Alfabeti Riflessi – Arte e scrittura oltre i confini – Mostra nella Villa Torlonia, Dipendenza della Casina delle Civette fino al 16 gennaio 2022

Donatello Urbani

Arte e scrittura hanno da sempre camminato in parallelo; così le 26 opere, esposte nella Dipendenza della Casina delle Civette, Musei di Villa Torlonia, nate dalla collaborazione di artisti di differenti paesi, testimoniano la ricerca di un linguaggio comune sull’arte incisoria che superi i confini nazionali.  Tema comune su cui hanno lavorato i 24 artisti provenienti da differenti paesi, è il frutto di un lavoro corale basato sulla scrittura dove la cultura e le differenti visioni hanno potuto confrontarsi e trovare un linguaggio comune nella sperimentazione dell’arte incisoria. Le 26 opere realizzate a quattro mani, come scrivono i curatori, “racchiudono tutte una doppia identità creativa. La calligrafia araba, realizzata da Usama Saad, artista italo-egiziano,  è stata utilizzata come quinta simbolica che accoglie la spiccata individualità con cui le artiste provenienti dal Bangladesh, Canada, Cina, Finlandia, Iran, Italia, Polonia, Tunisia e USA sono intervenute con proprie tecniche, stili e alfabeti diversi. L’iniziativa testimonia quanto una comunità artistica – che accoglie al suo interno mondi diversi e una prassi artistica collaborativa – possa contribuire al superamento della paura del confronto con qualcosa di stilisticamente e umanamente diverso, e creare così una visione del fare comunicazione creativa aperta al dialogo e capace di leggere la contemporaneità”.

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Stefania Fabrizi e Usama Saad-“AGON”- in greco antico é lotta da cui deriva agonismo – Susanna Doccioli Usama Saad- “Tar-Verso”

L’esposizione, realizzata dall’Associazione Culturale Stamperia Ripa 69, è a cura di Ursula Bonetti e Usama Saad,  e verrà corredata da una serie di attività didattiche dedicate alle diverse tecniche di arte incisoria, tra cui laboratori per bambini e per adulti.

Roma, via Nomentana, 70 – Musei di Villa Torlonia – Dipendenza della Casina delle Civette fino al 16 gennaio 2022. Con orario: martedì – domenica ore 9.00-19.00; 24 e 31 dicembre 9.00-14.00. Ultimo ingresso un’ora prima della chiusura; giorni di chiusura: lunedì, 1 gennaio Info: 060608 (tutti i giorni ore 9.00 -19.00); www.museivillatorlonia.it; www.museiincomuneroma.it. Ingresso gratuito per i possessori della MIC Card.  In ottemperanza a quanto stabilito dal Decreto Legge del 23 luglio 2021, n. 105, l’ingresso al Museo sarà consentito esclusivamente ai soggetti muniti di Green Pass.

 

 

Nuovo Allestimento delle sale del Cinquecento nella Galleria Nazionale d’Arte Antica di Palazzo Barberini

Redazione – Foto courtesy dell’Ufficio stampa Maria Bonmassar

Le sale interessate – dal n.12 al n.18 – da questa bella, quanto indispensabile, iniziativa, si trovano tutte al piano nobile, ala nord, di Palazzo Barberini e concludono i lavori di riqualificazione iniziati nel 2017 con il riallestimento dell’Ala Sud e continuato con le sale del Seicento nel 2019. L’intento è stato quello, come affermato dai curatori, Flaminia Gennari Santori con Maurizia Cicconi e Michele Di Monte, di “restituire al pubblico un percorso organico e facilmente leggibile, in una struttura espositiva narrativa che metta in risalto anche la storia del palazzo e delle sue collezioni. Il rinnovamento delle sale ha interessato le strutture architettoniche, l’impianto d’illuminazione, la grafica e gli apparati didattici, con nuovi pannelli esplicativi e didascalie ragionate. Le 42 opere appartenenti alle collezioni delle Gallerie Nazionali di Arte Antica a cui si aggiungono una serie di prestiti temporanei da collezioni pubbliche e private, sono disposte secondo una migliore visibilità che integra e coordina un ordine cronologico-geografico con momenti tematici e approfondimenti monografici. Molto intenso in questi mesi il lavoro del laboratorio di restauro del museo che ha analizzato tutte le opere, sottoponendo alcune di esse a lavori di natura conservativa o di restauro. Il nuovo percorso prevede l’ingresso dall’atrio Bernini dove ad accogliere il visitatore è la monumentale Velata di Antonio Corradini. Scolpita nel 1743 durante il soggiorno romano dell’artista, la Vestale è avvolta in un velo impalpabile, simbolo della pudicizia e della castità richieste per il sacro ruolo di sacerdotessa del fuoco di Vesta, che fa trasparire le forme sottostanti. Nella mano sinistra regge il setaccio che, con l’aiuto della dea, le permise di raccogliere le acque del Tevere, scampando la morte”.

Palazzo Barberini - Andrea del Sarta - Sacra Famiglia

                                                                                       Andrea del Sarto: “Sacra Famiglia”

La prima opera del percorso espositivo è Il Galata, scultura romana antica appartenente alla collezione Barberini: una scelta emblematica per sottolineare come il percorso di visita includa anche la storia del Palazzo e dei suoi proprietari. La statua, nel suo attuale aspetto, è in realtà il frutto di un esteso rifacimento-voluto probabilmente dagli stessi Barberini-condotto su una scultura mutila romana del I secolo d. C., derivata a sua volta da un gruppo monumentale ellenistico databile alla prima metà del II secolo a. C. Nella sala 12, Tradizione e devozione, la Sacra Famiglia di Andrea del Sarto è accompagnata da opere con lo stesso soggetto: la Madonna con Bambino e san Giovannino del Beccafumi, la Sacra Famiglia di Perin del Vaga e la Madonna Hertz di Giulio Romano.

