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Anatar – Ritorno al passato con la parodia

Mariagrazia Fiorentino – Foto Donatello Urbani

Un film dove il sogno, l’amore e i sentimenti prevalgono su tutto, una colonna sonora affascinante non mancano creature magiche e sorprendenti, un film da non perdere, in uscita il 1 dicembre 2022. La parodia. Molti attori si sono confrontati con la parodia a cavallo tra gli anni ’50 e ’80, trent’anni di successi che hanno decretato la fama di grandi attori come Totò, Franco e Ciccio, Vittorio De Sica, Walter Chiari, Macario, Vittorio Gassman.

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 “Anatar è una commedia fantascientifica che nasce come parodia del kolossal Avatar, prendendo come riferimento i film dei Monty Python e la comicità di titoli quali Una pallottola spuntataRobin Hood – Un uomo in calzamaglia e Scary movie. Rispetto al kolossal di James Cameron, Anatar ribalta i ruoli all’interno della storia. Sono infatti gli alieni ad essere tecnologicamente avanzati e a mettersi in viaggio attraverso lo spazio a causa dei problemi di abitabilità col proprio pianeta. Gli umani, rozzi e violenti, sono il popolo inferiore da conquistare. Il popolo degli Anatar, alieni umanoidi che si sono evoluti dalle anatre, dopo aver portato al collasso il proprio pianeta è alla ricerca di un nuovo corpo celeste da chiamare nido. Nel loro pellegrinaggio spaziale approdano su Pandoro, un luogo dove esseri viventi e natura hanno trovato il proprio strano equilibrio. Amore, guerra, astronavi e papere spaziali sono gli ingredienti di questa grottesca fiaba moderna sull’accettazione di ciò che è diverso da noi”.

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Il film è stato girato nel Parco Nazionale del Cilento, Vallo di Diana e Alburni e nel Comune di Roscigno con panorami e vedute aeree mozzafiato con effetti digitali realizzati per il grande schermo.

Diretto da Alan Smithee, vede nel cast Azzurra Rocchi, Raffaele De Vita, Ciro Villano, Walter Lippa, Paolo Perinelli, Giancarlo Del Diavolo e Davide Marotta.

The European Pavilion – La ricerca di un tetto comune per i cittadini europei.

Mariagrazia Fiorentino – Foto Donatello Urbani

Uniti o separati? Il vento”exit” da vario tempo spira nelle nazioni della comunità europea spingendole fuori dalle quattro mura della casa comune.

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The European Pavilion vuole offrire una riflessione sull’Europa sia ai romani che a quanti si trovano in città dal 17 al 19 novembre p.v. In un arco di tre giorni “artisti pensatori e ricercatori provenienti da tutto il continente si sono riuniti in un programma che prevede tavole rotonde, conferenze e workshop, performance musicali, un ambiente di realtà virtuale, installazioni plastiche e multimediali. Il pavilion ha una funzione artistica, culturale e politica che serve ad affrontare le sfide di oggi. Un lavoro di pensiero che è durato quattro anni. La città di Roma e i suoi numerosi istituti di cultura, nati come Accademie Nazionali per consentire agli artisti di avvicinarsi al passato classico e che al tempo stesso hanno accompagnato la costruzione delle nazioni europee, offrono un contesto particolarmente adatto a discutere e immaginare forme transnazionali di appartenenza collettiva”.

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In questo progetto sono state interessate sette istituzioni: Accademia di Francia a Roma – Villa Medici-, Bibliotheca Hertziana, German Academy – Roma Villa Massimo -, Goethe Institut Rome, Museo delle Civiltà, Istituto Svizzero, Nero. “Nel corso della storia la cultura è stata fonte d’ispirazione vitale per la nostra vita quotidiana. The European Pavilion è una piattaforma artistica europea per ripensare e sfidare continuamente ciò che l’Europa significa oggi e ciò che può diventare domani”.

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Fra i tanti temi trattati uno che ha richiamato particolare attenzione è stato quello del cambiamento climatico. Come sarà l’agricoltura di domani? Significativa è stata la risposta offerta da alcuni vignaiuoli francesi, spagnoli e italiani che insieme, coordinati da una casa enologica francese, hanno prodotto unendo vari loro uvaggi, a partire dal 2020, una etichetta ”Oenope” per un vino comune bianco e rosso: “The Borderless European Wine”. Un mondo di antichi saperi, sapori e sensazioni che si racchiudono in un calice di vino.

