ROSA – Una mostra di artisti emergenti alla Galleria Monserrato Arte ‘900 all’insegna della regina dei fiori

Testo e foto di Mariagrazia Fiorentino

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Giorgia Lattanzi: “La rosa di Gerusalemme”- 2017. Mosaico minuto, ferro e rame. Nota letteraria a commento di Vincenzo Mazzarella: “Mi punse una spina di rosa, mi sentii Cristo punto dalla corona di spine venni all’istante incenerito. Non fu una folgore dal cielo, pagai uno sbaglio, confondere un rovo di spine del Signore con una spina della rosa. Ciò imperdonabile. Meritai la morte.”

Quindici le firme presenti in questa interessante rassegna di arti visive, tutte appartenenti a giovani artisti che espongono le loro opere, dai mosaici alle sculture con passaggi nella pittura, ispirate al fiore regina di questa calda primavera/inizio estate. La rosa regna su tutti gli altri fiori con l’identica autorità esercitata dal leone sugli altri animali per il semplice fatto di sapersi sempre presentare in una varietà di colori infiniti e sorprendenti, rinnovandosi sempre in nuove forme con un chiaro riferimento all’immortalità. La doppia immagine della rosa incastonata in un cerchio presente nel bel mosaico di Giorgia Lattanzi rimanda proprio alla duplicità delle forme di vita, mortale e immortale, che si rinnovano continuamente.

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                    Giorgia Lattanzi; “Rosa di Gerusalemme”- 2017. Mosaico minuto ferro e rame. Rovescio del tondo sopra descritto.

Altrettanto significativo è il riferimento alle molteplici apparenze della rosa in una varietà di colori espressi nelle diversità delle pietre colorate che insieme compongono questo duplice mosaico; pietre incastonate con una magistrale precisione e perizia in un cerchio, a mò di nume tutelare della riservatezza della rosa.  Così come avviene con il leone qualsiasi tentativo di violenza o di violazione della sua intimità sono attentamente sorvegliati, protetti e severamente puniti dalle spine, alla stregua della protezione offerta dalle fauci del re della foresta. Bellezza e fascino sono godibili pienamente così come si presentano, particolarmente in assenza di perturbazioni; anche un leggero soffio di vento ne altera le caratteristiche come bene raffigurato nelle quattro formelle di ceramica che formano un tavolino, realizzate da Paolo Bielli nelle quattro diverse rappresentazioni di rose  in altrettante situazioni nelle quali, per una migliore godibilità, la richiesta di far cessare le perturbazioni al dio del vento: Zefiro, è chiaramente espressa.

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Paolo Bielli: “Zefiro” – 2017. Quattro formelle di ceramica e ferro. Fiore a terra sulla sinistra: Riccardo Monachesi: “Fiore” – 2013. Carta semirefrattaria e smalti, lastre e colombino.

Ciascuna opera ha una sua storia da raccontare con un proprio personale linguaggio che trova un affascinante rispondenza nei vari racconti scritti e curati da Vincenzo Mazzarella nel bel catalogo che presenta ciascuna opera. Tentare di leggerli tutti e scoprire la sottile rispondenza che lega il racconto all’opera è un affascinante gioco che certamente appassionerà tutti i visitatori di questa rassegna.

Roma – Galleria “Monserrato Arte ‘900” – Via di Monserrato, 14 – fino a tutto luglio 2017 con ingresso gratuito. Consigliabile prenotare la visita per telefono 348.2833034 – o per e.mail monserratoarte900@gmail.com

Frascati si pone all’attenzione dell’estate ai Castelli Romani con Villa Falconieri.

Testo e Foto di Donatello Urbani

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Frascati: Villa Falconieri – Portale che immette al giardino voluto da Orazio Falconieri con statue nelle nicchie che esaltano sia i lavoratori della terra e che le virtù presenti nella famiglia raffigurate da statue o in simboli vari quali la conchiglia emblema di fedeltà.

Le Colline Tuscolane, così in antica data venivano chiamati i Castelli Romani, sono state, allora come oggi, la meta preferita dai romani per le loro ferie estive. Significativi in proposito sono i resti di antiche residenze nobiliari, volute da imperatori romani, alti prelati della chiesa e VIP delle varie epoche. La cittadina di Frascati ne vanta alcune di gran prestigio quali Villa Falconieri conosciuta anche come la “Rufina”, prima villa edificata nel territorio negli anni 1540/1550 per volere di monsignor Alessandro Rufini vescovo di Melfi. L’edificio fu costruito sui resti di una villa romana a pianta rettangolare su un progetto iniziale attribuito a Nanni Baccio Bigio. Dopo alcune vicende che videro l’alternanza di vari proprietari, l’edificio inclusi i vasti territori del circondario, fu acquistato nel 1628 da Orazio Falconieri che commissionò a Francesco Borromini sia il restauro della parte muraria che una nuova sistemazione dell’area destinata a parco e a giardino delle delizie.

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                  Pier Leone Ghezzi: Affresco. Il Cardinale Alessandro Falconieri mostra ai familiari il bel panorama che si gode dalla Villa.

Oltre il Borromini, al progetto lavorarono importanti architetti quali Antonio da Sangallo il Giovane e grazie allo loro opera ed al loro ingegno noi possiamo oggi ammirare una preziosa quanto affascinante testimonianza di storia ed arte rinascimentale quasi in originale, salvo restauri e ricostruzioni, che hanno interessato la parte destra dell’edificio, dovuti dalle distruzioni belliche della seconda guerra mondiale. Gli affreschi presenti all’interno, di recente restaurati, sono opera di Pier Leone GhezziGiacinto CalandrucciCiro FerriNicolò Berrettoni ed altri ancora. Importante per la futura vita della villa fu l’acquisto nel maggio del 1907 effettuato dal banchiere tedesco barone Ernest Mendelsshon-Bartholdy di Berlino che ne fece dono al Kaiser Guglielmo II. Il 6 aprile 1911 il principe Guglielmo e la principessa Cecilie visitarono la villa e decisero di iniziare i lavori di restauro destinandola a sede dell’Accademia Tedesca in Italia. Qui lo scrittore tedesco Richard Voss, che ribattezzò l’intero comprensorio “La mia residenza luminosa”, visse per 25 anni e qui scrisse ed ambientò alcuni romanzi quali il famoso “Villa Falconieri”.  Per questa ragione la villa è stata sempre cara alla comunità tedesca presente a Roma tanto che lo stesso Kesserling, comandante in capo delle truppe tedesche di occupazione in Italia nella seconda guerra mondiale, la scelse quale sua residenza e questo, purtroppo, fu causa dei bombardamenti alleati che provocarono distruzioni parziali all’edificio.

