Campus Peroni- Dal campo al consumatore

Fra le varie eccellenze dell’agricoltura italiana, quella promossa dalla Peroni, principale produttore di birra in Italia – che va sotto il nome “Campus Peroni” assume un particolare valore. L’iniziativa infatti vuole mettere in contatto diretto produttori agricoli e consumatori. Dopo un primo anno di applicazione si è tenuto a Roma il primo convegno sulle attività svolte in questo periodo che ha visto la partecipazione dello staf dirigenziale della Birra Peroni,  di Saplo,  di CREA – Consiglio per la ricerca in agricoltura e l’analisi dell’economia agraria – e dei Dipartimenti di Scienze Agrarie degli Atenei di Teramo, Perugia, Firenze, Tuscia, Padova e Salerno. Campus Peroni, nato per sostenere la cultura della qualità e della sostenibilità in ambito agricolo e cerealicolo, promuove iniziative di formazione dedicate sia agli studenti delle università coinvolte sia agli imprenditori agricoli della filiera Birra Peroni che quotidianamente lavorano per la produzione della migliore qualità di orzo da birra.

sdr                                    L’intervento della Ministro delle Politiche Agricole, Alimentari e Forestali, Teresa Bellanova.

E’ stata questa l’occasione per porre all’attenzione dei consumatori un messaggio salutistico e “per discutere e confrontarsi sull’impatto e lo sviluppo che l’innovazione tecnologica apporta alla filiera agricola e i benefici che genera in termini di competitività economica e sostenibilità ambientale, accrescendo costantemente la consapevolezza dei consumatori verso scelte sempre più informate” come affermato dai vari relatori, fra i quali la Ministro delle Politiche Agricole, Alimentari e Forestali, Teresa Bellanova. “La tracciabilità e la trasparenza della filiera produttiva sono la nostra priorità” – dichiara Federico Sannella, Direttore Relazioni Esterne di Birra Peroni. “Campus Peroni è un luogo di condivisione d’intenti, d’interessi e di risorse che può contribuire in termini di sistema all’evoluzione del comparto agricolo e cerealicolo italiano. È un luogo aperto alla creazione di partnership che possano contribuire a innovare il settore agricolo. Uno dei compiti fondamentali di Campus è quello di anticipare i tempi e guardare al futuro per illustrare alla filiera quali sono le tematiche trasversali che influiranno e influenzeranno il settore e incideranno sulla qualità delle materie prime e del Made in Italy”.

davFederico Sannella, al centro, saluta insieme al Prof. Michele Pisante, Università di Teramo, di spalle, l’ex Ministro delle Risorse Agricole Maurizio Martina.

A queste sono seguite le dichiarazioni di Enrico Galasso, Amministratore Delegato Birra Peroni  che ha affermato:“Il mercato nel quale opera Birra Peroni è in costante evoluzione, segue le trasformazioni delle abitudini di consumo dei clienti che sono sempre più informati sulla qualità dei prodotti e sulle innovazioni aziendali. I prossimi anni saranno determinanti per rispondere ai nuovi bisogni dei consumatori e quindi ai nuovi trend di mercato, continuando a produrre birre di eccellenza in modo sempre più trasparente e sostenibile”.Per tutte le news su Campus Peroni, da oggi è possibile visitare il blog  Campus.birraperoni.it

Automonitoraggio della glicemia – Come cambia per la generazione dei nativi digitali. E non solo

Testo e foto di Mariagrazia Fiorentino e Donatello Urbani

La promozione di questo automonitoraggio della glicemia  si deve alla Società Italiana di Diabetologia (SID) con il preciso intento di adeguare un nuovo trattamento del diabete grazie alle moderne tecnologie che mettono a disposizioni dei pazienti nuovi metodi di somministrazione del farmaco, l’unico al momento, l’insulina. L’uso dei nuovi device di automonitoraggio, che affrancano dalle ripetute ‘punturine’ al dito, cresce al ritmo del 10-15 per cento l’anno e aiuterà a rivedere le ‘istruzioni per l’uso’ della gestione del diabete. Secondo gli esperti sono strumenti preziosi per i giovani con diabete ‘tipo 1’ ma anche per i ‘tipo 2’ in terapia insulinica multi-iniettiva, siano essi persone in piena attività lavorativa o anziani ai quali il caregiver può controllare comodamente la glicemia più volte al giorno.