Per saperne di più contattare i siti delle varie istituzioni

Roma – “Eternal struggle of my desire“- Museo Nazionale Romano fino all’11 dicembre 2022.

Mariagrazia Fiorentino – Foto Donatello Urbani

Nuove luci su antiche pietre nella Crypta Balbi con la mostra “Eternal struggle of my desire“  (L’eterna lotta del mio desiderio).

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La toponomastica è uno strumento cartografico un pittogramma che aiuta la conoscenza dei luoghi nel loro contesto storico/culturale.

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I nomi delle strade ci guidano in un luogo ben definito “Via delle Botteghe Oscure”. In questo contesto già nel periodo medievale si formano botteghe artigiane sopra le rovine romane delle Cripta Balbi costituite da artigiani che realizzano funi dando nome di nuovo alla toponomastica “Via dei Funari”. In uno dei luoghi più magici e sconosciuti della città negli antichi laboratori è stata allestita questa mostra che vuole stabilire un legame tra l’antico e il presente in una contaminazione tra arte contemporanea e archeologia. La rassegna presenta, nelle aree archeologiche sotterranee della Crypta Balbi, una serie di arazzi messi in relazione con uno stretto, inedito dialogo con la storia del luogo e la sua particolare morfologia architettonica. L’allestimento e il percorso di visita previsto consentono di percepire l’articolazione degli antichi edifici e le vie di comunicazione originarie. Come scrivono i curatori: “All’interno degli ambienti sotterranei del Museo sono disposte, nascoste e inserite ulteriori opere di diverse dimensioni con contenuti testuali che, come entità autonome, si rivolgono direttamente all’osservatore. Il racconto si sviluppa proprio a partire dai sotterranei dové si trovano i resti del portico del Teatro costruito da Lucio Cornelio Balbo nel 13 a.C. e della Porticus Minucia Frumentaria, proseguendo lungo i diversi piani attraverso i complessi fortificati e le abitazioni altomedievali e medievali dei mercanti, fino a giungere all’età moderna, con il dormitorio seicentesco del monastero di Santa Caterina, in cui sono state ricavate le sale museali. Le opere e gli oggetti esposti nelle sale – provenienti anche da altri siti della città di Roma – restituiscono l’immagine della città dall’età romana al XX secolo”.

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Il suggestivo titolo della rassegna ci mette in stretta relazione con il concetto di amore negato, condizione propria delle ragazze, figlie di prostitute o di famiglie in condizioni di estrema miseria, rinchiuse in questi sotterranei dalla Confraternita delle vergini miserabili di Santa Caterina dei Funari, fondata nel 1543 dai Gesuiti di Sant’Ignazio di Loyola, alle quali venivano insegnate alcune attività manuali tra le quali il ricamo e il cucito, per trasformarle in “donne oneste e timorate di Dio”.

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Una mostra da non perdere sia per i romani che per tutti i turisti che vengono a Roma.

Museo Nazionale Romano Crypta Balbi – via delle Botteghe Oscure 31, 00186 Roma. Il Museo Nazionale Romano è aperto dal martedì alla domenica dalle 11.00 alle 18.00. Le biglietterie chiudono alle 17.00.  Per le modalità di visita e acquisto biglietti tutte le informazioni sul sito: www.museonazionaleromano.beniculturali.it e.mail: mn-rm@cultura.gov.it

 

Vicino/lontano – Viaggio alla scoperta del Patrimonio Culturale e Naturale dell’Immigrazione in Italia- Roma Palazzo delle Esposizioni fino al 27 novembre 2022- Ingresso gratuito da Via Milano, 13

Mariagrazia Fiorentino – Foto cu0rtesy Ufficio Stampa Palazzo delle Esposizioni

Questi artisti attraverso la pluralità dei loro sguardi hanno avuto la capacità di fotografare liberamente temi e sensibilità della nostra epoca, con la solo forza delle idee e della passione portando uno sguardo costruttivo nel mondo in cui viviamo.