Palazzo Barberini - Sposalizio di Santa Caterina

                                                                 Lorenzo Lotto – “Matrimonio mistico di Santa Caterina”

La sala 13, dedicata interamente a Lorenzo Lotto, ospita il Matrimonio mistico di Santa Caterina con vari santi. Accompagnano il dipinto due cofanetti “in pastiglia” di ambito veneto-ferrarese degli inizi del XVI secolo. A seguire, la sala 14 si focalizza sulla pittura ferrarese, con opere di Garofaloe Dosso Dossi, mentre la sala 15 è dedicata al Cinquecento senese, con i lavori di Marco Bigio, Girolamo Genga e del Sodoma. La sala 16, dal titolo Lo sguardo del Rinascimento, approfondisce il genere del ritratto, qui ritroviamo alcune delle opere più celebri delle Gallerie Nazionali, dalla Fornarina di Raffaello al Ritratto di Stefano IV Colonna del Bronzino, dalla Maria Maddalena di Piero di Cosimo all’Enrico VIII attribuito a Hans Holbein, insieme ai ritratti di Niccolò dell’Abate, di Quentin Metsys e di Bartolomeo Veneto.

Palazzo Barberini - Sodoma - Le tre parche

                                                                                            Sodoma: “Le Tre Pareche”

Proseguendo per la sala 17, dedicata alla pittura della Maniera centro-italiana, è stato recuperato dal deposito del Museo Statale di Arezzo, la grande pala di Giorgio Vasari e bottega con l’Allegoria dell’Immacolata concezione, eccezionalmente esposta prima di essere sottoposta a delicati interventi di restauro. Al termine dei quali l’opera verrà riallestita affiancando quelle del Maestro della Madonna di Manchester, del seguace di Maarten van Heemskerck, di Daniele da Volterra, di Jacopino del Conte, di Francesco Salviati e di Pierino da Vinci.

Palazzo Barberini - Raffaello Sanzio . Fornarina

                                                                                      Raffaello Sanzio: “Fornarina”

Il percorso si conclude nella sala 18, la Sala Sacchi, detta anche della Divina Sapienza: qui, come a volerne rievocare la rilevante funzione originaria di massima rappresentanza simbolica degli appartamenti del Principe Taddeo Barberini, le opere esposte sono destinate a illustrare e a presentare i protagonisti della famiglia Barberini, con i ritratti dipinti e scolpiti di Urbano VIII e dei suoi nipoti realizzati da Gian Lorenzo Bernini, Giuliano Finelli, Lorenzo Ottoni. Al centro della sala, i due Globi della sfera celeste e terrestre di Matthäus Greuter, che evocano, pur non essendo certa la provenienza, lo spiccato interesse dei Barberini per gli oggetti legati alle nuove discipline ottiche, fisiche, astronomiche e, nella fattispecie, cartografiche.

Palazzo Barberini - Gianlorenzo Bernini - Ritratto di Urbano VIII Barberini

                                                                      Gian Lorenzo Bernini: “Papa Urbano VIII Barberini”

Attività didattiche: dal 10 ottobre al 21 novembre 2021 e dal 3 aprile al 29 maggio 2022, ogni domenica alle ore 11.00, in programma i laboratori didattici. Massimo 10 partecipanti. Attività gratuita su prenotazione obbligatoria all’indirizzo didattica@siparte.net. Biglietto ridotto con tariffa speciale a 6 euro per gli accompagnatori.

INFORMAZIONI: -www.barberinicorsini.org| -

STATUAE VIVAE – Mostra fotografica di Sergio Visciano al Museo Nazionale Romano – Palazzo Altemps dal 2 ottobre al 1° novembre 2021

La mitologia classica é tutt’ora presente fra noi? La risposta si può trovare nella mostra fotografica sulla statuaria classica che racconta il mito, la  memoria e cultura attraverso uno sguardo contemporaneo.  I corpi nudi delle statue che Sergio Visciano propone nelle sue fotografie sembrano muoversi tra chiaroscuri e luci psichedeliche.

Niobide.MuseoNazionaleRomano.Palazzo Massimo©SergioVisciano

                                                                                    Niobe – Museo Nazionale Romano di Palazzo Massimo

Ventitré immagini che interpretano alcuni capolavori dell’arte classica appartenenti alle collezioni del Museo Nazionale Romano, ma anche dei Musei Capitolini, del Museo Archeologico Nazionale di Napoli, del Museo Archeologico dei Campi Flegrei nel Castello di Baia e di Palazzo Mattei di Giove a Roma. Il progetto è risultato tra i vincitori della manifestazione di interesse indetta dal Museo Nazionale Romano a marzo 2020, nell’ambito del progetto “Archeologia e Fotografia”, con l’obiettivo di far conoscere il patrimonio archeologico italiano e straniero attraverso il linguaggio fotografico.