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      Parco di Villa Falconieri: Monumento e lapide che ricordano la presenza in questo luogo del romanziere tedesco Richard Voss.

Oggi la villa, incluse le sue pertinenze, accoglie la sede della Fondazione Vivarum Novum che gestisce,  oltre un’importante casa editrice di testi classici, anche un campus che accoglie, in completa forma gratuita,  studenti di più nazionalità desiderosi di approfondire  e specializzarsi negli studi delle lingue classiche, greco antico e latino. Per questo all’interno del campus per un preciso indirizzo didattico voluto dal Direttore, Prof. Luigi Miraglia, si parlano solo greco e latino e tutta la vita: sociale, culturale e didattica, è improntata alla classicità. L’aria che si respira al suo interno è caratterizzata dalla presenza di una seria didattica impartita nelle forme e modalità più moderne dove una grande importanza è riservata alla socializzazione e alle attività proprie ed esclusive della gioventù. Al momento sono ospitati circa 50 giovani con la preferenza nell’accoglienza a non più di due tre giovani per nazione, mentre nel periodo delle ferie estive, gli insegnamenti delle lingue classiche sono aperti, questa volta a pagamento e senza limitazioni di età, a quanti desiderano apprendere o approfondire la conoscenza sulla civiltà classica, come avvenuto per un’allieva settantenne proveniente dal Brasile.

L’altro grande polo di attrazione, questa volta naturalistico, è costituito dal parco e dal relativo giardino, di recente passati sotto la protezione dell’Ente Parco Regionale del Lazio. Se nel fabbricato si accentrano attrattive culturali di notevole importanza, altrettanta concentrazione si trova nel parco e nel giardino, dove all’ombra di un  gigantesco platano, vecchio di oltre 500 anni, periodicamente si svolgono letture platoniche, ripercorrendo quelle che, in antico, avvenivano all’ombra e nell’insegna del “Platanus Platonis”.

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                                                        Frascati: Villa Falconieri: Veduta del giardino dalla terrazza del fabbricato principale.

Da questa estate edificio e parco  sono aperti a visite guidate da parte di specialisti  e nei propositi della locale Comunità Montana c’é il ritorno alla piena fruibilità di un percorso naturalistico che partendo dalla Villa giunge al Tuscolo attraverso il parco e percorrendo l’antico sentiero che ancor oggi conduce al Convento dei Cappuccini. La passeggiata non presenta alcuna difficoltà, mentre all’intera escursione – visita della villa e passeggiata naturalistica- è consigliabile dedicare l’intera mattina. Un importante richiamo turistico è svolto dalle molteplici iniziative previste nella seconda edizione di “Enjoy Castelli Romani”, formulate come un invito a scoprire la cultura, la storia, la natura, le tradizioni e l’enogastronomia del territorio. Da fine aprile a tutto ottobre sono state organizzate escursioni, feste, laboratori, sagre, ricostruzioni storiche e proposte tematiche con l’intento di richiamare l’interesse e le attenzioni tanto della popolazione locale che dei turisti italiani e stranieri. Nel calendario sono stati inseriti anche due circuiti turistici: il primo ”Viaggio nel Tempo”  viene proposto dal consorzio SBCR, mentre il secondo “Cose mai viste” è stato predisposto dal Parco dei Castelli Romani insieme a un progetto denominato “Mirabilia”, dedicato al “Museum Grandtour”, che è stato coordinato  insieme alla Comunità Montana dei Castelli Romani e Prenestini. Tutto questo è ampiamente descritto nelle pubblicazione VivaVoce – Enjoy Castelli Romani, reperibile presso i vari Uffici Informazioni Turistiche delle diverse località, e consultabile anche on line sul sito web www.visitcatelliromani.it nella sezione “enjoy Castelli Romani”. Per le visite alla Villa Falconieri consultare il sito web www.vivarumnovum.it.

 

134^ DERBY ITALIANO: Moda e cavalli insieme per esaltare la bellezza. Testo e foto di Donatello Urbani

Da vari anni si è affermata, addirittura consolidata senza ombra di smentite, questa bellissima unione tra ippica e moda. Entrambe percorrono insieme l’identico sentiero della bellezza e della cultura e sarebbe stato innaturale che lo avessero fatto separatamente.

Si deve alla maestria organizzativa di Bianca Cimiotta Lami se questo 134^ Derby Italiano voluto in collaborazione con l’Hippo Group, gestore d’importanti ippodromi in Italia, é potuto divenire realtà. Il Derby Italiano poi apre un periodo di grande interesse per l’ippica in generale: di lì a pochi giorni, infatti, si svolgerà nel magnifico scenario di Piazza di Siena, all’interno del parco urbano di Villa Borghese, il Concorso Ippico Internazionale di Roma, altra grande manifestazione che travalica i confini propri dello sport per approdare nei magnifici lidi della cultura, dell’arte e della bellezza.

