Rigoletto di Giuseppe Verdi, regia di Franco Zeffirelli, per ricordare il decimo anniversario della Royal Opera House di Muscat, Sultanato dell’Oman

Donatello Urbani

La prima rappresentazione di Rigoletto , avvenne a Venezia al Teatro La Fenice l’11 marzo 1831, melodramma operistico del maestro Giuseppe Verdi tratta dal dramma di Victor Hugo “Le Roi S’amuse”.

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La scelta di mettere in scena il Rigoletto di Franco Zeffirelli in occasione del decimo anniversario  della Royal Opera House di Muscat, la città capitale del Sultanato dell’Oman, oltre al grande valore artistico, rappresenta anche uno strumento di attrazione e di sviluppo in ambito culturale e turistico internazionale. Inoltre riconosce sempre più al teatro omanita il primato di destinazione culturale d’eccellenza, oasi di cultura, pace e incontro in Medio Oriente. Questa nazione, infatti, ha perseguito da anni un’attenta politica di valorizzazione del territorio senza stravolgere le antiche tradizioni radicate nella popolazione attingendo, nel contempo, alle migliori e più interessanti manifestazioni culturali presenti nelle altre nazioni con il preciso intento sia di aprirsi alla cultura internazionale che promuovere verso il territorio nazionale un buon flusso turistico culturale.

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La Royal Opera House di Muscat, voluta dal Re Sultan Qaboos bin Said Al Said, è un fiore all’occhiello di questa politica ed in occasione del decimo anniversario della sua attività metterà in scena, il prossimo 20 gennaio 2022, la prima mondiale di Rigoletto di Giuseppe Verdi.

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Questa nuova messa in scena, si avvale della coproduzione con la Fondazione Arena di Verona e con il Lithuanian National Opera and Ballet Theatre con la collaborazione di Rai Cultura e Raicom. Da non dimenticare che tutto questo rappresenta il frutto di un pensiero portato avanti dal Maestro Franco Zeffirelli sin dall’inizio della storia della Royal Opera House Muscat, ovvero dalla inaugurazione del teatro con la Turandot del 2011, quando Sua Maestà Sultan Qaboos bin Said Al Said conferì al Maestro Zeffirelli “The Order of Oman, First Class”, la più alta onorificenza del Sultanato, quale riconoscimento del suo eccezionale contributo al lancio del nuovo teatro.

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Questa speciale occasione, presentata dal Maestro Umberto Fanni, (Direttore Generale e Artistico della Royal Opera House Muscat, vedrà̀ la straordinaria partecipazione di Leo Nucci, nel ruolo di Rigoletto. Tra gli interpreti principali Dimitry Korchak, Duca di Mantova, la giovane e talentuosa Giuliana Gianfaldoni, Gilda, Riccardo Zanellato, Sparafucile e Yulia Mazurova, Maddalena. L’opera sarà diretta dalla prestigiosa bacchetta di Jan Latham-Koenig con la partecipazione dell’Orchestra e Coro della Fondazione Arena di Verona insieme a un gruppo di coristi della Royal Guard di Muscat, che integreranno l’organico degli artisti veronesi.

Sergio Marchionne – L’italiano in cima al mondo

Mariagrazia Fiorentino

RED FILM, RAI Documentari e Luce Cinecittà presentano per la prima volta in un documentario la vita dell’uomo che ha rivoluzionato l’azienda più importante d’Italia.

Una prima serata in onda venerdi 17 dicembre alle ore 21,25  su Rai Tre. Regia di Francesco Miccichè scritto da Giovanni Filippetto.

Sergio Marchionne, un ricordo poetico di un grande italiano. La vita dell’uomo che ha rivoluzionato l’azienda più importante d’Italia.

Dicono di lui chi lo ha frequentato e le è stato amico:

  • Un leader trasparente, un grande comunicatore, un timido anche se non sembrava.
  • Molto intelligente e determinato,
  • La caratteristica principale quando lo incontravi era la potenza,
  • Un condottiero,
  • Un uomo di sostanza e non di apparenza,
  • Dirompente, un uomo del cambiamento

Diceva di se stesso: “Ho solo due diritti gli altri sono obblighi”

Presentazione nuova Fiat 500

“Italiano d’origine e nordamericano di formazione, capo azienda di ampia visione, al vertice della più grande azienda manifatturiera italiana sull’orlo della bancarotta, in tre anni ne mette in ordine i conti e di fronte alla Grande Recessione globale adotta un’imprevedibile strategia d’attacco sfidando l’impossibile. Le sue iniziative imprenditoriali e il suo stile di lavoro hanno suscitato passioni, diviso i media, anticipato la politica e irritato molti osservatori”. 