Afrodite Anadiomene.MuseoNazionaleRomano.TermediDiocleziano©SergioVisciano

                                                       Afrodite Anadiomene – Museo Nazionale Romano alle Terme di Diocleziano

Spiega il Direttore del Museo Nazionale Romano Stéphane Verger: “Con la mostra Statuae Vivae di Sergio Visciano si inaugura la prima mostra fotografica del progetto “Archeologia e Fotografia” del Museo Nazionale Romano. Il progetto è nato per promuovere il patrimonio archeologico attraverso il linguaggio universale della fotografia. Inoltre, il legame tra le opere e le immagini consente di rafforzare la relazione che esiste tra il Museo, il territorio in cui si inserisce e la creatività contemporanea. La mostra trova, quindi, nella sede di Palazzo Altemps la cornice ideale per un racconto visivo dedicato alla scultura antica, ponendosi in costante dialogo con le opere delle collezioni nobiliari qui conservate”.

Doriforo.MuseoArcheologicoNazionalediNapoli©SergioVisciano

                                                                       Doriforo (portatore di lancia) – Museo Archeologico Nazionale di Napoli

Un viaggio fotografico, come scrivono i curatori, “tra passato e presente, avvenuto in luoghi che ospitano opere antiche di incomparabile valore e bellezza. Il primo corpo del lavoro, iniziato tra il 2006 e il 2007, è stato realizzato tra Roma, Napoli e Baia. Si è andato così a costituire un primo nucleo di opere che sono state esposte nel 2011 presso la Reggia di Colorno, nell’ambito del Festival ColornoPhotolife, poi successivamente, nel 2018, il progetto ha visto l’ospitalità del Museo Archeologico dei Campi Flegrei nel castello di Baia, nella cui cornice si è andato ad inserire, con un allestimento site specific sia all’interno che nelle logge esterne. La serie fotografica nasce dall’idea di valorizzare la statuaria classica presente nei più importanti musei archeologici del territorio nazionale, parte integrante dell’immaginario collettivo sull’antichità, sulla bellezza, sulla classicità. Con l’intento di creare una forte connessione tra l’opera d’arte e lo spettatore, si intendono valorizzare l’essenza dell’opera statuaria ed il proprio intrinseco messaggio che va oltre il tempo ed il contesto storico in cui è stata realizzata. Prendendo spunto dalla serie Mediterraneo del celebre fotografo Mimmo Jodice, in Statue Vivae Sergio Visciano osserva la luce che nelle diverse ore del giorno colpisce le statue e, utilizzando una tecnica di mosso in ripresa e una successiva rielaborazione digitale, realizza le sue foto. Lavora, in particolare, sull’addizione di elementi cromatici creando raffigurazioni in cui il colore diventa segno espressivo. L’osservazione che il fotografo fa delle sculture mette l’accento su un particolare gesto, una movenza, uno sguardo, con il fine ultimo di rendere l’opera viva”. “I diversi colori che ho utilizzato vogliono sottolineare lo “spirito” di ogni statua, esaltarne la forza o la dolcezza, la seduttività o la timidezza. Le sculture degli dei dell’Olimpo, oltre alla bellezza, raccontano il mito e la storia dell’Occidente, per questo ne sono stato affascinato e ho reputato necessario catturarli con la mia lente fotografica e rielaborare poi le immagini in chiave contemporanea. Questi miti, questi dei, sono ancora tra noi, e sono parte di noi, della nostra storia”, racconta Sergio Visciano. Le immagini del passato e la classicità sono quindi reinterpretate in chiave contemporanea e allestite nella sala delle esposizioni temporanee al primo piano del Museo Nazionale Romano di Palazzo Altemps. Le ventitré immagini sono incorniciate da grandi strutture di ferro di modulo triangolare, che creano così un gioco di prospettive e suggestioni. La disposizione delle immagini concede al visitatore il tempo e lo spazio di riflessione, offrendo anche un effetto sorpresa nello scoprire le immagini del mito rese vive dall’occhio del fotografo. “Con Statuae Vivae Sergio Visciano reinterpreta la scultura classica e, con l’aggiunta di colore e movimento, dà vita a personaggi pulsanti che travalicano la classicità per diventare contenuti universali e morali,” afferma la curatrice Paola Riccardi.

Roma – Palazzo Altemps – Museo Nazionale Romano Piazza di Sant’Apollinare, 46 – 00186 Roma Orari: dal martedì al venerdì dalle 14.00 alle 19.45; sabato e la domenica dalle 10.30 alle 19.45. Titolo della mostra: Statuae Vivae Autore: Sergio Visciano Informazioni: https://museonazionaleromano.beniculturali.it/  L’ingresso sarà consentito solo ai possessori del Green Pass o di una certificazione equivalente.

Sardegna: Isola Megalitica – Un mondo in evoluzione che non dimentica le sue origini.

Mariagrazia Fiorentino

Mostra presente in quattro grandi Musei per un progetto paneuropeo. Berlino, San Pietroburgo, Salonicco e Napoli sono le tappe di un evento internazionale dedicato alle antichissime culture megalitiche della Sardegna, compresa quella nuragica, per la prima volta al centro dell’attenzione internazionale.