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Si deve al Presidente della SID, prof. Francesco Purrello, la presentazione di questo automonitoraggio: “Da alcuni anni è disponibile la tecnologia del monitoraggio in continuo del glucosio (continuous glucose monitoring, CGM) che si realizza per mezzo di strumenti altamente tecnologici, i cosiddetti ‘sensori glicemici’. Si tratta di device grandi poco più di una moneta e leggermente più spessi, che si fissano alla cute con un adesivo e che, attraverso una cannulina , posizionata sotto cute, consentono di rilevare continuamente il livello del glucosio nel liquido interstiziale del sottocutaneo. E questo 24 ore al giorno e 7 giorni alla settimana, fornendo così varie centinaia di valori al giorno. Attualmente sono disponibili due tipi di sistemi di monitoraggio continuo del glucosio: il CGM in tempo reale (real-time CGM, rtCGM) e il CGM a rilevazione intermittente (intermittently viewed CGM, iCGM), detto anche monitoraggio ‘flash’ del glucosio (flash glucose monitoring, FGM). Entrambi i sistemi forniscono informazioni riguardo ai livelli di glucosio attuali e pregressi, indicano la direzione (la tendenza) verso cui si sta modificando e la velocità di variazione del livello di glucosio, fornendo così informazioni preziose per prevenire pericolosi sbalzi di glicemia nelle ore successive.

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Per alcuni di questi sistemi è possibile attivare degli allarmi che scattano in caso di ipoglicemia o iperglicemia. Sono delle novità high tech di grande rilevanza soprattutto per i pazienti con diabete di tipo 1 in trattamento insulinico. Tra la necessità di misurare più volte al giorno la glicemia attraverso il classico automonitoraggio sulla gocciolina di sangue del polpastrello e la grande propensione dei nativi digitali ad adottare soluzioni high tech, in Italia l’uso delle tecnologie basate sui sensori per la misura del glucosio è in rapido aumento. Nel nostro Paese, come nel resto del mondo, l’uso delle tecnologie basate sui sensori glicemici fa registrare una crescita del 10-15 per cento l’anno. Questi apparati consentono lettura dei valori della glicemia passando il cellulare sopra un discreto sensore ‘a moneta’, posizionato sulla parte alta del braccio o premendo il pulsantino di un glucosensore ‘indossato’ sull’addome o ancora leggendole su un ricevitore al quale arrivano ‘notizie’ da un minuscolo glucosensore impiantato sottocute”. E’ augurabile che quanto prima siano disponibili anche delle pompe che iniettano insulina nella quantità rilevata dai sensori, lasciando al paziente il solo incarico di ricarica delle batterie degli apparti, tarata in 14 giorni, e il rabbocco del medicinale.

Maggiori notizie ed informazioni sul sito www.siditalia.it

 

L’Uomo che volle vivere 120 anni – Film inchiesta su Adriano Panzironi inventore della dieta “Life 120”.

Testo e foto di Donatello Urbani

Nel  manifesto di presentazione del film “L’Uomo che volle vivere 120 anni”, per la regia di Dado Martino, c’è scritto in chiare lettere “film d’inchiesta”. In realtà è solo un film di telepromozione simile a tanti altri trasmessi a tutte le ore dalle più svariate reti televisive.

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La pellicola vuole documentare la trasformazione di un giornalista: Adriano Panzironi, in venditore di pillole e scrittore di un corposo testo su una dieta miracolosa che aiuta le persone a superare le malattie e arrivare alla veneranda età di 120 anni. Certamente dopo le proiezioni, nei giorni 8 e 9 ottobre in 120 sale, il film sarà la trasmissione di punta sul canale televisivo 61 attraverso il quale, Adriano Panzironi promuove la sua nuova attività di scrittore e televenditore.

Premiazione progetti del bando Fondazione Roche per l’emofilia.

Mariagrazia Fiorentino

Roma 15 febbraio 2019. Nella splendida cornice della Biblioteca Angelica, dove l’alta cultura è presente in ogni suo sapere, si è svolta la premiazione del bando della Fondazione Roche per l’emofilia. L’emofilia è un grave disturbo emorragico ereditario caratterizzato da un’alterazione del processo della coagulazione che, in casi gravi, comporta sanguinamenti incontrollati spontanei o conseguenti a traumi di lieve entità. Essendo una malattia ereditaria, l’emofilia viene trasmessa dai genitori ai figli come tratto recessivo legato al cromosoma X, per cui la trasmissione avviene solitamente dalla madre ai figli maschi.

Mariapia Garavaglia nel suo intervento sottolinea che la: “ricerca è il miglior servizio ai pazienti, sostenere i ricercatori giovani è un ponte fra noi, le istituzioni e le aziende”. Paola Binetti ricorda il “bisogno dell’informazione per una ricerca che metta in gioco la solidarietà”. Il dottor Ceriotti annuncia i sei vincitori del bando con un premio che ammonta per un totale di 120.000 euro. Sono stati presentati 24 progetti e ne sono stati scelti sei.