Sergio Marchionne, l’infanzia in Abruzzo e l’emigrazione in Canada con la famiglia a 14 anni, figlio di carabiniere, di cui ne andava orgoglioso, la ribellione giovanile e gli inizi come dirigente, la consacrazione, le sue partite principali giocate alla pari con i maggiori manager mondiali, la venerazione ricevuta negli USA e la diffidenza da parte dell’Italia, conseguendo tre lauree con studio e abnegazione.

L’improvvisa scomparsa avvenuta a Zurigo, i funerali saranno celebrati a Torino il 28 luglio 2018.

Roma – Il Salone delle Fontane accoglie con ingresso gratuito nel giorno di sabato 27 novembre 2021 l’offerta più completa per chi sceglie la formazione all’estero.

Donatello Urbani

Gran Bretagna, Irlanda, Malta, Spagna, Germania, Francia, Russia, Canada: sono solo alcuni dei Paesi presenti alla seconda edizione del “Il Salone delle Lingue” il 27 novembre 2021 dalle 10 alle 18, in via Ciro il Grande 10/12 a Roma. Le agenzie IALCA (Italian Association of Language Consultants and Agents) e le scuole internazionali offrono un quadro completo in tema di consulenza e sicurezza per gli studi internazionali.

In palio ci sono ben sei soggiorni studio omaggio per chi partecipa alla manifestazione.  Le borse di studio, ciascuna di due settimane di corso di lingue, saranno per l’inglese, lo spagnolo, il francese e il russo.  Verranno estratte a sorte tra coloro  che partecipano al Salone delle lingue: due borse di studio al mattino, due nel pomeriggio, e infine due tra coloro che avranno girato, con il proprio smartphone, un video all’interno della manifestazione per condividerlo con IALCA. Oltre alle scuole e alle agenzie specialistiche, i visitatori potranno partecipare ai Talks, brevi seminari di approfondimento, con  i massimi specialisti di settore, sia per le scuole che per le destinazioni tra cui la Spagna, Malta, Canada. Le conclusioni sono affidate ai rappresentanti delle agenzie di viaggi specializzate: Pina Foti e Paolo Barilari, rispettivamente presidente e vice presidente IALCA. Vi sono poi i corsi di lingua abbinati a sport o attività artistiche e culturali, quelli per studenti della terza età, e gli anni scolastici all’estero. Moltissimi i seminari  rivolti ai docenti e ai dirigenti scolastici. L’entrata al Salone delle Lingue si deve registrare al sito della Ialca cliccando il link: https://ialca.it/salonedellelingue/2021 .

Un ottimo pretesto per un week end dal sapore culturale.

 

 

Fiumicino Aeroporto – ADR – Aeroporti Di Roma – prepara il dopo COVID 19 con la tecnologia. Inaugurata la nuova Sala APOC – “Airport Operations Center”-.

Donatello Urbani

L’“APOC Day”  è stato vissuto dall’aeroporto di Fiumicino il 24 novembre 2021 con l’inaugurazione  della nuova Sala APOC – AirPort Operations Center.  In una superficie di circa 1.900 metri quadrati, oltre 200 tecnici suddivisi in turni che in particolari momenti raggiungono le 120 unità, attraverso  modernissimi sistemi tecnologici, pensati per garantire la continuità operativa anche in caso di criticità ed eventuali attacchi alla cyber security, gestiscono e controllano tutti i principali processi propri delle operazioni di volo partendo dalla gestione dei flussi di passeggeri, bagagli e aeromobili, punti di forza intorno ai quali ruota l’intero sistema. Attraverso la condivisione di indicatori univoci aggiornati in tempo reale, sono ottimizzate la pianificazione e l’efficienza delle operazioni aeroportuali e garantita la necessaria prontezza di risposta ad eventi imprevisti.

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Il progetto che ha richiesto cinque anni di lavoro ed un investimento di circa 21 milioni di euro, in parte cofinanziato dalla Unione Europea, ha come obiettivi innovazione e sostenibilità, insieme alla digitalizzazione,  e rientra a pieno titolo sulle strategie di abbattimento dell’inquinamento atmosferico richiesto,  ed in parte legiferato, da varie autorità politiche, non ultima la stessa Comunità Europea.  Quest’infrastruttura rientra, fra l’altro, nell’ambito dei progetti europei SESAR sulla gestione del traffico aereo del Cielo Unico Europeo, come un esempio d’innovazione tecnologica, destinata a rivoluzionare l’approccio delle operazioni aeroportuali.