Il Ministro  della Cultura On.le Dario Franceschini, nel suo intervento sottolinea che “…si tratta di una grande iniziativa, un segnale concreto per riaprire… C’é un grande interesse per la cultura, per un turismo colto, intelligente e di qualità….”La Regione Autonoma della Sardegna, proseguendo il progetto pluriennale di Heritage Tourism, finanziato dall’Unione Europea e dedicato all’archeologia, vuole individuare un canale turistico che affianchi quello estivo allestendo un grande evento espositivo che vuole evidenziare le grandi civiltà megalitiche nate e sviluppatesi nell’isola e testimoniate da oltre 7mila siti archeologici e una moltitudine di prestigiosi reperti quali l’eccezionale prestito del Museo Nazionale di Cagliari di uno dei Guerrieri di Mont’e Prama.

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Le antichissime culture megalitiche della Sardegna e in particolare la cultura Nuragica a partire da luglio saranno al centro, per la prima volta, di un incredibile evento internazionale, che toccherà a partire dal 30 giugno 2021 fino a settembre del 2022  quattro importanti città europee e i loro prestigiosi musei, rivelando al pubblico storie e testimonianze materiali, paesaggi e civiltà affascinanti e uniche, per molti versi ancora avvolte nelle nebbie della ricerca.

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Riflettori puntati, come scrivono i curatori: “…sulle sepolture delle “domus de janas”diepoca neolitica ed eneolitica e sulle iconicheriproduzioni statuarie di “deemadri”,talvolta veri e propri capolavori artistici; sulle incredibiliarchitetturedei nuraghi che hanno caratterizzato l’Età del Bronzo nell’Isola e sullecosiddette“tombe di giganti”; sui contatti tra civiltà lontane e suglieccezionalibronzetti nuragici raffiguranti donne, uomini, guerrieri eanimali; su spade votive, modellini di edifici e di navi e sugli incredibili,monumentaliGuerrieri di Mont’e Prama: autorappresentazione di unpassato mitico riferito all’apogeo dell’Età nuragica,ma in piena Età delFerro…..”

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E’ la prima iniziativa importante post covid 19 per il nostro paese, prima tappa Berlino Museo Nazionale per la Preistoria e Protostoria (dal 30/06/21 al30/09/21); a seguire, Museo Statale Ermitage di San Pietroburgo (dal 19/10/21 al 16/01/22); Museo Archeologico Nazionale di Salonicco (dall’11/02/22 al 15/05/22); ed infine Napoli MANN MuseoArcheologico Nazionale (dal 10/06/22 all’11/09/22) che ospiterà questo evento nel prestigioso salone della meridiana e nei tre grandi giardini all’aperto per offrire ai visitatori… “un quadro completo per conoscere meglio questa regione”, come affermato dal Direttore del Museo MANN Dott. Paolo Giulierini.

Il catalogo che accompagnerà la mostra é una coedizione Skira / Il Cigno GG Edizioni e pubblicato in 5 lingue: italiano, inglese, tedesco, russo e greco.

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Il percorso espositivo inizia dal periodo recente e finale del Neolitico, quando si diffondono le”domus de janas”scavate nella roccia, ovvero in lingua sarda le “case delle fate odelle streghe” – in diversi casi successivamente monumentalizzate in facciata – oquando sidiffondono i dolmen e poi, in Età del Rame, quindi nel cuore della civiltà nuragica, vero simbolo dell’unicitàdella Sardegna. Nello stesso contesto, ispirati al megalitismo, sono anche gli edifici legati al campofunerario e i luoghi di culto, pur con tutti i mutamenti della religiosità che si possonosupporre nell’ampia fase nuragica. Le “tombe di giganti”, così chiamate a livello popolare a causa delle imponentidimensioni,che nell’immaginario venivano collegate al gigantismo dei defunti,erano in realtà sepolture comunitarie ospitanti anche centinaia di individui econnesse forse al culto degli antenati, davanti alle quali venivano praticati rituali eofferte, spesso al cospetto della rappresentazione di divinità (betili). Allo stesso modo anchei luoghi di culto e i santuarisi articolano in numerosetipologie edilizie tutte improntate al megalitismo:tempi a pozzo, fonti sacre e templia megaronsono diffusi in tutta la Sardegna a partire dal Bronzo Recente e spesso ledifferenti tipologie coesistono all’interno dello stesso complesso.

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La religiosità delle genti nuragiche è qui rappresentata al suo massimo gradodall’enorme numero diex voto figurati in bronzo- i cosiddetti “bronzetti” di cui lamostra darà conto con alcuni reperti di grandissimo interesse- che riproduconofigure umane, maschili e femminili nei diversi ruoli della società, ma anche animali,oggetti e persino edifici. Proprio la produzione della bronzistica figurata offre unospaccato vivace della società nuragica, del vestiario, della gestualità, delle armi,dei sistemi alimentari; mentre la presenza dicollane e vaghi in ambra, rinvenutinegli scavi degli ultimi trent’anni in tanti santuari della Sardegna,testimonia stretticollegamentidell’Isola non solo con il mondo mediterraneo,ma anche con lereticommerciali e culturali della Penisola e dell’Europa centrale.

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Anche nell’Età del Ferro (I millennio a.C.), in una società in cui si sono profondamentemodificate le dinamiche sociali, economiche e costruttive, i nuraghi, pur non edificatida vari secoli, continuano a essere centrali nell’immaginario collettivoquale simbolodi unpassato mitico in cui tutta la popolazione dell’Isola si riconosce. Finito il tempo degli ingegnosi e arditi costruttori di torri nuragiche, si diffondonodunque leminiature di tali edifici, in pietra, ceramica, bronzoe anche in materialideperibili, utilizzate probabilmente come altari in rituali collettivie rinvenuti infatti alcentro di edifici megalitici intesi come “capanne delle riunioni”.