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La Signora Bianca Cimiotta Lami- Accademia Koefia- al centro con gli occhiali, insieme a Camillo Bona, dopo la presentazione di alcuni modelli

Lo scenario che ha accolto la moda abbinata all’ippica in occasione del 134 Derby, è stato lo spazio del Giardino della Moda:  un’ ampia area all’interno dell’affascinante parco  recintato, situato proprio di fronte all’ingresso principale dell’ippodromo che ha fornito all’evento un notevole apporto di stile ed eleganza. La passerella è stata aperta da Camillo Bona – Alta Moda p/e 2017- con circa 30 capi dedicati alla Bellezza e al rigore del bon ton, alla quale si è aggiunto l’apporto offerto dall’Accademia Koefia che con la solita maestria ed eccellenza presenta, nella sua migliore tradizione, 40 couture outfit realizzati dagli studenti del III° anno dove il  bustino, tout cour, è stato riproposto e riaffermato quale protagonista assoluto e adatto per ogni occasione.

Gli stilisti dell’Accademia lo hanno raccontato accompagnato da splendidi pantaloni in tinta,  di ampia e classica struttura; comodo per ogni uso, mentre il bustier è stato giocato nei suoi multiformi  modi, divenendo e riconfermandosi l’oggetto del desiderio più declinato della storia della moda.

Nell’area del Giardino della Moda  hanno trovato ospitalità anche vari operatori del lusso, dell’alta moda, degli accessori e del prêt-à-porter, mentre l’Accademia del Trucco Professionale e gli Spettinati hanno curato le acconciature oltre ad essere stati presenti con un esposizione dal vivo.  Importanti per il  buon successo sono state la Regia di  Filena Ripà e le Musiche di  Carlo Derossi.

Impossibile non riservare spazio all’evento Derby che ha radici profonde nella cultura non soltanto ippica e che anche quest’anno è stato corso nel meraviglioso complesso Capannelle della Via Appia. Di corse e di derby hanno parlato e scritto grandissimi scrittori presentandolo spesso anche quale inamovibile punto di riferimento del nostro immaginario collettivo. La cavalla Andreina, il cui proprietario non ufficiale, si mormorava allora, pare fosse proprio il Re Umberto di Savoia, vinse la prima edizione nel 1884- è bene ricordare che il derby si corre solo a tre anni e quindi una sola volta nella vita di un cavallo, qui sta anche la sua unicità. Da allora questa corsa, nata su una distanza di 2400 metri, ridotti in seguito a 2200, è divenuta quasi un rito imperdibile ed un evento multidisciplinare di grande importanza. L’edizione 2017 sarà ricordata per la vittoria di Mc Mahon infliggendo un notevole distacco agli altri partecipanti. Di lui, nato ed allevato in Italia e di recente venduto ad un magnate giapponese, senza dubbio ne sentiremo delle belle negli anni a venire.

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134^ Derby Italiano. L’arrivo del vincitore Mc Mahon. Da notare il notevole distacco  inflitto agli altri partecipanti.

Il Derby Day  che tutti gli appassionati tanto di cavalli quanto di moda, arte e bellezza amano in assoluto, è considerato irrinunciabile perchè sapientemente mescola nello stesso evento sport ad altissimo livello, internazionalità, stile ed eleganza.

“RISORGI MARCHE” Arte, spettacoli e cultura nel territorio marchigiano colpito dal sisma, proposti, nella prossima estate, dall’attore Neri Marcorè, marchigiano – DOP; “EMOZIONI AL CENTRO” – Una foto da condividere sui social per promuovere il turismo nelle zone terremotate del Centro Italia

Donatello Urbani

L’iniziativa di promuovere l’evento “Emozioni al Centro” è partita dalla Federalberghi ed è lo stesso presidente Bernabò Bocca che lo presenta come : “Un prodotto concepito sul principio della condivisione per la promozione del cuore dell’Italia attraverso una campagna voluta sul principio della condivisione. Vi sono luoghi che conservano un eccezionale appeal e che meritano di essere scoperti”.

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                                           Riviera del Conero: Scorcio caratteristico di una delle più rinomate spiagge marchigiane.

“Ma possono risultare ancora più invitanti” ha proseguito Bernabò Bocca- ”se partecipati dagli stessi visitatori. In qualche modo condividere ciò che è bello e fruibile è un atteggiamento che può diventare virale ed indirettamente può anche contribuire a far intraprendere la strada dello sviluppo. Attraverso questo filmato- abbiamo immaginato un racconto, capace di trasmettere i colori e la bellezza del centro Italia, condividendo a nostra volta l’entusiasmo che spendono ogni giorno i professionisti dell’ospitalità. Saranno i commenti dei comuni turisti ospiti di queste terre ad essere testimonial del loro ritorno alla normalità”. Gli intereventi successivi nel corso della conferenza stampa dei rappresentanti della Federalberghi della provincia di Rieti e delle regioni Abruzzo, Marche ed Umbria hanno affermato la loro partecipazione a questa bella iniziativa affermando, fra l’altro di essere  pronti ad accoglierli sia con un’offerta caratterizzata dalla solita squisita accoglienza sia con programmi  ricchi di straordinarie attrattive turistiche, culturali, sportive e folcloristiche distribuite in tutti i mesi dell’anno. Significative in proposito le iniziative messe in piedi nelle varie  regioni illustrate dai rispettivi presidenti Federalberghi  come per l’Abruzzo, Gianmarco Giovannelli, con gli “Open day: Abruzzo Summer e Abruzzo Winter” e da Walter Pecoraro per la provincia di Rieti che vanno dalla già affermata “Fiera del peperoncino” nel mese di settembre per arrivare a dicembre con una serie di’iniziative tutte improntate a ricordare e dare lustro a “La valle del Primo Presepe”.