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Pilastro della strategia  della ADR è proprio la forte digitalizzazione oggi realizzata con l’entrata in funzione dell’APOC – Airport Operation Center – e questo ha trovato conferma nella dichiarazione rilasciata dall’Amministratore Delegato di Aeroporti di Roma, Marco Troncone – “Fiumicino fa un ulteriore passo in avanti nel percorso verso l’aeroporto del futuro: il nuovo centro di controllo integrato APOC, dotato delle migliori tecnologie, consentirà un governo ancor più efficace ed una maggiore resilienza delle operazioni aeroportuali. La componente tecnologica valorizzerà il fattore umano, nel segno dell’integrazione e del coordinamento tra tutti gli operatori aeroportuali, che potranno gestire e monitorare in maniera sinergica tutti i principali processi, dalle operazioni di volo alla gestione dei flussi di passeggeri e bagagli. Un importante risultato nel quadro della strategia di Aeroporti Di Roma fondata su eccellenza nella qualità e sicurezza dei servizi, sostenibilità ed innovazione”. Non lontano appare il giorno in cui si arriverà in aeroporto e dopo tutti i controlli effettuati in tempo reale senza perdita di tempo si sale sull’aero e si parte con il solito “Benvenuti a bordo” che il Comandante rivolge a tutti i passeggeri.

 

Cinecittà World – Il parco divertimenti del futuro

Redazione – Foto Maria Eleonora Lizzi

Il desiderio di un ritorno ad una vita di relazione da troppo tempo accantonata in attesa del transito del Covid19 s’identifica, senza ombre o sbavature, proprio nella ricerca di relax e nel desiderio di abbandonare la vita quotidiana trascorsa, mettere definitivamente alle spalle quanto passato e divertirsi. Il parco divertimenti Cinecittà World riparte proprio da qui con la festa dei 20 anni della grande saga Cinematografica Fast & Furious, il cui primo film uscì proprio nel 2001. Nell’arena Stunt del parco completamente ricostruita con una scenografia in puro stile USA, debutta un nuovo Stunt Show, liberamente ispirato alle gesta di Vin Diesel, Paul Walker e Dwayne Johnson. Due gang del quartiere si sfidano a colpi di gare mozzafiato, inseguimenti, testacoda, passaggi su 2 ruote, burn-out, conditi da musica, coreografie e momenti di pura adrenalina. Il tutto per rendere l’intera giornata in un grande spettacolo, dove il pubblico è sempre protagonista. Il cartellone del 2021 prevede ogni giorno 6 shows e animazioni live, con un cast di attori, ballerini, cantanti e stunt nell’intento di far immergere i visitatori in un vero e proprio viaggio ispirato al mondo cinematografico e televisivo. Il benvenuto al parco è garantito dal Welcome Show: la Cinecittà Street si trasforma nella famosissima Little Italy, il quartiere di New York dove tutto prende vita, tra artisti di strada, camerieri che corrono, un sindaco un po’ eccentrico e tutta la a-normalità del tran tran quotidiano. Un grande flash mob dove ogni visitatore può diventare protagonista. Dalla Cinecittà Street al Far West Show , dove tutto può accadere: nel villaggio di frontiera, si cerca un nuovo sceriffo. Ma mai affidare le proprie sorti a uno sconosciuto forestiero… Show di punta del parco, l’apprezzatissimo Musical,  Viva l’Italia, che in 30 minuti celebra l’orgoglio di essere italiani attraverso il meglio del Made in Italy. Musica e animazione saranno protagonisti anche ad Aqua World per divertirsi con l’arrivo dell’estate tutti a mollo nella grande Cinepiscina. E prima di concludere la giornata con il Goodbye Show, si consiglia una fermata davanti a Jurassic War   , non sia mai che qualche Velociraptor sia evaso dal loro padiglione…Ciak… motori, azione:l o spettacolo vi aspetta a Cinecittà World.

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L’occasione della ripartenza ha offerto l’opportunità di aggiornare in senso smart la gestione come affermato da Stefano Cigarini, Amministratore Delegato di Cinecittà World. “ Nel 2021 presentiamo tre innovazioni: la digitalizzazione dell’esperienza nel Parco, con il progetto Smart Park, l’apertura del Cinecittà World e-shop, il primo negozio italiano online del cinema e della TV, infine l’inaugurazione di un nuovo parco a tema nella natura, Roma World, in cui vivere un giorno da antico Romano!” Prenotare le attrazioni nell’orario preferito, muoversi velocemente con la nuova mappa interattiva, raggiungere amici e familiari, scoprire i tempi di attesa davanti ad ogni gioco, saltare inutili file, comporre il proprio menù e farselo servire dove e quando si desidera, scegliere il posto in teatro per gli eventi speciali,  organizzare la propria festa di compleanno, programmare una vacanza al parco dormendo in hotel o in tenda non è mai stato così facile. A Cinecittà World il cellulare diventa il telecomando del divertimento. Grazie ad una nuova piattaforma tecnologica, con un semplice click, con l’apertura del sito di e-commerce www.cinecittaworld.it/it/shop.