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È questo il momento in cui alcuni gruppi emergono sugli altri e si formano le prime aristocrazie. A Mont’e Prama una di queste si autorappresenta e si autocelebra con un complesso scultoreo unico nel suo genere, composto da quasi 40 imponenti statue in pietra di Guerrieri, Arcieri e Pugilatori, oltre a modelli di nuraghe e betili.Per la nuova società, il tempo lontano degli eroi era oggetto di venerazione e di richiamo identitario.

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Un dato tuttavia è certo: la civiltà nuragica era ormai al tramonto. Nonostante questo, il suo retaggio continuerà ad essere leggibile attraverso i secoli, malgrado il mutare dell’orizzonte semantico: dapprima con l’arrivo dei Fenici attestati lungo le coste sarde a partire dal IX secolo a.C, quindi con la presa dell’Isola da parte di Cartagine, alla fine del VI secolo, e poi con l’arrivo dei Romani. Anche dopo la conquista romana (238 a.C.) l’eredità nuragica appare leggibile, come testimoniano i resti della cultura materiale in mostra e in alcuni casi le fonti epigrafiche che ci restituiscono una onomastica prelatina. Persino in età medievale i nuraghi e addirittura le “domus de janas” sono ancora oggetto di riutilizzo e molti villaggi medievali si addensano intorno alle torri nuragiche.

Giuseppe Modica ospite fino al 24 ottobre 2021 del Museo Hendrik Christian Andersen con una mostra dal titolo: “Atelier Giuseppe Modica 1990-2021”

Donatello Urbani

L’invito che i due curatori della mostra, Maria Giuseppina Di Monte e Gabriele Simongini, rivolgono ai visitatori è non solo quello di entrare nell’atelier dell’artista, bensì volgere lo sguardo fuori della finestra e osservare il mondo esterno e cogliere tanti precisi istanti di accadimenti che saranno gli indiscussi protagonisti delle opere di Giuseppe Modica a partire dagli anni 90 del secolo scorso e fino ai nostri giorni.

5Bz6_zMw                                                               Giuseppe Modica: “Anticoronavirus – Oltre il buio un orizzonte di luce” 2020

“La mostra che il Museo Hendrik Andersen dedica a Giuseppe Modica”,  come scrivono i curatori, “è un tributo alla sua carriera lunga e prolifica e, al tempo stesso, un omaggio a Hendrik Christian Andersen, nella casa museo dove sono raccolte quasi tutte le sue opere più importanti. Il percorso espositivo s’incentra sul tema dell’atelier, soggetto fra i più studiati dal pittore siciliano ed è proprio in questo contesto museale che s’inserisce la mostra di Giuseppe Modica. Qui all’ interno del suo atelier incontriamo i soggetti e i temi cari all’artista che Gabriele Simongini, co-curatore della mostra li presenta allo spettatore come in un…” viaggio dentro l’opera fra miraggi, riflessi, rifrazioni, esiti in controluce, rispecchiamenti. Ci lasciamo andare perdendoci in questi labirinti della visione mediterranea, sapendo che ammiriamo un’illusione che ci porta altrove, forse un’utopia dello sguardo capace di dialogare efficacemente con quell’afflato utopistico e ideale che, pur in modi diversi, ovunque si diffonde nel Museo Andersen. La vicinanza della realtà visibile viene trasfigurata nella lontananza dell’aura metafisica. Il quadro diventa un dispositivo di moltiplicazione visiva e riflessivo/speculativa”.

j83IwVvA                                                                         Giuseppe Modica: “Omaggio ad Antonello da Messina” – 1998

Il percorso espositivo si apre su un’opera emblematica di Modica, un omaggio al San Girolamo nello studio di Antonello da Messina con l’opera Omaggio ad Antonello (S. Girolamo nello studio)del 1990-91. In proposito scrivono i curatori: “Qui l’artista si ritrae seduto mentre dipinge, e lo studio, uno spazio assolato e aderente allo straordinario registro compositivo dell’opera di Antonello, si trasforma nell’atelier dell’artista, come a voler consacrare il valore della pittura”. L’Atelier è uno spazio privato che appartiene solo all’Artista; che i curatori ce lo presentano come “…il luogo di un labirintico intreccio di impressioni del quotidiano e di memorie culturali che prendono forma in oggetti-personaggio: la macchina fotografica, lo specchio, la squadra, il cubo di Dürer e le enigmatiche presenze di Man Ray.”

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Oltre gli oggetti che ci rimandano agli indirizzi artistici seguiti dall’artista, quali quelli metafisici, i veri protagonisti li troviamo sul fronte dell’attualità con alcune opere dedicate al dramma dei migranti nel Mediterraneo e alla condizione di solitudine causata dall’attuale pandemia. Significativa la descrizione dei curatori che scrivono: “L’atelier diventa una tela solitaria immersa nell’intensa luce dello studio d’artista dove lo sguardo dello spettatore si accende sulla geografia del dolore o si trasforma in uno spazio quasi buio con una visione minimale del mondo.”  Prezioso per una precisa lettura dell’esposizione è il catalogo  edito da Silvana Editoriale con il patrocinio dell’Accademia di Belle Arti di Roma e dedicato al Centenario della nascita di Leonardo Sciascia.