L’arte da sempre esplora il tema dell’esilio quanto esso impatti profondamente l’animo di chi lo subisce, l’arte ha il potere di creare un dialogo universale. Il crescente interesse e la curiosità di conoscere questi paesi così lontani ma così vicini che sanno unire la tradizione con il moderno.

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Ryan Ahmed – Festival tradizionale Rakher upobas – Bangladesh

In occasione del Cinquantesimo Anniversario della Convenzione UNESCO sulla Protezione del Patrimonio Mondiale Culturale e Naturale sono stati esposte in cinque diverse sedi oltre 400 foto realizzate da fotografi provenienti dai Paesi con il maggior flusso migratorio verso l’Italia. Gli autori hanno voluto raccontare attraverso le immagini, il patrimonio culturale e naturale dei loro paesi di origine, costruendo un dialogo con le fotografie istituzionali dei siti del Patrimonio Mondiale e del Patrimonio Culturale, Immateriale dell’UNESCO. Iniziative sono proposte a partire dal 3 novembre fino al 18 novembre presso varie biblioteche romane.

Per maggiori dettagli www.bibliotechediroma.it – info www.palazzoesposizioni.it

 

Pier Paolo Pasolini: “TUTTO E’ SANTO” – Il Corpo poetico – In mostra a Roma Palazzo delle Esposizioni fino al 26 febbraio 2023

 

Mariagrazia Fiorentino – Foto Donatello Urbani

Pier Paolo Pasolini, un grande intellettuale del ‘900, un uomo dal pensiero libero che sapeva unire la curiosità alla passione, sempre con estrema gentilezza.

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La mostra allestita nel Palazzo delle Esposizioni “parte dall’idea che mai un poeta, uno scrittore, un regista, un intellettuale è stato così corpo incarnazione della parola. In questa mostra Pasolini è visto in una dimensione radicale di autore, sempre vissuta con la totalità di un corpo che attraversa il mondo e sperimenta la dimensione della fisicità come pienezza, splendore e tragedia, in un amore estremo per la vita e per la realtà e in una opposizione irriducibile e profetica alla sottomissione dei corpi e dei volti prima ancora e delle menti, alle convenzioni e alle normalizzazioni omologanti, volte ad annullare le caratteristiche dei singoli e le diverse, sorprendenti, incontrollate forme dell’eros.” (Catalogo curato da Giuseppe Garrera, Cesare Pietroiusti e Clara Tosi Pamphili – pag. 256 costo €.28,00). L’inconsueto titolo della rassegna s’ispira alla frase pronunciata dal saggio Chirone nel film “Medea” (1969) che evoca  la misteriosa sacralità del mondo del sottoproletariato, arcaico e religioso, in netto conflitto con gli eroi di un mondo razionale, laico e borghesi. 

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                                          Costume di Chirone (Medea 1969) realizzato da Piero Tosi – Archivio Tirelli Trappetti – Roma

Così come l’oggetto – libro si fa incarnazione della parola, l’abito, il costume per l’attore è lo strumento potente di narrazione fra storia e corpo, fra la parola e la costruzione della sua rappresentazione ….. I costumi dei film di Pasolini realizzati da Danilo Donati sono in mostra come si trovano nei magazzini che li conservano, come testi da consultare e non da indossare, come opere dell’archivio di un museo dedicato al suo cinema. Solo due sono su manichino di Piero Tosi per Medea e per Chirone che, al contrario degli altri, sono opere scultoree che non consentono un contatto, impongono una distanza come dal sacro o dal mito.

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                           Costume Medea per Maria Callas (Medea 1969) realizzato da Piero Tosi – Archivio Tirelli Trappetti – Roma

Pasolini a Roma non scopre Roma ma scopre la gente di Roma, e scopre uno spazio nomade contrapposto in quello ingabbiato nella griglia del controllo sociale e politico. Le periferie sono il luogo barbarico che precede la “civiltà” borghese; luogo vibrante, odoroso, sonoro, vitale, mistico, popolare; segnato dalla gioia della festa. Il modello urbanistico di Pasolini è popolare il suo centro è la strada, i suoni, le urla e la puzza, tutto ciò che la borghesia odia: essa non tollera più ne la pressione della folla ne il contatto con il popolo: tutta gente da igienizzare con i detersivi e da “ripulire” attraverso l’emancipazione economica……

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Per saperne di più su orari, costi e prenotazioni consultare il sito www.palazzoesposizioni.it

 

La Galleria d’Arte Moderna di Roma ospita fino al 16 aprile 2023 Pasolini Pittore

Mariagrazia Fiorentino – Foto Donatello Urbani

Vorrei esprimermi con gli esempi, gettare il mio corpo nella lotta ….. in quanto poeta sarò poeta di cose”. – Pier Paolo Pasolini “Poeta delle ceneri” – 1966.