Cinecittà World, Roma, Via di Castel Romano (GRA Uscita 26 SS Pontina). Info e biglietti su www.cinecittaworld.it e www.romaworld.it. Per contatti: 06 4041.1501 press@cinecittaworld.it

“I giorni della quarantena. San Lorenzo, un quartiere romano ai tempi del coronavirus”

Mariagrazia Fiorentino

A Roma, giovedì 25 giugno 2020 alle 18.00 in via degli Apuli 41, nel cortile della sede dell’Esercito della Salvezza in Italia si svolgerà la presentazione-dibattito de “I giorni  della quarantena. San Lorenzo, un quartiere romano ai tempi del coronavirus”, un volume curato da Simona Magazzù e Rolando Galluzzi, con la prefazione di Francesca Danese, ed edito da Ponte Sisto.

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San Lorenzo devi conoscerlo è il quartiere che parla sui muri, qui si respira la più autentica aria di Roma. Unico vero centro popolare di una città viva dove i valori s’identificano, non solo sulle superfici e sui volumi di altezze e sotterranei.
Nella sede dell’EdS, una conver devi conoscerlosazione tra Stefano Vella, medico infettivologo, Roberto Panzarani che presiede il comitato tecnico scientifico del Forum del Terzo Settore del Lazio, la presidente del II Municipio Francesca Del Bello, Francesca Danese, responsabile delle relazioni esterne dell’Esercito della Salvezza (EdS) e il tenente colonnello dell’Esercito della Salvezza in Italia, Jaques Donzé, coordinati dal giornalista de La Repubblica, Carlo Picozza.
Che cosa vedevamo e pensavamo durante l’emergenza Covid-19, quando si sentivano quasi solo le voci di virologi, politici, economisti e altri addetti ai lavori?
Ne “I giorni della quarantena. San Lorenzo, un quartiere romano ai tempi del coronavirus” le tante storie degli abitanti del quartiere romano di San Lorenzo, il più resiliente e resistente della Capitale, che diventano le storie di tutti. Sono docenti, studenti fuori sede, commercianti, pensionati, scrittori, poeti, pittori, persone senza dimora, occupati, precari, disoccupati, alunni delle scuole, artigiani che raccontano la loro quarantena al di fuori dai riflettori e si interrogano su un futuro prossimo dove nulla sarà come prima. E dove alcuni hanno perso il lavoro, altri un parente senza neanche avere la possibilità di salutarlo, quasi tutti, si sono impoveriti.
Un libro, “I giorni della quarantena. San Lorenzo, un quartiere romano ai tempi del coronavirus”, curato da Simona Magazzù e Rolando Galluzzi, con la prefazione di Francesca Danese responsabile delle relazioni esterne dell’Esercito della Salvezza (EdS), che per la prima volta raccoglie le testimonianze, le emozioni, le riflessioni e le perdite dei cittadini, quei “soldati semplici” che durante le Fase uno della pandemia hanno cantato dai balconi, rispettato le regole, avuto paura, subito la mancanza di libertà, sofferto dell’impossibilità di vedere gli affetti più cari, animato le reti della solidarietà.

Gli autori intendono devolvere i proventi del libro all’Associazione di volontariato Park and Forest Rangers per la preparazione e la distribuzione di pasti caldi alle persone senza dimora e all’Accademia dello Zazer, operante all’interno dell’Esercito della Salvezza in Italia.

Film: Il delitto Mattarella – Nelle sale dal prossimo 2 luglio 2020

Mariagrazia Fiorentino

“Il male ha vinto perché i buoni si sono arresi e gli indifferenti e i vili si sono inchinati”

Il delitto Mattarella regia e sceneggiatura di Aurelio Grimaldi “che ripercorre quei tragici giorni con occhio attento e sensibile”.

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Interpreti: David Coco- Piersanti Mattarella Donatella Finocchiaro- Irma Mattarella Ivan Giambirtone- Giovanni Falcone- Leo Gullotta Rosario Nicoletti- Francesco La Mantia Sergio Mattarella e molti altri ,a tutti va un ringraziamento per aver affrontato questo tema così doloroso e ancora molto sentito da tutti gli italiani.

