Mariagrazia Fiorentino – Foto Donatello Urbani

La Sabina – Cures – “una terra che i romani hanno amato fin dall’inizio”. La leggenda della fondazione di Roma è collegata strettamente con i sabini di Cures, luogo di provenienza di Tito Tazio, Numa Pompilio e Anco Marzio e da una forte immigrazione di famiglie sabine a Roma tra le quali le “Gentes” dei Claudi e dei Valerii.

Nel 290 a.C. Manio Curio Dentato con una rapida e violenta incursione conquista tutta la regione fino all’Adriatico, raddoppiando in un solo colpo lo stato romano, L’economia della Sabina che era basata sulla pastorizia-transumanza cambia e si articola in “pagi e vici” villaggi con relativo territorio e solo dopo la conquista romana appaiono i primi insediamenti urbani dove la gestione e l’utilizzo delle acque rivestivano primaria importanza. Le numerose sorgenti di acque, molte delle quali minerali e sulfuree, erano molto note nell’antichità per le loro qualità benefiche e gli imperatori Vespasiano e Tito ne erano insigni fruitori.

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                                                                                               L’ingresso all’acquedotto dell’Abbazia di Farfa

Da comunicato stampa: “Notevoli e imponenti acquedotti sotterranei di epoca romana si trovano in molti comuni della Sabina, tra i più noti ed importanti merita sicuramente una menzione l’acquedotto dei Bagni di Lucilla a Poggio Mirteto, l’acquedotto di Paranzano a Casperia e quello di Fianello a Montebuono. Ma già prima della romanizzazione della Sabina da parte di Manio Curio Dentato, i Sabini scavarono cunicoli sotterranei di drenaggio e captazione idraulica. L’acquedotto di Fonte Cantaro a Stimigliano o quello della Fonte Tiballi a Poggio San Lorenzo ad esempio, testimoniano un’organizzazione del territorio intorno al IV secolo a.C., basata sul sistema di numerosi insediamenti (vici) distribuiti sulle diverse alture collinari regolarizzate artificialmente attraverso terrazzamenti. L’insieme di questi abitati faceva riferimento ad unico centro (pagus) con luoghi di culto specifici, dedicati a diverse divinità sabine, in particolare la dea Vacuna”.

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La Fontana Farnese, voluta dal Cardile Alessandro Farnese, nota come fontana  dei mercanti, attualmente in disuso, è punto terminale dell’acquedotto. Realizzata nel 1572 con gli interventi prima di Jacopo Barozzi da Vignola e successivamente, che ne completarono la realizzazione,  di Giacomo della Porta. 

Nuove prospettive per la promozione del turismo archeo/speleologico si aprono per tutto il territorio sabino con la riscoperta degli antichi acquedotti ed il convegno tenuto nell’Abbazia di Farfa lo scorso 15 giugno ha posto una base per una sua possibile realizzazione – relatori Francesca Licordari, funzionario archeologo della Soprintendenza Archeologica, Belle Arti e Paesaggio dell’area metropolitana di Roma e per la provincia di Rieti, Alessandra Petra,  Direttrice del Museo Civico Archeologico di Fara in Sabina, Cristiano Ranieri, archeologo e Presidente del Gruppo archeo/speleologico Vespertilio, Priscilla Armellin, archeologa e l’intervento della Sindaco di Fara in Sabina e Presidente della Provincia di Rieti Roberta Cuneo. Il Gruppo speleo archeologico Vespertilio effettua visite guidate all’acquedotto di Farfa su prenotazione nel loro sito web.