Folk a Coltodino con il “Gruppo Folkloristico Città di Cures di Fara in Sabina (RI)” – E se non fosse solo folk?

Donatello Urbani – Testo e foto

Nel sito web del Gruppo Folkloristico Città di Cures di Coltodino, frazione del Comune di Fara in Sabina (Rieti) si legge che questi sia stato costituito nel “2003 per iniziativa di 7 famiglie del luogo, con l’obiettivo di riscoprire e divulgare usi, costumi e tradizioni popolari del proprio territorio”. Nel corso degli anni ai soci fondatori si sono aggiunte molte altre persone.

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Le attività intraprese nei successivi 20 anni sono state le più svariate da un approfondita ricerca sugli abiti con una particolare attenzione ai tessuti, alle danze caratteristiche degli anni passati, alle musiche ed alla ricostruzione degli strumenti musicali non più in uso per consentire una fedele interpretazione, con i quali venivano eseguite in passato, fino ad un’ampia documentazione visiva, foto e riprese cinematografiche. Tutto questo è stato al centro dei festeggiamenti del ventesimo anniversario del 7 e 8 settembre 2024.

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Un buon interesse, fra le diverse iniziative programmate, è stato richiamato dalla visita guidata da Chiara Apolloni al paese ed al quartiere Santa Maria dei Santi dove sono presenti delle grotte scavate nel tufo utilizzate fino a non molto tempo come depositi di derrate alimentari per il loro costante clima ed i resti di una chiesetta: S.Chiara, di cui resta in piedi solo parte della facciata che, dallo stile architettonico, si potrebbe far risalire al tardo medioevo.

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Tutto questo è folk? Così lo abbiamo chiamato da sempre. Sotto l’abito realizzato con i tessuti del corredo matrimoniale della bisnonna, la macine trainata dal mulo o il suono di un triccaballacche che segna il tempo di una danza popolare s’intravede la volontà di tante persone che vogliono lanciare un messaggio: noi resistiamo alla tentazione delle vita in città per vivere una vita sana e culturalmente interessante.

Colt.4La promozione culturale, saggiamente gestita, esclusivo compito delle istituzioni pubbliche, genera progresso e ricchezza su tutto il territorio e offre alla popolazione un’ importante scelta di vita: una urbana anonima immersa in una ripetitiva quotidianità, oppure una rurale, forse identificata con tanto di soprannome, con interessanti risvolti culturali e buoni rapporti sociali.

La Necropoli romana di Passo Corese – Il passato interpreta il presente

Donatello Urbani testo e foto

Il convegno organizzato lo scorso 6 settembre dalla Pro Loco di Fara in Sabina – Sala civica di Santa Chiara – che ha avuto per tema: “Le Tombe di Passo Corese – studio di una necropoli romana” è stato, principalmente, un atto dovuto alla popolazione che gravita e utilizza l’area della Stazione Ferroviaria di Passo Corese, non solo per aver sottratto alla pubblica fruibilità un’area strategica di grande utilità per gli utilizzatori, molti i pendolari, quanto per gettare una luce sugli abitanti  presenti in queste terre nel I – II sec. d.C. scoprirne le vicende umane e le cause che le hanno caratterizzate e, come riportato nel comunicato stampa: “conoscere da vicino alcuni ritrovamenti funerari” provenienti dalla suddetta necropoli temporaneamente esposti nel Museo Civico Archeologico della Sabina Tiberina, sito in piazza Duomo a Fara in Sabina.

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Da comunicato stampa: “Si tratta infatti di antichi resti di eccezionale importanza, che promettono di gettare nuova luce sulla storia di Fara in Sabina e i suoi dintorni. Questi reperti, frutto di recenti scavi condotti nei pressi della stazione della frazione di Passo Corese (durante un intervento di bonifica dagli ordigni bellici è stata infatti incredibilmente rinvenuta una necropoli romana, ovvero ben 42 sepolture datate dal I al III secolo d.C.) includono gli scheletri di una comunità vissuta qui oltre 1800 anni fa. Nello specifico, si tratta delle unità sepolcrali T36 e T38 che offrono preziose informazioni sulle pratiche funerarie e sulla società dell’epoca: viene considerato infatti uno dei ritrovamenti più prestigiosi degli ultimi anni.”

Il convegno, presentato da Alessandra Petra, direttrice del Museo Civico Archeologico della Sabina Tiberina, ha incentrato le sue attenzioni sull’intera campagna di scavo e relativi reperti rinvenuti. E’ oggi possibile conoscerli a fondo e apprezzarne l’importanza grazie agli interventi di studiosi che hanno prima scavato e successivamente studiato con approfondite ricerche scientifiche quanto rinvenuto. Tra questi: dott. Alessandro Betori, Soprintendente SABAP per le province di Frosinone e Latina; dott. Emanuele Brucchietti, archeologo; dott. Mauro Lo Castro, Soc. Coop. Il Betilo – Servizi per i Beni Culturali s.r.l; dott.ssa Rosaria Olevano, Soc. Coop. Il Betilo – Servizi per i Beni Culturali s.r.l; dott. Mauro Rubini, Direttore Servizio di Antropologia della SABAP per le province di Frosinone e Latina; dott. Angelo Gismondi, Laboratorio di Botanica, Dipartimento di Biologia, Università degli Studi di Roma “Tor Vergata”; dott.ssa Cristina Martínez Labarga, Centro di Antropologia molecolare per lo studio del DNA antico, Dipartimento di Biologia, Università degli Studi di Roma “Tor Vergata”; dott.ssa Flavia Maria Novi Bonaccorsi, Conservatore per i Beni Culturali; dott.ssa Tiziana Orsini, Istituto di Biochimica e Biologia cellule CNR di Monterotondo, Roma.

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L’intervento della suddetta dott.ssa Tiziana Orsini, Istituto di Biochimica e Biologia cellule CNR di Monterotondo, Roma presentando la ricomposizione ossea degli individui  inumati nelle unità sepolcrali T36 e T38, attualmente custodite al Museo Civico Archeologico della Sabina Tiberina di Fara in Sabina – ha consentito di poter appurare quanto gli studi antropologici precedentemente condotti hanno fatto emergere: le condizioni complessive di salute erano buone, nonostante non appartenessero a classi particolarmente agiate. Gli unici indici di deterioramento sono dovuti a fattori di stress occupazionale/funzionale e a una scarsa igiene orale”.

Volendo, per pura curiosità, mettere a confronto le caratteristiche socio/antropologiche di1800 anni fa con quelle presenti attualmente nella popolazione sabina si può rilevare il buono stato di salute in generale della popolazione residente, anche in presenza della durezza del lavoro che richiede l’olivicoltura, dovuto alla salubrità del luogo per la carenza di fonti inquinanti e la buona qualità del cibo. Il buon soggiorno in Sabina è una caratteristica che non ha età.

Per informazioni e prenotazioni per visitare il Museo Civico Archeologico della Sabina Tiberina,   contattare l’Ufficio Turistico Comunale in piazza Duomo, 2: Tel.0765/277321 (gio. ven. sab. domenica e festivi), 380/2838920 (WhatsApp), visitafarainsabina@gmail.com