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Sinossi: 6 gennaio 1980. Il Presidente della Regione Siciliana Piersanti Mattarella si sta recando a Messa con la sua famiglia. Un giovane si avvicina al finestrino dell’auto e spara a sangue freddo a Piersanti e lo uccide. Pur nel disorientamento del momento con una serie di depistaggi verso il terrorismo di sinistra, il delitto apparve anomalo per le sue modalità….. Ma l’omicidio Mattarella è anche la storia di una famiglia, di esseri umani, di valori e ideali perseguiti con sincero spirito di servizio e afflato solidale: aspetti che nel film hanno un ruolo centrale. Il 18 giugno il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, fratello di Piersanti, in occasione della giornata per i caduti della magistratura, nel suo discorso: “…essere fedeli alla Costituzione è un impegno da non dimenticare….”-

 

Filippo de Pisis al Museo Nazionale Romano di Palazzo Altemps fino al 20 settembre 2020

A cura della Redazione

Non sembri del tutto fuori luogo vedere un museo che espone collezioni di reperti archeologici, di grande interesse storico/artistico quali quelle custodite a Palazzo Altemps, che proponga opere c il sapore di una sfida con rimandi e suggestioni ad  una evocazione poetica come quelle di Filippo de Pisis (Ferrara 1896 – Milano 1956). In effetti questo artista fra gli innumerevoli interessi artistici che coltivava vi era anche quello per l’archeologia.

7. le cipolle di socrate

                                                                                        Filippo de Pisis: “Le cipolle di Socrate”

Di lui scrivono i curatori: “Poeta e pittore dal talento versatile, Filippo de Pisis è una figura senza confronti nelle vicende artistiche del Novecento italiano. Una vasta cultura, studi classici, l’interesse per l’archeologia e la passione di collezionare cose minute sin dalla giovane età: sono tutti aspetti della personalità dell’artista che a Palazzo Altemps creano una relazione quasi diretta con il gusto per il collezionismo coevo e innumerabile di Evan Gorga, mentre rimandano alla suggestione per il bello antico che aveva nutrito il gusto antiquario del collezionismo cinque-seicentesco delle famiglie patrizie romane”.

11. il piede romano

                                                                                            Filippo de Pisis: Il piede romano

La mostra allestita a Palazzo Altemps conferma, infatti, il ruolo di protagonista che ha avuto de Pisis nell’esperienza della pittura italiana tra le due guerre ponendo l’accento su una nutrita selezione di carte e acquerelli. Alle statue di dei, eroi, ai ritratti d’imperatori, possono essere avvicinati i ventotto tra disegni su carta e acquerelli con nudi maschili e teste di giovani così come gli oli dove la statuaria ideale, il frammento scultoreo, inseriti in un paesaggio ora reale ora metafisico, riecheggiano la passione archeologica. Man mano che provava a rendere la realtà del suo quadro si sentiva sempre più parte di quel paesaggio, di quello stato d’animo. Instancabile viaggiatore, Filippo de Pisis ha anche vissuto e lavorato a Roma, Milano, Venezia, il Cadore e soprattutto Parigi e Londra, che ha contribuito a creare una personale narrazione che non ha mai ceduto a correnti artistiche.

10. Colette

                                                                                                      Filippo de Pisis: Colette

La vitalità di Parigi regala a de Pisis numerose occasioni di esercitarsi nella pittura “en plein air”. Pennellate suadenti, colori accurati e segni vivaci si ritrovano nei dipinti che ritraggono la Ville Lumière – La cupola degli Invalidi (1926) – così come, in seguito a Londra. Nella pennellata breve e veloce si legge una certa influenza della pittura impressionista, ma per de Pisis il paesaggio non è un’istantanea registrazione visiva ma uno stato d’animo. Le cronache ci dicono che alla fine degli anni trenta de Pisis raggiunge una posizione più consolidata nell’ambiente artistico: le mostre parigine si susseguono, così come gli inviti ai principali appuntamenti espositivi ufficiali in Italia, dalla Biennale di Venezia alla Quadriennale di Roma.

12. Nudo, riposo del fauno

                                                                                       Filippo de Pisis: Nudo, riposo del fauno

Il 1948 segna l’inizio di un periodo difficile per de Pisis. Tornato a Parigi trova una città completamente cambiata dopo gli anni della guerra e, nonostante la fama, fatica a ritrovare i legami di un tempo e a crearne di nuovi. Nello stesso anno la Biennale di Venezia gli riserva una sala personale con oltre trenta opere degli ultimi vent’anni, ma gli viene negato il Gran Premio della Giuria per la sua omosessualità. Anche la malattia nervosa, che già si era affacciata da qualche tempo, si aggrava e lo porta a lunghi ricoveri in case di cura, principalmente a Villa Fiorita a Brugherio. Anni di così profonda sofferenza sono segnati però anche da nuove capacità espressive e intuizioni compositive innovative. Una trasformazione incisiva del suo stile che non solo si rinnova, ma rende la sua arte estremamente attuale.

9. volto di ragazzo

                                                                                           Filippo de Pisis: Volto di ragazzo

Il tratto breve, tipico della sua pittura, la semplificazione e la rarefazione dei segni si accentuano. La poesia e l’armonia, da sempre ricercate, si esprimono in opere in cui gli oggetti, ormai familiari, vivono nuove inquietudini e melanconie come ne Il Cielo a Villa Fiorita(1952), tra gli ultimi capolavori.