Questa rassegna, voluta nel centenario della nascita di Pier Paolo Pasolini (1922/1975), come scrivono i curatori: “intende riportare l’attenzione su un aspetto artistico rilevante, spesso trascurato dalla critica, nel contesto creativo complessivo dello scrittore e regista, a oltre quaranta anni dall’ultima antologica completa su Pasolini pittore, del 1978, tenutasi a Palazzo Braschi”.  Una mostra di pregio e personalità che chiude una serie di eventi.

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                                                                             Pier Paolo Pasolini – “Autoritratto con fiore in bocca” – Faesite – 1947

Il percorso espositivo, suddiviso in cinque sezioni, presenta circa 150 opere in parte realizzate da Pasolini nell’arco della sua vita alle quali si aggiungono quelle di artisti protagonisti dell’arte italiana del ‘900 con i quali l’artista/regista/scrittore ebbe modo di confrontarsi e spesso ispirarsi. Nella prima sezione troviamo opere che furono realizzate agli inizi pittorici e che vanno di pari passo con le prime prove poetiche in friulano. Ritratti e raffigurazioni di corpi, maschili e femminili, che ricreano una sorta di mappatura visiva della famiglia e delle amicizie di Pasolini. Presenti anche nature morte e paesaggi rurali friulani dal sapore fortemente intimista che nel contempo documentano l’eccezionale abilità artistica e pittorica messa in atto da parte del giovane Pasolini. Le successive sezioni ci presentano una serie di ritratti di amici e familiari partendo dal cugino Nico Naldini, alla madre Susanna, la cugina Franca, insieme a quelli protagonisti del mondo artistico di Pasolini: Giovanna Bemporad, Federico De Rocco, Giuseppe Zigaina, oltre a quelli del mondo cinematografico romano – Laura Betti, Ninetto Davoli.

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                                                Pier Paolo Pasolini – “Laura Betti e Ninetto Davoli, nei panni di Desdemona e Otello” – 1967

Suggestiva anche la sezione che interessa i ritratti di tre protagonisti del mondo culturale e artistico di Pasolini: Ezra Pound, Roberto Longhi e Maria Callas, che, come scrivono i curatori: “danno vita a una “mostra nella mostra”, grazie ad un’attenta ricostruzione delle fasi di realizzazione e delle potenzialità d’investimento creativo e tecnico di Pasolini”.

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                                                           Pier Paolo Pasolini – “Ritratto di Maria Callas” – Tacnica mista su carta – 1969

Focus speciali sono riservati al rapporto artistico e di amicizia fra Pasolini e Fabio Mauri, con una serie di disegni bolognesi degli anni Quaranta-Cinquanta, nonché alle opere provenienti dalla Collezione di famiglia, preziose testimoni, con le parole dei curatori, di come: “certe passioni artistiche e stilistiche abbiano attraversato la vita e la pittura di Pasolini, così come i suoi scritti d’arte e le stanze delle sue diverse case romane, con opere di Massimo Campigli, Giorgio de Chirico, Renato Guttuso, Carlo Levi, Alberto Savinio, Andy Warhol, ecc.”

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                                                                       Renato Guttuso – “Case” – Tempera e pastello su carta – Senza data

A chiusura della mostra un minimo omaggio al “volto” di Pasolini, tramite una serie di ritratti storici realizzati, con vari stili e in tempi diversi, da Ennio Calabria, Renato Guttuso, Carlo Levi, Milo Manara, Mario Schifano e altri.