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Santuario francescano di Fonte Colombo, ubicato in prossimità della città di Rieti. Tradizione vuole che proprio qui Francesco, rapito dalla forte suggestione del luogo, abbia scritto il “Cantico delle creature”

“Anche per quanto riguarda la ricettività” –  ha proseguito il Presidente Bernabò Bocca” – nel centro Italia vi sono strutture caratterizzate da grande operatività, capaci di soddisfare tutti i segmenti della domanda, italiana e straniera. Nei mesi scorsi Federalberghi ha sollecitato l’intervento delle istituzioni a sostegno del comparto, oggi vogliamo affiancare in modo fattivo gli imprenditori impegnati quotidianamente nella realizzazione di un’offerta competitiva, stimolando l’interesse turistico verso questi territori.” Quanto mai necessari, è stato ricordato, sarebbe la reintroduzione, con criteri nuovi e più funzionali, sostenuta da Federalberghi, dei Buoni Vacanze, già soppressi anni fa dal Governo Monti.

                                                                                                   

Altra importante iniziativa rivolta alla promozione turistica delle Marche è stata proposta dall’attore Neri Marcorè, marchigiano DOP di Porto San Elpidio, che con la collaborazione di colleghi attori, cantanti e uomini di spettacolo ha organizzato, dal 25 giugno al 3 agosto, un calendario di eventi culturali, pubblicato sul sito www.risorgimarche.com  incentrati tutti sul territorio regionale marchigiano ed in particolare sulle località incluse nel cratere sismico.

Emozioni al Centro, in particolare e insieme a tant’altre iniziative promozionali di questi territori, come ricordato in un bellissimo filmato, spot di una prossima campagna pubblicitaria, vuole porre in prima linea il turismo quale elemento indispensabile per una ripresa economica da attuare anche attraverso i filmati, le foto e i commenti dei turisti già ospiti in queste zone, postate sui social ed invitare quelli che si accingono a soggiornarvi a lasciare almeno una foto da condividere con i loro amici di rete in modo da avere una testimonianza diretta sostenuta da  un racconto, capace di trasmettere e condividere sia colori e la bellezza di queste terre, che l’entusiasmo che spendono ogni giorno in favore dei loro clienti questi professionisti dell’ospitalità del Centro Italia.

“La nostra iniziativa è una proposta creativa che invita a condividere le emozioni suscitate dai luoghi – conclude il presidente di Federalberghi – e la via più efficace per proseguire in questa direzione è stata sperimentata attraverso “Emozioni al centro”, lo spot che consegna ai diretti interessati il racconto della bellezza e la godibilità del “cuore dell’Italia”.

Guarda e condividi lo spot, oppure clicca sul link: https://www.facebook.com/emozionialcentro. Scarica tutti i materiali della campagna cliccando o scrivendo questo link nella barra degli indirizzi del tuo brower https://goo.gl/rLJos1

“ARTE DELLA CIVILTA’ ISLAMICA – La collezione al-Sabah, Kuwait” – Le mille e una notte tradotte in oggetti di rara bellezza

E’ lo stesso curatore Giovanni Curatola che ci presenta questa mostra tutta incentrata su “Una civiltà artistica poco conosciuta in occidente che attraverso l’arte diventa un ponte tra oriente e occidente”.

I circa 350 oggetti esposti a Roma alle Scuderie del Quirinale, salve piccole novità, erano presenti anche nelle esposizioni a Firenze nel 1994 e a Milano nel 2010. Valeva la pena esporli nuovamente a Roma? La funzione di una mostra non si esaurisce nella sola esposizione per il semplice appagamento della vista di fronte ad un oggetto sia pure raro e di smisurata bellezza. Ogni oggetto ha una sua storia da raccontare che può essere varia, multiforme e vincolata a doppio filo agli eventi storici delle civiltà che li hanno prodotti. La storia che si narra a Roma è molto diversa da quella fiorentina del 1994 a ridosso del rocambolesco recupero dell’intera collezione, composta da oltre 35.000 pezzi, dopo il trafugamento iracheno a seguito dell’invasione del Kuwait. Tanto diverso quanto originale è stato il messaggio presente nell’esposizione milanese del 2010 poco tempo dopo lo scempio del Buddha  di Bamiyan dove questa magnifica collezione è stata chiamata a testimoniare la civiltà islamica di fronte alla barbarie di sconsiderati integralisti.

 

Vaso in vetro smaltato in policromia decorato con una coppia di fenici in stile cinese e una grande iscrizione in thuluth che recita: “Gloria al nostro Signore, il Re, il Sapiente”. Vetro soffiato, lavorato, smaltato in policromia e dorato; con applicazione di anelli da sospensione. Dimensioni:  cm.27.5×15.8. Arte mamelucca Siria o Egitto, prima metà del XIV secolo d.C. In epoca Mamelucca lo stile epigrafico più apprezzato fu il thuluth (significa 3:1, ovvero il rapporto matematico fra l’estensione delle aste delle lettere e il loro sviluppo orizzontale), molto slanciato e naturalmente elegante. Foto cuortesy dell’Ufficio Stampa

Particolare è anche il messaggio di questa esposizione romana. Innanzi tutto fa propri quelli delle precedenti edizioni, in più vuole gettare nuova e diversa luce sugli usi e costumi dei tanti islamici presenti nella nostra società, molti arrivati a bordo di barconi, in fuga dalle rispettive nazioni perché in guerra o colpite da gravi carestie alimentari. Alle spalle delle loro credenze religiose, dei loro gusti alimentari per arrivare fino al modo di vestirsi vi sono tante civiltà che si sono succedute nel corso dei secoli lasciando ognuna un segno indelebile sui loro saperi. Scopo palese di questa rassegna è quella di riaffermare attraverso l’arte i valori della civiltà islamica, presentati come non molto distanti da quelli occidentali cristiani nella comune osservanza del vivere in armonia con Dio per glorificarlo e la nobile pratica della misericordia verso i meno fortunati. Anche le differenze che emergono,  dall’iconoclastia al non uso di alcoolici, trovano la loro giustificazione tra la proibizione pubblica  e l’ammissione nella sfera privata, come per le raffinate miniature dei codici e la ritrattistica moghul o i pregevoli vini prodotti nella sponda sud del Mediterraneo.

 

Miniatura dipinta su seta con la rappresentazione di una coppia principesca con attendenti, tutti riccamente ingioiellati e con vesti dalle lunghe maniche ricamate in oro e profilate in pelliccia. Dimensioni cm.20×28.3.