Roma- Museo Nazionale Romano   Palazzo Altemps   Roma, Piazza di S. Apollinare, 46 fino al 20 settembre 2020; orari   dal martedì al venerdì dalle ore 14.00 alle 19.45   (ultimo ingresso ore 19.00)     il sabato e la domenica dalle 10.30 alle 19.45   (ultimo ingresso ore 19.00), chiuso il lunedì; biglietti acquistabili unicamente online www.coopculture.it e tramite call center 0639967701, Costo intero €.10 il biglietto avrà la validità di una settimana, consentendo un ingresso a tutte le sedi del Museo Nazionale Romano secondo i giorni e gli orari di apertura previsti; per i cittadini dell’Unione Europea, di età compresa tra i 18 e i 25 anni €.2; gratuità secondo la normativa vigente. Info su  www.museonazionaleromano.beniculturali.i

World Press Photo Exhibition 2020 -La parola alle immagini. Le 139 foto finaliste del prestigioso concorso internazionale di fotogiornalismo al Palazzo delle Esposizioni dal 16 giugno al 2 Agosto 2020.

Donatello Urbani

Roma, in anteprima nazionale, ospita al piano superiore del Palazzo delle Esposizioni, le 139 foto finaliste del prestigioso concorso internazionale di fotogiornalismo che dal 1955 premia ogni anno i migliori fotografi professionisti. L’esposizione è ideata dalla World Press Photo Foundation di Amsterdam. I nomi dei vincitori dell’edizione 2020 sono stati annunciati lo scorso 16 aprile attraverso i social network; la pandemia non ha reso possibile la consueta cerimonia di premiazione che si tiene ogni anno ad Amsterdam e che inaugura il World Press Photo Festival. Per questa 63° edizione, la giuria formata da esperti internazionali, ha esaminato i lavori di 4.282 fotografi, provenienti da 125 paesi per un totale di 73.996 immagini. Sono arrivati in finale 44 fotografi, provenienti da 24 paesi.

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Yasuyoshi Chiba è risultato il vincitore della foto dell’anno con Straight Voice. Lo scatto ritrae un giovane che, illuminato dai telefoni cellulari dei suoi compagni, recita poesie nel corso di una manifestazione di protesta che reclama un governo democratico per il Sudan, durante un blackout a Khartum, il 19 giugno 2019. Parole al posto della violenza, come ha precisato Luca Bergamo, Vice Sindaco e Assessore alla Cultura del Comune di Roma. La fotografia che ritrae il giovane vuole esprimere un senso profondo di speranza per un mondo migliore che va ben oltre la protesta. Gli altri premiati sono: Romain Laurendeau, “World Press Photo Story of the Year”, con Kho, The Genesis of Revolt. Kho, nel colloquiale arabo nordafricano, significa fratello. Il reportage racconta il profondo disagio della gioventù algerina che, sfidando le autorità, ha spinto il resto della popolazione a unirsi alla loro azione, dando vita al più grande movimento di protesta dell’Algeria degli ultimi decenni.

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                                                                                   Foto Fabio Bucciarelli per l’Espresso

Tra i finalisti anche sei italiani: Fabio Bucciarelli, Luca Locatelli, Alessio Mamo (classificatosi secondo nella categoria “General News, foto singola”), Nicolò Filippo Rosso, Lorenzo Tugnoli e Daniele Volpe. In mostra, per la prima volta, anche una selezione delle foto iconiche che hanno vinto il premio come Foto dell’Anno dal 1955 ad oggi. Oltre alle foto, è presente per il secondo anno anche una sezione dedicata al Digital Storytelling con una serie di video che raccontano gli eventi cruciali e la storia nascosta del nostro tempo. Una mostra questa di grande interesse  e che dimostra e restituisce al mondo intero, come ha dichiarato Francesco Zizola, coocuratore per l’Italia della rassegna, “l’enorme capacità documentale e narrativa delle immagini, rivelandone il fondamentale ruolo di testimonianza storica del nostro tempo”.