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                                                                    Mario Schifano – “Pier Paolo Pasolini” – Tecnica mista su carta – 1985

Il catalogo è edito da Silvana Editoriale, pagine 368 costo in mostra €.29,00. Grazie alla collaborazione del Partner Tecnologico la mostra sarà visitabile dall’8 dicembre 2022 nel Metaverso di LIEU.city.

Roma – Galleria d’Arte Moderna, Via Francesco Crispi, 24 – fino al 16 aprile 2023 con orario dal martedì alla domenica ore 10.00-18.30. Ultimo ingresso mezz’ora prima della chiusura. Giorni di chiusura: lunedì, 1° gennaio, 1° maggio e 25 dicembre. Biglietti d’ingresso: Intero € 7,50; Ridotto € 6,50. Per i residenti in Roma Capitale e nell’area metropolitana (mediante esibizione di valido documento che attesti la residenza): intero € 6,50 ridotto € 5,50. Il museo è gratuito con la MIC card. Info mostra Tel. 060608 tutti i giorni dalle 9.00 alle 19.00 www.galleriaartemodernaroma.it www.museiincomune.it; www.zetema.it

Virginia Woolf e Bloomsbury. Inventing Life – In mostra a Palazzo Altemps testimonianze artistiche che animarono i principi vittoriani nell’Inghilterra dei primi decenni del ventesimo secolo.

Namibia – Arte di una giovane generazione in mostra all’Art Forum Würth di Capena fino al 14 ottobre 2023

Mariagrazia Fiorentino – Foto Donatello Urbani

Territorio e deserto Namib, protagonisti di questa rassegna allestita nello spazio espositivo del Centro Logistico Würth di Capena, a breve distanza dalla stazione di Fiano (Roma Nord) della A1. Oltre ad aver ispirato la denominazione della nazione “Namibia” entrambi sono importanti punti di riferimento della vita nazionale. Non sorprende quindi che un buon numero delle 85 opere d’arte presenti nel percorso espositivo s’ispiri proprio  sia alle peculiari caratteristiche del deserto  e dal colore rosso che assume la sabbia nelle prime ore del mattino, che alle varietà faunistiche e floreali, inclusa una pianta fossile vivente: “Welwitscha mirabilis”, scoperta nel 1859 dal medico/botanico austriaco Friedrich Welwitsch.

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Gli autori delle opere selezionate per l’esposizione – 33 in totale – vivono e lavorano in Namibia, e come recita il titolo, ”Arte di una giovane generazione” sono tutti, come scrivono i curatori: “nati poco prima dell’indipendenza e condividono una affiliazione storica, sociale e politica”. Taluni già attivi prima del 1990, anno dell’indipendenza, hanno vissuto e operato sotto l’occupazione sudafricana e subito l’apartheid. Grazie alla libertà conseguita, dopo un’aspra e dura lotta di liberazione, sono oggi liberi di esprimersi senza limitazioni in tutti i linguaggi artistici, taluni del tutto originali, esplorare i profondi cambiamenti in atto ed esprimersi in nuove tematiche e modalità espressive e tecniche: disegno, pittura, fotografia – ma anche forme espressive più tradizionali come il “quilting”, l’arte della trapunta,- il riciclo, l’incisione su linoleum e su cartone, oltre  a sculture in pietra, ferro, legno e cera.

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                                                             Ismael Shivute: “Fino alla prossima generazione” – 2015 – Tecnica mista su legno.

Sempre i curatori scrivono in proposito: “….la nuova generazione riunisce quindi tutti gli artisti contemporanei, giovani e meno giovani, che assieme contribuiscono ad instaurare un nuovo status quo, ricorrendo alle tematiche dell’identità culturale e personale, ma anche della coscienza sociale. A metà strada tra la tradizione e l’esplorazione contemporanea, in mostra dialogano modalità espressive di artisti di età diverse che si confrontano su grandi temi come il paesaggio namibiano (Barbara Böhlke, Paul Kiddo, Nicky Marais), la spiritualità (Lukas Amakali, Papa Ndasuunje Shikongeni), la vita rurale (Salinde Willem, Frans Nambinga) e le questioni di attualità politica e sociale (Fillipus Sheehama, Alpheus Mvula).