Dipinta in policromia su seta. Asia Centrale, inizi del XV secolo d.C. Al centro la coppia regale (spesso identificata come Humay e Humayun, protagonisti di una celebre storia d’amore), riccamente vestita secondo la moda del tempo con lunghe sopravesti o caffetani in seta  con motivi decorativi ricamati in oro. Dipinti di questo genere sono attribuibili alla scuola Timuride Quattrocentesca e sono straordinari esempi della fusione armonica degli stili pittorici islamici, cinesi e centroasiatici. Foto cuortesy dell’Ufficio Stampa

 

Un messaggio etico e sociale che arriva a noi attraverso la bellezza espressa da una collezione d’arte messa insieme  dall’emiro del Kuwait e successivamente donata dallo stesso al suo popolo. La raccolta iniziò nel lontano 1975 quanto Sheikh Nasser Sabah Named al-Sabah, re del Kuwai, mostrò a sua moglie la Sheikha Husah Sabah al-Salem al-Sabah la splendita bottiglia in vetro smaltato, sopra riprodotta, acquistata durante un viaggio. Quel gesto segnò  la costituzione di una delle più importanti collezioni d’arte islamica esistenti al mondo.

Il percorso espositivo si articola in due grandi sezioni. La prima, introdotta dalla numismatica, presenta le varie fasi di sviluppo della civiltà islamica in stretto ordine cronologico. Si parte dalle grandi civiltà preesistenti a quella islamica: quella bizantina, nella parte nord occidentale e la mesopotamica nella parte orientale. A seguire sono presentati i vari mondi islamici: i turchi ottomani nel Mediterraneo, i safavidi nell’Iran  e l’opulento e fiabesco mondo Moghul nell’India.

La seconda sezione è dedicata ai temi e ai modi artistici, dal rigore formale delle categorie, alla fantasia del motivo floreale ripetuto- arabesco- fino alla rappresentazione astratta e realistica della figura umana o animale.

 

Collana d’oro e pendente con incastonati diamanti e un ulteriore grano pendente in smeraldo. Sul vetro smalti champlevé a coprire le cerniere di montaggio della catena; motivi floreali in blu, verde e rosso, sempre in smalto, ornano il retro del pendente. Eseguita in oro e con gemme  con la tecnica kundan; sul retro smalti champlevé. Il grano in smeraldo è stato scolpito, forato e polito con strumenti lapidari Dimensioni: H. 39 cm.; L. 4 cm. (il pendente). India, Deccan, Hyderabad, fine del XVIII secolo. Il kundan è un metodo di lavorazione che pare esclusivo dell’India e attraverso una iper raffinazione dell’oro che viene battuto e talmente purificato da renderlo viscoso ed estremamente duttile a temperatura ambiente. In questa maniera l’oro, pressato sulla pietra, aderisce perfettamente e permette all’artista una libertà d’azione e di creazione uniche. Un’altra caratteristica degna di nota è quella dell’uso degli smalti sull’oro (tecnica complessa e difficilissima da controllare con successo), a impreziosire ulteriormente, attraverso un lavoro di alta qualità artistica, gemme fra le più nobili, quali smeraldi, diamanti e rubini, spesso di ragguardevoli dimensioni. L’oreficeria indiana non solo è preziosa quanto poche altre, ma è un inno alla luce e al colore. Foto cuortesy dell’Ufficio Stampa.

 

Una vera chicca chiude questa interessante rassegna con le opere di oreficeria, in prevalenza indiane che, fra l’altro, costituiscono il vanto dell’intera collezione al-Sabah.

Un nutrito calendario di eventi culturali- musica, incontri e cinema sulla civiltà islamica- accompagnerà questa rassegna, distribuiti lungo tutto l’arco temporale a partire dal prossimo 3 settembre 2015.  Info per incontri e proiezioni su www.palazzoesposizioni.it – per il concerto incluso nel biglietto d’ingresso alle Scuderie del Quirinale del complesso Milagro Acustico Medina Sound del 5 settembre 2015, vedi www.scuderiequirinale.it-

Roma: Scuderie del Quirinale- Via XXIV maggio, n.16 fino al 20 settembre 2015 con orario dalla domenica al venerdi dalle 12,00 alle 20,00, sabato fino alle 23,00. Biglietto d’ingresso intero €.8,00, ridotto €.6,00. Il catalogo, ricco d’immagini ed apporti scientifici è edito da Skira

BAROCCO – Un’identità culturale nazionale riscoperta a Modena e Roma con interessanti iniziative di turismo culturale

Tenuto in disparte per tanti anni dall’intellighenzia nazionale, grazie all’opera svolta da
studiosi francesi ed inglesi – onore al merito-, il Barocco ritorna prepotentemente alla
ribalta della vita culturale italiana rivendicando il ruolo che meritatamente le spetta non
solo come stile artistico, tanto in architettura che nelle arti visive, bensì anche come
simbolo della vita quotidiana specie nelle aggregazioni sociali quali l’organizzazione di
feste popolari e nelle ricorrenze di grandi eventi.

In quest’ultima interpretazione sono state organizzate a Modena le “Notti Barocche” nei
giorni 29-30 e 31 maggio 2015 in occasione della riapertura al pubblico della Galleria
Estense. “Genius Loci” il Granduca Francesco I^ d’Este (1629/1658) che trasferì la
capitale del Granducato da Ferrara a Modena incluse le grandi collezioni d’arte.

