Mostra a Tivoli – Villa d’Este – “Cari agli dèi: l’età giovane e la rivoluzione nelle arti”, fino al 3 novembre 2024

Giorgia Lattanzi

Il titolo, tratto da un antico verso del commediografo greco Menandro (342-291 a.C. ca.), evoca la questione della morte prematura, punto focale dell’esposizione: “Cari agli dèi” sono le parole che tentano di dare consolazione al dolore di un lutto prematuro, cercando di sanare la perdita con la consapevolezza che gli dèi, riconoscendo il valore e le grandi capacità dei giovani, li abbiano voluti richiamare a sé per averli vicini.

Le opere d’arte offrono  infinite forme di lettura e ognuna di esse apre  scenari culturari che ci permettono di tornare a riflettere su temi ancora irrisolti o degni di essere visitati ogni qual volta se ne senta la necessità

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La mostra ora in corso presso la Villa D’ Este ci riporta la concetto di “ giovinezza”,  un’età dell’uomo dove la carica espressiva è al culmine della sua potenza. Forse un po’ acerba e scevra da ogni forma di saggezza ma proprio per questo è pura, totale e di infinita bellezza.  Gli artisti in mostra sono uniti dal  loro triste ed eroico vissuto. Un filo invisibile lì tiene  uniti,  le loro opere sono sospese su di noi .

Umberto Boccioni, Antonio Sant’Elia, Scipione, Yves Klein, Piero Manzoni, Pino Pascali, Francesca Woodman e Andrea Pazienza, nella loro breve carriera sono stati capaci di realizzare contributi tanto significativi da cambiare profondamente il linguaggio dell’arte contemporanea.

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                                                                                         Pino Pascali – “Velocipedista” – 1963

Accanto alle loro opere, i capolavori di scrittori quali Stephen Crane, Percy Bysshe Shelley, John Keats, Anne Brontë, Henri Alban Fournier, Raymond Radiguet, Heinrich von Kleist, Antonia Pozzi che hanno modificato in maniera indelebile i codici linguistici e l’immaginario collettivo.

Nelle stanze di Villa d’Este, anche spezzoni di film e brani musicali di grandi nomi del passato che nella loro esistenza hanno lasciato capolavori indimenticabili, rivoluzionando la storia del cinema e della musica.

“La rassegna illustra il terzo capitolo di una trilogia che prende spunto dal pensiero di Friedrich Nietzsche, quale risposta culturale alla tragedia umana legata al Covid – racconta Andrea Bruciati -; partire da un’analisi dell’uomo e delle sue fragilità (Ecce Homo, 2021) per una diversa consapevolezza (Umano troppo umano, 2022) al fine di superare i nostri limiti ed evidenziare l’importanza ricostruttiva attraverso le nuove generazioni (Cari agli dei, 2024), è l’obbiettivo che questo itinerario si era preposto. Le nostre radici culturali partono dai semidei dell’arte classica per aggiornarsi alle valenze maledette della poesia simbolista per trovare ampia testimonianza, soprattutto musicale, lungo il secolo appena trascorso. Nello specifico il progetto al centro della disamina è una ricognizione che si focalizza su autori che hanno rivoluzionato le arti visive in Italia nel XX secolo, perché ritengo che l’Istituto, esso stesso risultato di protagonisti pionieristici ai loro tempi, debba ritornare ad essere quella fucina di idee e di soluzioni aperte alla contemporaneità, seminali al prossimo futuro.”

I luoghi cari alle arti sono degli scrigni sicuri,  generatori  e custodi di riflessioni e  significati  che prendono forma e continuano a  donare ai visitatori nuove opportunità per leggere il nostro tempo.

Tlapitzalli Suoni e Musica dell’America Precolombiana per ricordare i 150 anni delle relazioni diplomatiche Italia/Messico in mostra alle Scuderie del Quirinale fino al 15 settembre 2024

Mariagrazia Fiorentino – Foto  Donatello Urbani

Tutti coloro che hanno incontrato le civiltà mesoamericane, specialmente visitando il Messico, non dimenticheranno mai queste terre con i loro miti, misteri, leggende, suoni, città antiche e civiltà arcaiche che in altre epoche furono fra le più avanzate del mondo. Una storia millenaria con circa 60 differenti etnie ognuna con un linguaggio diverso ma unite con un legame culturale forte tra passato e presente. Questa mostra presentata a Roma vuole unire e consolidare le relazioni diplomatiche del nostro paese e il Messico nella ricorrenza dei 150 anni della firma del protocollo diplomatico avvenuta il 15 dicembre 1874.

Il precorso espositivo nato dalla collaborazione tra il Ministero della Cultura italiano e il Ministero della Cultura del Messico presenta attraverso la selezione di 163 manufatti provenienti delle collezioni di venti musei del Messico, il racconto sistematico delle tante, straordinarie civiltà figurative sviluppatesi oltreoceano con lo scopo di diffondere l’importanza e la peculiarità delle espressioni musicali preispaniche in particolare quello musicale, presente nelle civiltà precolombiane in diversi ambiti quotidiani come la religione, la guerra, la caccia, la salute e le attività domestiche. Un artista sa che per conquistare un successo non si può prescindere dal confrontarsi con il passato e la musica è uno strumento a disposizione dello stesso che la utilizza quando avverte il desiderio di collegare il proprio lavoro ad una storia millenaria.

Da comunicato stampa:” L’origine del suono, in Mesoamerica, come per le nuvole e la pioggia, parte da una forza invisibile della natura: il vento. Secondo la mitologia gli dèi, infatti, regalarono l’arte della musica all’umanità, e per i popoli mesoamericani, il concetto di “musica” includeva inoltre l’arte di cantare e danzare. La mostra prende così il suo nome dallo strumento musicale tlapitzalli, il flauto di Tezcatlipoca divinità precolombiana celebrata nel mese di maggio al termine della stagione secca. Tutt’oggi, grazie agli studi archeomusicologici, conosciamo alcuni elementi dell’estetica della musica preispanica. Come una melodia eseguita contemporaneamente con versioni diverse (eterofonia); o l’interferenza tra frequenze diverse (battimenti); oppure suoni diversi che formano un’armonia (polifonia); due o più ritmi simultanei (poliritmia); così come il rumore integrato al linguaggio musicale. L’esposizione si arricchisce di apparati audio che, grazie alle registrazioni di alcuni brani interpretati per l’occasione, offrono al visitatore una esperienza immersiva fra i suoni emessi da oggetti e strumenti musicali. L’obiettivo della mostra è un’immersione sensoriale totalizzante attraverso una panoramica ricchissima di immagini, documenti, reperti e riproduzioni sonore in grado di trasportare il visitatore in un mondo antico. Un percorso espositivo che intende sottolineare anche la conoscenza e la capacità di questo popolo di riprodurre gli elementi naturali all’interno degli strumenti musicali, inoltre questa rassegna rappresenta la sintesi di un lungo percorso, un’occasione unica per ammirare manufatti antichi con lo scopo di far comprendere ai visitatori la conoscenza e la capacità di questo popolo di riprodurre gli elementi naturali all’interno degli strumenti musicali”.

Accompagna la mostra uno splendido catalogo pag.127 costo €.27 per le Edizioni Artem s.r.l.

Roma – Scuderie del Quirinale – Via 4 Novembre