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                    Gruppo di sculture realizzate da autori vari con l’utilizzo di materiali locali: dalla arenaria rossa, alla pietra e al marmo:

Sebbene numerosi artisti si soffermino sul passato (Margaret Courtney-Clarke, Peter Mwahalukange, Elia Shiwoohamba) e si prefiggano di mostrare le ultime vestigia di un’identità minacciata, l’indipendenza del Paese ha anche visto l’emergere di nuove problematiche come il consumo eccessivo (Fillipus Sheehama, Ismael Shivute), la disuguaglianza sociale (Petrus Amuthenu, Ilovu Homateni) e il problema della comunicazione (Urte R. Remmert). Combattuti tra il ricordo del loro patrimonio culturale e la realtà sociale, politica ed economica odierna, gli artisti namibiani contemporanei restituiscono una visione eterogenea del loro paese”.

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                                                                          Saara Nekomba: “Prova a metterti nei miei guanti” – Tecnica mista

Una rassegna quanto mai interessante che presenta una varietà di tecniche che attraversano le generazioni e riflettono la ricca e prolifica scena artistica della Namibia di oggi.

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Urte R. Remmert: “Parla con me per trovare una nuova lingua namibiana” – 2015 – Collage su carta. (in Namibia sono presenti 33 gruppi etnici che parlano 16 diversi idiomi):

La mostra è accompagnata dal catalogo edito da Swiridoff, pagine 239 costo €.35,00 in mostra, con la prefazione di C. Sylvia Weber, direttrice della Collezione Würth, un saggio di Hercules Viljoen, ex direttore della Galleria Nazionale d’Arte della Namibia e di Ulrich Sacker, ex-direttore del Goethe Institut a Windhoek, Namibia.

Art Forum Würth Capena – Viale della Buona Fortuna, n.2 – Ingresso gratuito solo su prenotazione per e-mail: art.forum@wuerth.it – oppure telefono: 06/90103800. Orario di apertura al pubblico: dal lunedì al venerdì: 10.00 – 17.00. Da tenere presente l’apertura straordinaria ogni primo venerdì del mese (festivi esclusi) dalle ore 10.00 alle ore 20.00 e sabato e domenica aperto per eventi e laboratori creativi. Festivi chiuso

Korea Week – Uno sguardo sulla Repubblica della Corea del Sud con una manifestazione multidisciplinare: “Korea Week” – Roma dal 20 al 23 0ttore 2022

Donatello Urbani

Meta ancora non troppo nota agli italiani, la Corea del Sud riserva ai viaggiatori esperenziali, quanto di meglio offre oggi il mondo turistico.

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              Al centro della foto la Direttrice dell’Istituto di Cultura della Corea di Roma con due suoi collaboratori

Organizzata dall’Istituto Culturale Coreano, dall’Ambasciata della Repubblica della Corea del Sud e Kocis, in collaborazione con Hanbok Advacement Center, Seoul Art Center, Gana Art, Tucker Film, Officine UBU e Lucky Red, la settimana della cultura coreana – “Korea Week”- che si terrà a Roma dal 20 al 23 ottobre p.v., vuole come affermato in conferenza stampa dalla Direttrice dell’Istituto Culturale Coreano, Chun Ye Jin, “essere un’iniziativa improntata all’amicizia ed alla conoscenza delle reciproche culture, coreana ed italiana, accumunate da  radici risalenti ad alcuni millenni fa. Per questa edizione della Korea Week abbiamo preparato un talk-show su turismo e cucina coreana. Inoltre per far scoprire vari aspetti della cultura coreana abbiamo organizzato vari eventi che uniscono la tradizione con il moderno e speriamo che il pubblico possa accorrere numeroso e apprezzare il tutto”.