Roma – Museo Hendrik Christian Andersen – Via Pasquale Stanislao Mancini, 20, fino al 24 ottobre 2012 con ingresso gratuito, dal martedì al sabato, dalle ore 9.30 alle 19.30 (ultimo accesso ore 19.00). Chiuso la domenica e il lunedì. Ingresso contingentato fino ad un massimo di 15 persone in contemporanea -per i gruppi fino a quindici persone con guida è prevista la prenotazione via mail da martedì a sabato –il singolo utente può prenotare al massimo per altre tre persone (totale quattro). Info: tel. +39 06 3219089 – sito web: www.direzionemuseistataliroma.beniculturali.it  – e. mail dms-rm.museoandersen@beniculturali.it  – Social: FB: MuseoHendrikChristianAndersenTW: @MuseoAndersen

Mostra al Palazzo delle Esposizioni: “Toccare la bellezza: Maria Montessori – Bruno Munari”

L’esposizione presente al piano zero del Palazo delle Esposizioni di Roma fino al 27 febbraio 2022 è organizzata dall’Azienda Speciale Palaexpo é stata voluta dal Museo Tattile Statale Omero di Ancona, in collaborazione con la Fondazione Chiaravalle Montessori e l’Associazione Bruno Munari e con il prezioso contributo dell’Opera Nazionale Montessori. Il senso del tatto e l’esperienza del bello sono stati duramente colpiti dalle limitazioni imposte dall’emergenza sanitaria. Accettando una sfida che può sembrare audace, dopo il grande successo al Museo Tattile Statale Omero di Ancona, nel centenario del Manifesto del tattilismo di Filippo T. Marinetti, la mostra, coordinata nell’edizione romana dal Laboratorio d’arte dell’Azienda Speciale Palaexpo, rimette al centro l’importanza del toccare e il suo valore estetico ed educativo. E’ questa un’occasione per conoscere meglio due tra i più illustri protagonisti della cultura italiana moderna, riconosciuti e apprezzati in tutto il mondo e per la prima volta insieme in un’esposizione, attraverso il pensiero e i materiali di Maria Montessori e i progetti e i lavori originali di Bruno Munari. Partiti da esperienze, formazioni e riflessioni differenti, trovano proprio nell’esperienza estetica tattile un possibile punto di incontro.

L’allestimento, si articola in cinque nuclei tematici: le forme, i materiali, la pelle delle cose, alfabeti e narrazioni tattili, manipolare e interagire. Ogni sezione racconta il dialogo tra i due protagonisti attraverso oggetti, libri, strumenti esposti su tavoli appositamente ideati e disegnati, le cui forme sono in dialogo con le opere a parete. A conclusione del percorso l’ultimo tavolo-laboratorio permette ai visitatori di osservare, manipolare e sperimentare in sicurezza una selezione di opere e oggetti che approfondiranno, ogni mese, aspetti e collegamenti diversi.Una mostra dinamica che guarda verso il futuro e la possibilità di poter tornare a vivere a pieno le esperienze tattili e multisensoriali con una nuova e più matura consapevolezza.

 

Laocoon Zoo – Mostra di arte antica, moderna e contemporanea curata da Monica Cardarelli e Marco Fabio Apolloni con protagonisti gli animali

Redazione

Una positività, fra le pochissime, lasciataci dal Covid-19: guardare i nostri amici animali con nuovi occhi: Le lunghe, interminabili ore d’isolamento fra le mura domestiche sono state accompagnate spesso da un animale. Gli stessi disegnati, dipinti, scolpiti, forgiati nella ceramica che sono i protagonisti di una nuova, interessante e divertente mostra che la Galleria del Laocoonte inaugurerà il prossimo 16 giugno a Roma in anticipo rispetto alla sua inaugurazione nella sede di Londra per la London Art Week nel mese di luglio. Scrivono in proposito i curatori nel presentare questa bella iniziativa: “Sono più di 100 opere di arte antica, di Novecento e contemporaneo. Gatti, cani, scimmie, struzzi, ippopotami, galli, elefanti, e tanti altri animali che inteneriscono, commuovono, incuriosiscono, incantano e fanno sorridere per la loro irresistibile comicità. Il mondo sarebbe un posto molto più triste senza di loro e l’arte troppo seria. Molti artisti devono proprio agli animali, la loro fortuna. Antonio Raineri verso la fine del Settecento fu reso celere dai suoi innumerevoli, variopinti uccelli esotici. Tofanari è del Novecento il perfetto animalier. Andrea Spadini (1912 – 1983) fu adorato dalle star di Hollywood soprattutto per le sue esilaranti scimmie, famosissimo è il suo gigantesco girotondo di animali intorno alla Torre dell’orologio musicale di Central Park, di cui in mostra alcuni bozzetti preparatori in terracotta. Per Marino Marini (1901 – Viareggio 1980) i cavalli furono una magnifica ossessione. Per Pericle Fazzini il gatto un poetico scherzo. Per Patrick Alò (1975) gli animali prendono vita da rottami di metallo genialmente assemblati. Oltre questi saranno in mostra opere di: Gaetano Monti, Joseph Gott, Libero Andreotti, Duilio Cambellotti, Alberto Martini, Marcello Dudovich, Enrico Sacchetti, Primo Sinopico, Pippo Rizzo, Orfeo Tamburri, Torquato Tamagnini, Pino Pascali, Leoncillo, Fabrizio Clerici, Eugene Berman, Alberto Ziveri ed altri ancora”. Il Catalogo della mostra è curato da Monica Cardarelli e Marco Fabio Apolloni. (Edizione D’Arte 2021)