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Gian Lorenzo Bernini Ritratto di Francesco I d’Este ©foto Galleria Estense

“NOTTI BAROCCHE”, tiene a precisare Michelina Borsari, Direttore Scientifico della
manifestazione, “sarà una grande festa con musiche, luci, giochi scenici, mostre e grandi
interpreti. La città di Modena mette in scena un omaggio dell’arte contemporanea al busto
di Francesco I e alle meraviglie effimere del barocco. Complessivamente sono oltre 30 gli
appuntamenti previsti, tutti gratuiti Un programma festoso, che rinnova le meraviglie delle
allegrezze estensi con spirito contemporaneo: così la città di Modena celebra la riapertura
della Galleria Estense a tre anni esatti dal terremoto che l’ha profondamente ferita , la
cerimonia inaugurale sarà venerdì 29 maggio ore 18,30.
Mostre, lezioni magistrali, concerti, installazioni di luce e giochi scenici coinvolgeranno per
tre giorni le più rilevanti sedi estensi della città – il Polo Sant’Agostino e il Palazzo Ducale –
coniugando lo sguardo rivolto alla “raffinata ridondanza” dell’epoca barocca con la sua
appropriazione da parte dell’arte contemporanea”.

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Modena: Palazzo dei Musei, sede della Galleria Estense, ©foto Ernesto Tuliozi

Nelle sale della Galleria saranno allestite anche due mostre coordinate  dal titolo
Allegrezze barocche che documentano gli esuberanti spettacoli pubblici  che vanno sotto il
nome di “allegrezze”

LA GALLERIA ESTENSE DI MODENA

Miglior presentazione non può esserci di quella offerta dalla Dott.ssa Sabina Magrini,
Segretario Regionale del Mibact per l’Emilia/Romagna: “Il busto marmoreo di Francesco I
scolpito da Bernini e il suo ritratto su tela dipinto da Velázquez sono simbolo di una delle
più importanti ed antiche Gallerie Nazionali d’Italia: la Galleria Estense di Modena nasce
dalle collezioni d’arte dei Duchi d’Este, arricchite nel corso degli ultimi due secoli da molte
opere d’arte del territorio e dalle collezioni modenesi. Con 609 opere, di cui 327 dipinti, 40
sculture e oltre 50 pezzi mai esposti il museo si presenta oggi pienamente rinnovato, a tre
anni dal sisma che ne causò la chiusura

La Galleria Estense di Modena è uno dei principali musei nazionali italiani, inserito dalla
attuale riforma del MIBACT tra i 20 musei che godranno del regime di autonomia.
Le sue raccolte riflettono in gran parte il gusto collezionistico degli Este, una delle più
longeve dinastie dell’Italia preunitaria. Costituiscono un eccezionale spaccato del
mecenatismo estense dalla Ferrara di Alfonso I (1505-1534) alla Modena di Francesco V
d’Asburgo-Este (1815-1859), con cui si chiude la storia della famiglia ducale.

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Giovan Francesco Barbieri detto il Guercino Venere, Marte e Amore ©foto Galleria Estense

“I gravissimi danni causati dalle scosse sismiche del maggio 2012,”  dice il Sindaco di
Modena Gian Carlo Muzzarelli, “in particolare da quella del 29 maggio, alla città ed alla
Regione, non hanno risparmiato le strutture murarie della Galleria Estense, tanto che ne
hanno imposto la sua chiusura e l’esecuzione di importanti lavori di messa in sicurezza
strutturali. Una volta completati questi interventi, realizzati con fondi del Ministero dei Beni
e delle Attività Culturali e del Turismo, il riallestimento del museo, che ha richiesto una
revisione generale e un nuovo assetto delle opere, è stato condotto dall’ex
Soprintendenza ai Beni Storico Artistici di Modena e Reggio Emilia. La sua riapertura al
pubblico è stata accolta come il simbolo di rinascita della città e ci auguriamo sia
altrettanto per la nazione che risorge dalla grave crisi economica degli ultimi anni”.

Particolari pacchetti turistici convenzionati con  albergatori, ristoratori, tassisti e tutte le
strutture turistiche e culturali della città sono offerti ai visitatori a prezzi speciali e fissi.
“Preparatevi alla meraviglia”, recita il logos dell’intera manifestazione. Perché non
crederci?

Infoline per maggiori notizie: www.galleriaestense.org e www.nottibarocche.it

ROMA-  FESTE BAROCCHE  “Per inciso” Immagini della festa a Roma nelle stampe
del Seicento

La città di Roma vanta l’aver dato i natali al Barocco ed aver lasciato cadere nel vuoto il
ritorno in auge di questo importante stile artistico, che è anche stile di vita presente per un
lungo tempo nella città, sarebbe stato un vero peccato capitale. Ricordarlo con una
rassegna, come avviene nelle sale di Palazzo Braschi, è augurabile sia solo la prima di
tant’altre iniziative turistiche/culturali che ripropongano quanto vissuto in città in altre
epoca.

Scrivono i curatori della mostra: “Una festa può ammaliare e stupire anche se priva di
colore? Sì, se parliamo di feste orchestrate da abili registi e scenografi, architetti fantasiosi
e pittori, musicisti e poeti, come accadeva nel Seicento a Roma.

È la festa barocca, il gran teatro delle arti e della finzione, con apparati effimeri che
simulano montagne e nascondono facciate di chiese e di palazzi; cortei che si snodano
nelle pieghe della città antica e raccolgono consensi e applausi a scena aperta. Con canti
e litanie, maschere in carrozza e cavalli berberi lanciati all’impazzata lungo il Corso,
durante il Carnevale.

Ma per diffondere le immagini di quei tripudi di folla e di colore, per amplificarne nei secoli
il suono e le preghiere si producevano stampe calcografiche, come fogli di giornale o
cronache illustrate in tirature importanti, degne degli eventi che si andava a immortalare.
E quelle stampe in bianco e nero non toglievano nulla alla ricchezza dei toni della festa né
al suo clamore, perché nel minimo dettaglio inciso dall’artista, nel nero del solco scavato
nella lastra e inchiostrato ad arte, scorreva tutta l’euforia della festa, si ritrovava lo spirito
del luogo e degli accadimenti; forse perfino il suono, tanta era la grazia nel riprodurre i
gesti e le sembianze della folla e la bellezza di una stoffa appesa a una finestra in segno
di allegria e di omaggio ai passanti”.