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  La cucina coreana é apprezzata in tutto il mondo. Nella tavola sono state imbandite alcune delle pietanze caratteristiche

In dettaglio il programma prevede:

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                                                    Foto cu0rtesy dell’Ufficio Stampa dell’Istituto Culturale Coreano di Roma

Giovedì 20 Ottobre alle 19 – Inaugurazione della settimana con un evento d’eccezione: la prima mostra in Italia di Park Dae-sung, (in arte “Sosan” che significa piccolo monte), uno dei più importanti pittori di arte coreana, pittura a inchiostro e acqua, tecnica pittorica monocromatica tipica dell’Estremo Oriente. I soggetti di questa arte definita “Sansuhwa” sono esclusivamente paesaggi di “acque e monti”) sulle orme della tecnica pittorica monocromatica tipica dell’Estremo Oriente. Un’occasione unica che l’Istituto Culturale Coreano ha reso possibile grazie alla collaborazione con una delle più importanti Gallerie d’Arte in Corea, la “Gana Art”. Ingresso gratuito senza prenotazione. Per gli altri incontri, tutti gratuiti, è richiesta la prenotazione con link sul sito dell’Istituto Culturale Coreano.

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Kimchi-Pietanza tra le più rappresentative della cucina coreana, ricco di vitamine, minerali e probiotici.  Il suo processo di preparazione chiamato Kimjang é stato dichiarato patrimonio UNESCO.

Venerdì 21 Ottobre alle ore 19 - The Space Moderno – Roma Piazza della Repubblica, n,43/54 – incontro con Selvaggia Lucarelli, scrittrice e giornalista, e Lorenzo Biagiarelli, chef e food blogger: una serata dedicata alla loro esperienza, culturale e gastronomica, sul recente viaggio in Corea.

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                                                        Foto cu0rtesy dell’Ufficio Stampa dell’Istituto Culturale Coreano di Roma

Sabato 22 Ottobre dalle ore 12 alle ore 19 –  Due importanti incontri:

  1. A) Presso A.s.d. Studio danza Artemosa, via Cutilia 41 – K-Pop Academy in edizione speciale: Masterclass di danza per tutti i K-Pop addicted. Una full immersion di danza per tutti con i K-Pop Cover Dancer e la partecipazione di Xinuz, coreografo e ballerino che collabora attivamente con i BTS
  2. B) La sera alle ore 19 appuntamento all’Istituto Culturale Coreano, via Nomentana 12 – per la proiezione di un balletto drammatico su grande schermo che rappresenta in maniera immersiva la vita dell’attivista An Jeung Geun e del suo desiderio per l’indipendenza coreana. Lo spettacolo “An Jung Geun, la Danza dal Paradiso” è presentato dal Seoul Art Center. Lo spettacolo è una proiezione registrata.

Domenica 23 ore 16 ancora K Pop, ma al Teatro Orione – Via Tortona 7 – con un ospite amatissimo dai giovani: lo YouTuber Marco Ferrara conosciuto come Seoul Mafia! Uno dei primissimi pionieri del K-Pop in Italia torna in patria per condurre dal vivo il “K-Pop Talk & Dance” . Parteciperanno anche i migliori performer locali di K-Pop Cover Dance (Francesca De Filippis, Blax Square crew e Y-Knot crew) con un ricco programma di coreografie e brani dei più celebri gruppi K-Pop.

Da Lunedì 24 Ottobre a Mercoledì 26 Ottobre – Tris di Film Coreani – The Space Moderno, P.za della Repubblica 43/45. I dialoghi dei film saranno in versione originale son sottotitoli in italiano.

Lunedì 24 Ottobre ore 19 con “Nido di Vipere” – Beasts Clawing at Straws – dell’emergente regista coreano Kim Yong-hoon con cast d’eccezione composto da Jeon Do-yeon (Prix d’interprétation féminine al Festival di Cannes 2007), Youn Yuh-jung (vincitrice dell’Oscar come miglior attrice non protagonista nel 2021 per “Minari”) e Jung Woo-sung.

Martedì 25 Ottobre ore 19 è la volta di “Escape from Mogadishu” presentato quest’anno al Florence Korea Film Fest e al Far East Film Festival. Il film racconta, in maniera alternativa, il rapporto tra le due Coree traendo spunto da fatti realmente accaduti.

Mercoledì 26 Ottobre ore 19 – Giorno in cui ricorre il 6^ anniversario della presenza in Roma dell’Istituto di Cultura Coreano. Fine dell’intera manifestazione con la proiezione dsel film “Decision to Leave” (La donna del mistero), opera del celebre e pluripremiato regista coreano Park Chan-wook (divenuto celebre a livello internazionale con “Old Boy”) e vincitore quest’anno a Cannes, con questo film, del “Prix de la mise en scène”.

