’opera La Galeria (1619), una raccolta di 624 componimenti poetici dedicati ad altrettante opere d’arte divise tra Pitture e Sculture, Favole e Historie, realizzata con un gioco di rispecchiamenti e di continua sfida espressiva tra testi poetici e opere d’arte, reali o immaginarie, come scrivono i curatori.

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                                                                         Antonio Allegri (detto Correggio): Danae – 1630/1631 – Olio su tela

Da comunicato stampa. “La vita e la produzione letteraria di Giovan Battista Marino sono strettamente legate ai maestri e ai capolavori dell’arte figurativa di primo Seicento, con i quali entra in contatto nei circoli intellettuali e nelle corti più importanti dell’epoca, quella di Matteo di Capua a Napoli, di papa Clemente VIII Aldobrandini a Roma, di Giovan Carlo Doria e Giovan Vincenzo Imperiali a Genova, di Carlo Emanuele I a Torino; in questi ambienti, al cospetto di ricche collezioni, il poeta stringe rapporti diretti con artisti come il Cavalier d’Arpino, Bernardo Castello, Caravaggio, Agostino Carracci, Ludovico Cigoli e Palma il Giovane.

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                                                                      Jacopo Tintoretto: Narciso alla fonte – 1555/1560 – Olio su tela

Nel 1615, perseguitato dall’Inquisizione, Giovan Battista Marino è costretto a lasciare l’Italia trovando rifugio a Parigi, alla corte di Luigi XIII e Maria de’ Medici, dove rimane fino al 1623: lì conosce Nicolas Poussin, per il quale scrive una sorta di lettera di presentazione che l’artista avrebbe portato con sé al suo arrivo a Roma. Con questo passaggio simbolico l’ultima fase della parabola del poeta si lega al decisivo approdo romano del grande pittore francese.

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                                                                       Nicolas Poussin: Il Parnaso – 1633 – Olio su tela

Con la sua collezione unica di capolavori iniziata dal cardinale Scipione Borghese nei primi decenni del Seicento, la cura delle opere e l’allestimento scenografico prettamente barocco, la Galleria Borghese rappresenta il contesto ideale per rileggere la figura di Giovan Battista Marino poeta e il suo rapporto con le arti figurative, e di come nel Seicento queste ultime abbiano cominciato a influenzarsi vicendevolmente con la produzione letteraria”.

Roma – Galleria Borghese Piazzale Scipione Borghese 5 – Info  su www.galleriaborghese.beniculturali.it