Roma: Palazzo delle Esposizioni, via Nazionale 194 – fino al 2 agosto 2020. Orari: domenica, martedì, mercoledì e giovedì: dalle 10.00 alle 20.00; venerdì e sabato: dalle 10.00 alle 22.30; lunedì chiuso. L’ingresso è consentito fino a un’ora prima della chiusura ed esclusivamente previa prenotazione obbligatoria gratuita e acquisto del biglietto on line. Informazioni e prenotazioni: singoli, gruppi e laboratori d’arte tel. 06 39967500; www.palazzoesposizioni.it Costo del biglietto: Intero € 12.50; Ridotto € 10,00; valido anche per visitare la mostra Jim Dine

Federico II e “La Cripta di Santa Margherita” a Melfi

Donatello Urbani

A Melfi, cittadina della Basilicata che nel 2019  per un gioco di vicinanza ed appartenenza territoriale ha condiviso con Matera il titolo di capitale europea della cultura, la presenza del re normanno Federico II si avverte in ogni angolo del suo centro storico. Qui, infatti, si può rivivere appieno una inusitata pagina di storia e di arte, soprattutto attraverso l’immagine di  questo regnante, che  tuttora è “stupor mundi”, come lo definirono i suoi contemporanei. Una testimonianza di questo si trova in un recondito anfratto della sua ubertosa campagna, che si stende ai piedi del Vulture, monte che tanto ricorda il germanico Hohenstaufen, da cui il nome della celebre casata. Quell’ immagine che ha portato ad un’autentica riscoperta di un luogo forse dimenticato e che oggi è sempre più meta di migliaia di turisti e studiosi, soprattutto d’oltralpe é una cripta legata alla migrazione di ordini monastici dall’Oriente all’Italia meridionale, spinti dalla lotta iconoclasta nella loro terra, e rappresenta, dell’habitat rupestre del Vulture, l’esempio più significativo per l’impianto e la decorazione pittorica. Posizionata a circa tre chilometri dal centro, nei pressi del camposanto della città, percorrendo la statale 303, Melfi – Rapolla, è documentata già dal Medioevo, periodo questi, nel comune immaginifico, tetro e buio. La corte normanna rappresentava, per molti versi, una bella eccezione a questa tendenza generale. Infatti in questo luogo, vi è un’opposta rappresentazione: un vero trionfo del colore.

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L’inaspettata prova si presenta nella chiesa rupestre dedicata a S. Margherita di Antiochia, scavata interamente nel tufo, a due campate con volte a crociera ed ampio cenobio. Di colpo ci si ritrova in un immutato habitat del 1200, dove misticità e arte si fondono nella rappresentazione di una moltitudine di santi raffigurati ora in stile bizantino, ora, come per i martiri, in stile catalano. Tutti raffigurati con colori vivi e stupendi partire dalla struttura. Siamo in pieno secolo XIII. Basti guardare l’arco ogivale mediano che alla base si chiude quasi a botte, dandoci l’aspetto della carena di una barca capovolta. Elemento questo ancor più accentuato nell’ingresso alla cella dell’eremita, quanto mai orientaleggiante. Entrando colpisce il visitatore é un inusitato affresco che deve la sua originaria grande importanza e motivo di largo interesse quella di essere la prima raffigurazione del genere in Europa, nonché premessa al ciclo delle “danze macabre”, motivo caro alla teologia di quel tempo, (Jurgis BALTRUŠAITIS – “Il Medioevo Fantastico”), che in occasione dell’ottavo centenario della nascita di Federico II ha assunto particolare importanza per essere divenuta icona dell’evento.

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L’affresco denominato “Il monito dei morti”, presenta due scheletri che si ergono in posizione verticale dall’aspetto terrificante e ripugnante, dai teschi orripilanti ed il ventre brulicante di vermi, laddove una volta vi erano gli organi vitali. A questo “memento mori” si contrappongono tre viventi, tutti in abiti da falconiere. Il primo ha la veste scarlatta ornata di ermellino, segno di regalità, guantone e falco, al suo fianco non una spada ma una daga orientale ingemmata (quasi a sottolineare il suo particolare rapporto con il mondo arabo), una barba rada e rossa, in atteggiamento ieratico e cerca, con lo sguardo e con la mano sinistra, di allontanare gli scheletri. Gli è accanto una donna dall’aspetto nordico abbastanza alta con bionda capigliatura ed occhi cerulei. Ella abbraccia amorevolmente, quasi per proteggerlo, un adolescente, anch’egli dai biondi capelli. Tutti hanno al loro fianco una borsa da falconiere, quasi scomparsa nel primo personaggio, sulla quale campeggia un fior di loto a otto petali, numero particolare caro a chi lo volle tanto presente in Castel del Monte e che lo portò impresso nel suo anello sigillo, ritrovato nella sepoltura di Palermo. Da aggiungere la magicità del numero. Inferiore al nove, che è la divinità, ed in posizione orizzontale l’infinito, quale era il potere di un imperatore. D’altronde anche per i cristiani l’otto ha la sua simbologia. E’ la Pasqua. Questi alcuni degli elementi che portano ad affermare che nell’affresco è rappresentato Federico II, la terza moglie, Isabella d’Inghilterra, e Corrado, figlio della seconda moglie, Jolanda di Brienne Nella raffigurazione, al monito si unisce un messaggio consolatorio per il popolo: la vulnerabilità di Federico II e la sua famiglia, alla pari di ogni mortale.