Il percorso espositivo si articola in cinque sezioni all’interno di altrettante sale espositive
nelle quali sono posti in risalto i temi principali delle occasioni di festa a Roma nel
Seicento.

La prima sezione che ha per titolo “Cavalcate e possessi”: ci presenta le cerimonie
pubbliche legate all’elezione del nuovo pontefice che,  in qualità di vescovo di Roma,
prendeva possesso della Basilica di San Giovanni in Laterano attraversando la città a
cavallo lungo un percorso che da San Pietro passava per il Campidoglio, il Foro Romano e
il Colosseo, secondo un’antica usanza tuttora  praticata dai pontefici neoeletti, sia pure in
autovettura.

“Cortei e apparati funebri” è il titolo della seconda sezione che pone in risalto come  la
manifestazione del potere prenda forma in occasione della morte. Anche la morte di altre
personalità importanti impegna grandi artisti del calibro di Gian Lorenzo Bernini nella
progettazione e  costruzione di scenografici catafalchi nelle chiese

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Roma: Chiesa di Santa Maria dell’Orto- Via Anicia. Cerimonia di accensione della macchina delle
Quarant’ore nel giorno del Giovedi Santo 2015. Apparato seicentesco. Foto courtesy Donatello Urbani.

Immagine fuori rassegna.

La sezione “Carnevale e Quarantore” sottolinea il forte legame tra religiosità e spettacolo a
Roma in occasione sia di un evento profano quale il carnevale, il più seguito ed amato dal
popolo, che di uno religioso quale quello della cerimonia delle Quarantore, che tutt’oggi
trova spazio nella vita religiosa cittadina. Una cerimonia questa che trova tutt’ora la sua
validità, oltre la numerosa presenza di turisti e fedeli, in una pausa di silenzio e
meditazione contrapposti alla convulsa quotidianità vissuta in perfetta unione con il rumore
incessante delle strade intasate dal traffico cittadino.
La sezione successiva presenta le “Feste religiose”  in una città trasformata – come
scrivono i curatori “in set cinematografico. Piazze, fontane, palazzi storici agiscono da
quinte prospettiche per apparati di grande effetto, pensati appositamente da architetti e
pittori per stupire il pubblico con la grande professionalità di maestranze d’eccellenza,
esattamente come avviene per le riprese di un film.  Canti e litanie che si intrecciano con i
colori e le forme di una scena urbana abbellita per l’occasione, spesso suggerendo
soluzioni architettoniche che nel tempo, sarebbero poi state realizzate”.

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Spettacolo pirotecnico a Castel Sant’Angelo battezzato “Girandola”. Riproposto  tutt’oggi in date non fisse.

Foto courtesy Donatello Urbani

Chiude il percorso la quinta sezione  dal titolo “Altre occasioni di festa”. Le illustrazioni
raccontano la Roma seicentesca come teatro della Storia. Eventi storici o semplici
ricevimenti tra nobili,  giustifica il pretesto per essere immortalato. Così apparizioni
esotiche di ambasciatori dal Siam, fuochi d’artificio e processioni offrono soggetto ed
ispirazione ai maestri incisori. Interessante è l’annotazione dei curatori che scrivono:

“Roma nel Seicento scandisce il tempo della storia dettandone il ritmo. E legittimando agli
occhi delle grandi potenze mondiali ogni accadimento per il semplice fatto di essere
andato in scena a Roma”.

Catalogo per Editoriale Artemide a cura di Simonetta Tozzi.

Roma –  Museo di Roma Palazzo Braschi – Ingressi da P.za Navona n.2 o da P.za San
Pantaleo, n.10. Fino al 26 luglio 2015. Dal martedi alla domenica con orario dalle 10,00
alle 19,00. Biglietti d’ingresso per residente integrato Museo e Mostra intero €.10,00 –
ridotto €.8,00. Non residente Biglietto integrato Museo e Mostra intero €.11,00- ridotto
€.9,00. Gratuito per le categorie previste dalla tariffazione vigente. Info: Tel.06 06 08 –

www.museodiroma.it – www.museiincomuneroma.it – www.zetema.it  

ROMA – Mostra a Palazzo Cipolla “Barocco a Roma – La meraviglia delle arti” .-
Indubbio è l’impatto scenografico che offre al visitatore questa mostra, anche per il gran
numero delle opere esposte, circa 200. Il rovescio della medaglia  è offerto  dai contenuti
trattati che sono decisamente inferiori delle due precedenti rassegne sopra descritte.
Troppi i temi trattati solo marginalmente ed alcuni, fra i più importanti, completamente
ignorati quale quello della socializzazione nella popolazione romana negli anni di maggior
splendore e le ricadute storiche sulle nazioni europee specie nelle cerimonie pubbliche.
La mostra presenta dipinti, sculture, disegni, medaglie e oggetti tutti contestualizzati, come
scrivono i curatori: “ in uno spazio visivo ispirato alle inquiete architetture del Borromini.
Tra le opere più ricercate troviamo il disegno riferibile a Ciro Ferri tratto dagli affreschi di
Pietro da Cortona per palazzo Pamphilj a piazza Navona e il Contro-progetto del
colonnato di piazza San Pietro di Gian Lorenzo Bernini. Si possono ammirare anche i
bozzetti del Bernini per le statue di ponte Sant’Angelo e per l’Estasi di Santa Teresa
(provenienti dal Museo Statale Ermitage di San Pietroburgo); il prezioso arazzo Mosè
bambino calpesta la corona del faraone su cartone di Nicolas Poussin e Charles Le Brun
proveniente dal Mobilier National di Parigi) nonché disegni progettuali di Francesco
Borromini e Pietro da Cortona.

img_manifattura_gobelins_mose_bambino

Manifattura dei Gobelins  Nicolas Poussin e Charles Le Brun (da)  Mosè bambino calpesta la corona del
faraone  1680-1685 ca.  Lana, seta e oro  Parigi, Mobilier National et Manufactures des Gobelins, de
Beauvais et de la Savonnerie