Visite su appuntamento  con orario dalle 11.00 alle 13.00 e dalle 16.00 alle 19.00 dal martedì al venerdì. Galleria del Laocoonte: tel.+39 06 68308994 oppure per Email: info@laocoontegalleria.it

Dalla parte di Beatrice: Al Museo Barracco La Vita Nova nelle opere di 10 artiste italiane- Un omaggio tutto al femminile per il sommo poeta

Dante - Giosetta FioroniRedazione

Il Museo di Scultura Antica Giovanni Barracco a Roma, 0spita fino al 19 settembre 2021 la mostra La Vita Nova. L’amore in Dante nello sguardo di 10 artiste, progetto speciale che dopo Roma proseguirà a Napoli presso il Museo Madre, partner dell’iniziativa. La mostra coinvolge 10 artiste italiane contemporanee di diverse generazioni: Micol Assaël (Roma, 1979), la fotografa Letizia Battaglia (Palermo, 1935), Elisabetta Benassi (Roma, 1966), Marta dell’Angelo (Pavia, 1970), l’artista e film-maker Rä di Martino (Roma, 1975), Giosetta Fioroni (Roma, 1932), Marzia Migliora (Alessandria, 1972), Sabina Mirri (Roma, 1957), Elisa Montessori (Genova, 1931) e un’opera di arte visiva della poetessa Patrizia Cavalli (Todi, 1947).

Dante - Elisabetta BENASSI 1

                                                                                                             Elisabetta Benassi

Il progetto di questa mostra prende spunto dal celebre testo giovanile di Dante Alighieri, proponendosi di chiedere alle artiste un’opera ispirata ai temi della Vita Nova: la celebrazione dell’amore; l’apparizione e la santificazione della donna amata; il connubio amore e morte; l’elevazione spirituale e la ricerca di Dio attraverso l’amore terreno, ma anche la crudeltà dell’amore come appare nell’inquietante sogno di Dante che immagina Beatrice nell’atto di mangiare il suo cuore.

Tutti temi che possono essere rielaborati attraverso quella ricerca visiva che, soprattutto le artiste dalla seconda metà del Novecento, hanno abbracciato a partire dalla propria esperienza personale. Del resto, la novità del testo di Dante fu proprio quella di porsi in forma autobiografica, in una sorta di diario che indaga il sentimento d’amore e lo distilla in un’opera letteraria dai forti elementi visivi. Il tema di questa mostra non è illustrativo. Vuole piuttosto offrire un confronto ravvicinato fra la contemporanea sensibilità di un’artista donna e l’eternità di un testo che, al di là delle tante interpretazioni mistiche, esoteriche e allegoriche, resta un paradigma del discorso d’amore nella cultura d’Occidente.

Scenario di questo appassionante e avvincente percorso espositivo, che mette in scena 10 modi diversi di fare arte nell’affrontare le tematiche proposte, è il Museo di Scultura Antica Giovanni Barracco. Questa splendida sede, che reca la firma di Antonio da Sangallo, fa da cornice alla raccolta di antichità donata da Giovanni Barracco alla città di Roma nel 1904. Oggi, la collezione Baracco, costituita da reperti di atemporale bellezza – che vanno dall’arte egizia a quella Sumera e Assira, dalla scultura ellenistica alla pittura a fresco romana – si interseca con le opere delle artiste, creando uno spazio intimo e insieme corale, pieno di suggestioni.

La mostra sarà accompagnata da un catalogo edito da All’Insegna del Mare, la casa editrice fondata nel 2019 dal Centro Studi Roccantica assieme a Franco Cardini e Roberto Mancini. Corredato da un intervento storico-critico della curatrice Alessandra Mammì e da un testo firmato dall’italianista e professore all’ Università per Stranieri di Perugia, Floriana Calitti.

Roma – Museo di Scultura Antica Giovanni Barracco – Corso Vittorio Emanuele II – Fino al 19 settembre 2021 con ingresso gratuito e nel rispetto delle norme anti Covid19. Informazioni e prenotazioni delle visite www.museiincomuneroma.it

“Il Carro di Eretum” – In mostra a Rieti – Palazzo Dosi -fino al 10 ottobre 2021

Le bardature equine del carro di EretumDonatello Urbani

Il titolo completo di questa interessante mostra di reperti archeologici sabini è “Strada facendo – Il lungo viaggio del Carro di Eretum”. Da questi reperti si può chiaramente intendere che quanto esposto, non solo il carro in se stesso che comunque era destinato a viaggiare, risalga a corredi funerari e che sia passato dalle mani di scavatori di frodo, così detti tombaroli, a varie sedi, alcune museali, quali l’ultima: Ny Carlsberg Clyptotek di Copenaghen prima di giungere a Rieti per un’esposizione temporanea – Palazzo Dosi – curata da Alessandro Betori, Francesca Licordari e Paola Refice, e trovare, successivamente, sistemazione definitiva nel bellissimo Museo Archeologico di Fara in Sabina, la sabina Cures, dal quale provengono parte dei reperti esposti a Rieti.

materiali ceramici pertinenti alla deposizione del _principe_

Proprio in questo territorio: Eretum, l’attuale Montelibretti, si trova la tomba del VII secolo a.C. contraddistinta dal numero XI per distinguerla dalle altre facenti parte della Necropoli del Forno.

laminette d'oro (foto Q. Berti)

Nel corso dei secoli, fino al III^ a.C. la tomba che per la sua particolare collocazione e monumentalità si distingueva dalle altre, accolse più sepolture, documentate da vari reperti lungo l’articolato percorso espositivo,  fra le quali quella di un personaggio di rango elevato, forse un principe sabino, con tanto di corredo funerario che oltre le ceneri raccolte in una preziosa cassetta ornata di pregevoli lamelle bronzee, comprendeva armi, vario materiale e ben due carri: uno da passeggio ed uno da parata con tanto di decorazioni auree e varie bardature per i cavalli.