La cripta, ignorata dagli studiosi dell’ottocento (Schultz, Lenormant, Diehel e Bertaux), è scoperta e studiata solo nel 1899 da Giambattista Guarini, unitamente al pittore Luigi Rubino, che dota il testo, pubblicato su “Napoli Nobilissima”, dei disegni degli affreschi. Oggi la chiesa rupestre di S. Margherita è uno dei monumenti più studiati e visitati del Meridione. In particolare, da circa dieci anni, vi è un risvegliato interesse, dovuto proprio alla sensazionale scoperta dell’immagine di Federico II. A favorire il flusso di visitatori l’opera della Soprintendenza per i Beni Artistici e Storici di Matera, che ha reso leggibili gli affreschi. A questa si è aggiunta quella di alcuni volontari che l’hanno inclusa nel Distretto Culturale dell’Habitat Rupestre della regione, dando vita al progetto “per una migliore conservazione, valorizzazione e fruibilità della cripta, nella quale con chiarezza emerge la figura di Federico II”. Alla raffigurazione dell’imperatore, al centro di una sempre crescente attenzione di studiosi e mass-media, si unisce quella di altri stupendi affreschi. A iniziare da Santa Margherita, raffigurata sull’altare principale, con le “storielle” della vita a sinistra e del martirio a destra (la Santa viene flagellata, scorticata con una pettine di ferro, calata nell’olio bollente e decapitata); da S. Paolo alla sua sinistra e S. Pietro alla sua destra; al Cristo Pantocratore, attorniato da angeli, di alta scuola bizantina, sull’archivolto absidale, ai quattro evangelisti.  Completano il ciclo: S. Nicola (il cui manto presenta dei sorprendenti elementi decorativi, un insieme di puntini a grappolo, vera sigla del Maestro dell’Ordine dei Templari); S. Basilio, lateralmente a destra, figura particolarmente emblematica per i monaci basiliani;  S. Guglielmo, che a Melfi maturò l’idea di un suo ordine; S. Elisabetta, a sinistra in alto e S. Vito, in basso. Sull’arcata principale, a destra, una suggestiva raffigurazione di S. Lorenzo sulla graticola, il suo aguzzino, il sovrano che ordina il martirio, l’angelo benedicente e un meraviglioso cielo stellato.  La ricorrenza del santo, 10 agosto, è legata alla notte delle stelle cadenti e, in uno squarcio della volta celeste, appare la mano benedicente di Dio. Di fronte S. Lucia e S. Caterina con ricchi abiti bizantini. Sempre a destra, sulla parete di fondo, in alto la lapidazione di S. Stefano. Qui allo sguardo dolce del Santo si contrappone il ghigno degli aguzzini. In basso è riconoscibile S. Benedetto ed accanto, nei frammenti residui, una natività con una Madonna “dormiente” e sulla parete a fianco un’Annunciazione. Al disopra il martirio di S. Andrea, immagine di altra particolare suggestione. Sulla parete opposta, nella prima cappella, partendo da destra, altre raffigurazioni di santi di grande effetto pittorico: S. Bartolomeo, scorticato vivo, in una sorprendente rappresentazione anatomica; S. Michele Arcangelo, che insieme a quello raffigurato sull’altare, mostra un particolare culto micaelico in una perfetta iconografia bizantina e un rinnovato motivo d’interesse rappresentato dal globo nella mano sinistra dei santi, segnato, rispettivamente, da una croce nera teutonica ed una rossa, a conferma della presenza dei Templari. Inoltre S. Michele, con Raffaele e Gabriele completano, nella simbologia cristiana la SS.Trinità, mentre la sfera con croce la redenzione operata da Cristo. A seguire una stupenda Madonna in trono con bambino, S. Giovanni evangelista e altra raffigurazione di S. Margherita. Sulla parete a fianco, S. Giovanni Battista e un bellissimo Cristo in trono. E, quasi a chiudere a cerchio questo viaggio nel tempo, la scena de “Il monito dei morti”.

Una-sala-del-museo-archeologico

Ma per il visitatore, nell’uscire dalla cripta, c’è ancora un qualcosa,  non del tutto fortuito. Alle spalle dell’affresco troneggia la sagoma imponente del castello di Federico II, oggi sede di uno dei più interessanti musei archeologici nazionali, che, con la sua mole, domina prepotentemente l’intero centro abitato e, quasi certamente, è stata fonte  d’ispirazione all’ignoto eremita di questa singolare raffigurazione, dove la grandezza dell’imperatore si annienta di fronte alla morte.

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