L’esposizione si articola in quattro sezioni:

La prima sezione, “Le radici del Barocco”,  introduce il tema degli affetti e dell’estasi
attraverso le opere dei maggiori esponenti del periodo presenti a Roma
La seconda sezione, “L’estetica barocca sotto Urbano VIII”, è dedicata al rapporto fra
Urbano VIII e l’estetica barocca nel suo pontificato, come la realizzazione di palazzo
Barberini ed il Baldacchino di San Pietro. Viene inoltre posta in rilievo la presenza di
grandi artisti stranieri a Roma – Poussin, Lorrain, Vouet e Van Dyck – che definiranno
ancor meglio le caratteristiche del movimento artistico.
La terza sezione, “Teatralità e scenografia nell’arte di metà secolo”, presenta disegni,
bozzetti, dipinti e medaglie che testimoniano come la città di Roma, dal punto di vista
urbanistico-architettonico e ornamentale,  sia la capitale del Barocco, modello inarrivabile
per tutta Europa.
La quarta sezione, “Il paesaggio e il grande spettacolo della natura”, affronta il tema del
paesaggio come genere pittorico, dove l’azione umana diviene di secondaria importanza
rispetto alla rappresentazione della natura.

Roma, Fondazione Roma Museo – Palazzo Cipolla Via del Corso, 320 fino al 26 luglio
2015 Orari lunedì ore 15.00/20.00 dal martedì al giovedì e domenica ore 10.00/20.00
venerdì e sabato 10.00/21.30 Informazioni e prenotazioni Tel. 06 22761260
www.mostrabaroccoroma.it  www.fondazioneromamuseo.it

 

Donatello Urbani

ROMA – SCULTURE PREZIOSE – Oreficeria sacra nel Lazio dal XIII al XVIII secolo

Arte e fede, in mostra al Braccio di Carlo Magno, accompagnano i visitatori e i pellegrini in Piazza San Pietro.

Così scrivono i curatori nella presentazione di questa mostra: “Le memorie della fede che la Chiesa custodisce sono un lascito inestimabile di civiltà e di storia, i Musei Vaticani e la Soprintendenza per i Beni Storici Artistici ed Etnoantropologici del Lazio, quali enti preposti alla tutela del patrimonio storico-artistico, si sono alleati per un obiettivo che è allo stesso tempo culturale ed etico: rendere omaggio e far conoscere la bellezza di quel mirabile “museo diffuso” che è l’orgoglio del territorio laziale”.

Oreficeria Franco/Angioina, prima metà secolo XIV  Base di croce (o di reliquiario)  con Fuga in Egitto.  Argento fuso, sbalzato  e cesellato; smalti traslucidi  Gaeta, Museo Diocesano Foto ©Soprintendenza per i Beni Storici Artistici ed Etnoantropologici del Lazio.

Preziose sculture in argento, bronzo e rame dorati con gemme incastonate, opere in gran parte sconosciute perché custodite in sacrestie oppure conservate in raccolte diocesane, in Abbazie e istituti religiosi, sono i testimoni di fede, di arte e di grande munificenza di committenti sia religiosi che laici.

Statue, reliquiari tanto in forme antropomorfe (busti, teste, bracci) che a croce, così come ostensori, croci processionali, vasi sacri e suppellettili,  le cui decorazioni privilegiano il rilievo e la microscultura figurativa, tutti realizzati in un arco temporale dal XIII al XVIII secolo, forniscono un significativo spaccato sia dei gusti artistici sia  delle arti preziose locali spesso influenzate anche da opere provenienti da culture e terre lontane non solo geograficamente.

Fantino Taglietti (Roma 1574-post 1649) Statua equestre di Sant’Ambrogio martire, firmata  e datata 1641 Argento fuso e cesellato  Ferentino, Concattedrale dei Santi Giovanni e Paolo Foto© Soprintendenza per i Beni Storici Artistici ed Etnoantropologici del Lazio

Così la scelta delle oltre cento opere ha privilegiato la grande qualità nell’intento di mettere in luce l’operato di grandi artefici, talvolta anonimi, ma sempre all’altezza d’interpretare, in chiave ridotta, le istanze della grande cultura figurativa della loro epoca.

Il percorso espositivo si apre con la statua equestre di S. Ambrogio martire in argento fuso e cesellato proveniente dalla Concattedrale di Ferentino, vero capolavoro dell’oreficeria seicentesca, per proseguire con la presentazione di opere che hanno privilegiato sia le ricerche storiche che agiografiche, artistiche, iconografiche, etnologiche, con l’intento, come scrivono i curatori, “di evidenziare la complessa funzione cultuale di quegli oggetti nei luoghi per i quali sono stati creati e dove, al di là del loro valore artistico, ancora viene loro riconosciuto un profondo significato religioso e storico. E’ incredibile e commovente accorgersi di quanta prodigiosa bellezza abiti ancora i luoghi nascosti dell’Italia profonda. Questa mostra desidera sottolineare l’intensa azione di tutela e di studio da parte degli enti preposti e stimolare l’interesse di un pubblico più vasto per una migliore conoscenza dei capolavori esposti e dell’intero splendido territorio dal quale provengono”.

E’ disponibile una guida breve, strumento utilissimo ed indispensabile per una visitaapprofondita alla mostra, edita da Edizioni Musei Vaticani – pag.112 costo €.16,00 in mostra, in copertina €.19,00-, ricca di immagini, tutte a colori. Roma – Piazza San Pietro – Braccio di Carlo Magno. Fino al 30 giugno 2015 con accesso gratuito.

Orari di apertura: lunedì-venerdì dalle ore 9,30 alle 17,30 – mercoledì dalle 13,30 alle 17,30 – sabato ore 10-17 domenica e festività vaticane chiusa. – Info: Tel. 06 69884095

Donatello Urbani

I LUOGHI DI MONTI

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