Rieti – Palazzo Dosi –  Piazza Vittorio Emanuele II^ – fino al 10 ottobre 2021 con ingresso gratuito dal martedi alle domenica dalle ore 17,00 alle20,00 con prenotazione obbligatoria sulla piattaforma Eventbrite nel rispetto delle norme anti Covid 19

 

 

Savinio incanto e mito – Mostra al Museo Nazionale Romano di Palazzo Altemps fino al 13 giugno 2021.

Donatello Urbani

Una critica non troppo benevola, vuole, con una buona dose di superficialità, la pittura romana della prima metà del secolo scorso una testimonianza archeologica avvalorando così la bella iniziativa della direzione di Palazzo Altemps, uno dei più interessanti e raffinati musei archeologici presenti a Roma, che ospita una grande mostra monografica del pittore Savinio dal titolo “Incanto e mito”, per la cura di Ester Coen e l’organizzazione di Electa. Se da un lato ci sono le notevoli ed importanti trasformazioni intervenute nel frattempo nell’arte pittorica, in contrapposizione troviamo la modernità dei personaggi e la validità tutt’ora presente nel messaggio artistico che hanno tramandato. La rassegna presente a Palazzo Altemps,  che ospita circa 90 lavori, tra dipinti e opere grafiche, lascia emergere, come scrive la curatrice, “i molteplici interessi dell’artista che spaziano dalla musica alla letteratura, dalla pittura al teatro. Eclettico ed erudito, Alberto Savinio (Andrea De Chirico, 1891-1952) rappresenta la figura di un intellettuale dalla complessità straordinaria, capace di far dialogare e intessere le discipline umanistiche in un linguaggio visionario e all’avanguardia. Un aspetto pienamente messo in luce dall’innesto delle sue opere nella collezione permanente di arte antica del Museo”.

Savinio-Poema marino

                                                                                                                “Poema marino”

L’intero percorso espositivo è stato suddiviso in vari periodi  corrispondenti ai più importanti momenti che hanno interessato la vita artistica di Savinio partendo da un focus, tra gli anni 1925 e il 1931 trascorsi a Parigi dall’artista, per giungere alle ultime produzioni testimoni di una poetica che associa e coniuga antico e moderno, estetica e ironia, memoria e fantasia in un’ottica globale oggi di grande attualità.  Scrive in proposito la curatrice: “Il gioco, le strutture e trame illusorie e chimeriche, le civiltà passate e le epoche aurorali, la decostruzione dei racconti leggendari e mitici, le caleidoscopiche immagini che spezzano l’equilibrio visivo in composizioni inattese e folgoranti, diventano gli indizi da inseguire negli spazi del piano nobile del Museo. Sarcastico e pungente, Savinio affonda a piene mani nella letteratura “noir” e misterica, nella filosofia greca riletta attraverso i pensatori tedeschi di fine ottocento, Nietzsche in particolare nell’illuminante metafora del gioco, scintilla primaria per l’esegesi dell’artista.” Contrariamente al fratello Giorgio De Chirico, Alberto Savinio fu più eclettico con uno spirito più gioioso del loro tempo dando, nel contempo, lustro all’arte italiana.

Savinio-Ira di Achille

                                                                                                             “Ira di Achille”

Museo Nazionale Romano Palazzo Altemps Roma, Piazza di S. Apollinare, 46 fino al 13 giugno 2021 dal lunedì al venerdì dalle ore 14.00 alle 19.45 (ultimo ingresso ore 19.00) chiuso il sabato e la domenica biglietti abbonamento annuale 10 € (valido fino al 31 dicembre 2021, consente l’ingresso a tutte le sedi del Museo Nazionale Romano: Palazzo Altemps – Terme di Diocleziano – Crypta Balbi – Palazzo Massimo). Biglietto d’ingresso 2 € per i cittadini dell’Unione Europea di età compresa tra i 18 e i 25 anni gratuità secondo la normativa vigente (biglietto online) Card2020 la validità è prorogata al 31 dicembre 2021 servizio di biglietteria unicamente online www.coopculture.it. Modalità di visita: è sospeso il servizio di biglietteria in sede – obbligo di indossare la mascherina – misurazione della temperatura tramite termoscanner all’ingresso; gel igienizzante a disposizione dei visitatori all’ingresso; ingresso consentito al massimo a 14 visitatori ogni 15’. Percorso di visita a senso unico indicato da mappe, anche scaricabili dal sito del Museo. Il piano terra di Palazzo Altemps resta temporaneamente chiuso, le visite guidate sono consentite a un massimo di 10 visitatori, incluso l’accompagnatore. E’ sospeso il noleggio delle audioguide; è garantito il servizio di bookshop informazioni mn-rm.info@beniculturali.it