Maggiori informazioni sul sito dell’Istituto Culturale Coreano dove è possibile, sempre, prenotare visite alla loro sede romana in Via Nomentana, n.12 e partecipare, inoltre, alle varie iniziative, quali concerti e mostre temporanee oppure ai vari corsi annuali in lingua coreana, cultura, gastronomia ed altri.

Palazzo Bonaparte a Roma ospita fino al 26 marzo 2023 un’interessante mostra su Van Gogh

Mariagrazia Fiorentino – Foto Donatello Urbani

Van Gogh: una straordinaria sensibilità alla luce e al colore che costituiscono la base della sua arte a favore del solo colore.

Van Gogh uomo e artista: trascurato e non amato in vita, esaltato e venerato dopo la morte tanto, come ha commentato il critico d’arte Costantino D’Orazio, da generare una vera e propria Van Gogh mania. Il merito nella realizzazione di questa inversione di tendenza si deve alla cognata Johanna Bonger, moglie dell’amato fratello Theo, unica erede, dopo la morte del marito, di un buon numero di quadri e disegni e centinaia di lettere scritte a suo marito dall’amato fratello, alcune di queste presenti in mostra.  Saggia, dotata di ottime doti manageriali e buona conoscenza delle arti, Johanna riesce, nell’arco di pochi anni, a creare un notevole interesse sulle opere del cognato Vincent che nel corso degli anni verranno vendute – 192 dipinti e 55 disegni – a cifre considerevoli.

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Su questo pittore di origine olandese e morto suicida nel 1890 a soli 37 anni, esistono molte critiche, recensioni, testi e studi dei più svariati generi e questa rassegna con le sue circa 50 opere provenienti dal Museo Kroller- Muller, non intende tanto fornire una nuova immagine artistica ed umana quanto rinsaldarne la conoscenza. Dopo il lungo periodo post-covid 19 occorreva un’iniziativa culturale che fosse un’apripista di molte altre e, nello stesso tempo, ricordasse con le opere esposte anche il brutto e pesante periodo trascorso. In proposito la cocuratrice della mostra Francesca Villani commenta nel catalogo edito da Skira – pagine 208, di cui 142 a colori, €.35 – le opere di Van Gogh, realizzate in una “epica racchiusa nell’umanità sofferente”.

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Il percorso espositivo è suddiviso in 5 sezioni: alla prima introduttiva dedicata a Helene Kroller-Muller, fondatrice dell’omonimo museo, seguono 4 sezioni in cui le opere pittoriche, accompagnate da supporti video, ci introducono, in forma cronologica, nei luoghi di soggiorno in cui Van Gogh visse e che influirono maggiormente sulla sua vita artistica da quello olandese, dal soggiorno parigino, a quello ad Arles fino al St.Remy e a Auvers-Sur-Oise, dove ebbe fine la sua tormentata vita. La volontà, l’esplorazione dei luoghi che non sono più luoghi reali ma che diventano orizzonti mentali e non più fisici. Particolare enfasi, come scrivono i curatori, “è data al periodo del soggiorno parigino in cui l’artista si dedica ad un’accurata ricerca del colore sulla scia impressionista e a una nuova libertà nella scelta dei soggetti con la conquista di un linguaggio più immediato e cromaticamente vibrante….. E’ di questo periodo l’Autoritratto a fondo azzurro con tocchi verdi del 1887, presente in mostra, dove l’immagine dell’artista si staglia di tre quarti, lo sguardo penetrante rivolto allo spettatore mostra un’insolita fierezza non sempre evidente nelle complesse corde dell’artista Van Gogh. I rapidi colpi di pennello, i tratti di colore steso uno accanto all’altro danno notizia della capacità di penetrare attraverso l’immagine un’idea di sé tumultuosa, di una sgomentante complessità”.

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Roma – Palazzo Bonaparte – P.za Venezia, n.5 (angolo Via del Corso), fino al 26 marzo 2023. Costi dei biglietti d’ingresso; intero €.18 – ridotto €.16 con inclusa l’audioguida; sono previste facilitazioni e gratuità. Informazioni tel. +39-06.8715111 sito www.mostrepalazzobonapartewww.arthemisia.it -