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Si sono aggiudicati il premio da 20.000, euro ciascuno:

  • A.E.L. (Associazione Emofilici del Lazio) di Roma
  • A.R.L.A.F.E. (Associazione Regionale Ligure Affiliata alla Federazione Emofilici) di Genova
  • A.S.E. (Associazione Siciliana Emofilici) di Catania
  • ASSOCIAZIONE EMOFILICI E TROMBOEMOFILICI DEL FRIULI VENEZIA GIULIA di Udine
  • ASSOCIAZIONE PER L’EMOFILIA E COAGULOPATIA DELLE TRE VENEZIE di Padova
  • A.V.E.S. (Associazione Volontariato Emofilici e Similemofilici) di Parma
  • Si tratta di un riconoscimento importante a sostegno delle famiglie che convivono con una diagnosi di emofilia, una malattia del sangue rara ed ereditaria che colpisce circa 4.000 persone in Italia, che dedicano gran parte delle loro giornate alle cure dei propri cari e a tutte quelle attività che ruotano attorno ad esse. I servizi di assistenza ai malati e alle famiglie che se ne prendono cura sono uno dei punti cruciali a cui il mondo della salute deve trovare risposte al più presto. Questo è ancora più vero nel panorama delle malattie rare, dove quotidianamente decine di associazioni di pazienti e di volontari s’impegnano ogni giorno su tutto il territorio italiano per essere concretamente al fianco di chi ne ha bisogno, affrontando e superando numerosi ostacoli.

I nuovi stili alimentari degli italiani – Presentata la ricerca della FIPE – Federazione Italiana Pubblici Esercizi-.

Testo e foto di Donatello Urbani

Il pane, fino ad ieri il re indiscusso nella nostra alimentazione, in pochi anni è divenuto la prima componente del nostro scarto alimentare, che, come indicano recenti studi, da solo ha un valore considerato superiore ai 15 miliardi ei euro annui. Questa caduta dalla sommità dell’Olimpo degli stili alimentari alle tante discusse discariche urbane, insieme a molti altri fattori, sono stati alla base del “Rapporto Ristorazione 2018” presentato a fine mese gennaio 2019 dal presidente della FIPE, Lino Enrico Stoppani, alla presenza anche del Ministro della Salute On.le Giulia Grillo. I dati illustrati hanno presentato una nuova figura di italiani sempre più attenti ad un cibo sano e salutare anche quando privilegiano alcune specialità esotiche quali il “Poke”, piatto hawaiano a base di riso e pesce crudo. Interessante anche il valore economico del delivery food – consegna del cibo a domicilio – che ha visto l’intero settore raggiungere, nel 2018, ben 350 milioni di euro con un incremento sul 2017 del 69%  In proposito è stata significativa anche la varietà delle offerte sia con menu vegetariani proposti da ben 308 ristoranti, insieme a quella di 206 vegani e 135 con pietanze senza glutine. Il controcanto, però, a tutto questo è rappresentato tanto dal riciclo di alimenti non consumati, quanto dallo scarto alimentare che, specie in questi anni, si trova in presenza del triste fenomeno della fame che interessa la maggior parte della popolazione mondiale. Fenomeno, quest’ultimo, che travalica il valore economico per assumerne un altro ben più importante, quello morale.

20190129_115229                                                                                                            Il kit “Rimpiattino”

Sensibili a tutto questo, la FIPE ha studiato un progetto, di prossima realizzazione, chiamato “Rimpiattino”, per ridurre, se non addirittura eliminare, quanto resta nel piatto di non consumato, spesso anche non toccato affatto dai clienti dei ristoranti, riponendolo in un kit prima di portare il tutto a casa.  Oltre alle vivande sono state previste soluzioni anche per le bevande. Sempre più spesso, infatti, “piange il cuore” per non riuscire a finire una buona bottiglia di vino, senza rischiare problemi, non solo di salute ma anche legali, originati da una possibile verifica del tasso alcoolemico come previsto dal codice della strada.

La salubrità dell’olio extravergine di oliva messa in gran risalto da uno studio del CNR IGV di Perugia

CULTIVAR RAIO – La salubrità dell’olio extravergine di oliva messa in gran risalto da uno studio del CNR IGV di Perugia che la vuole, fra l’altro, promotore in Umbria,- Terni e bassa Valtiberina- di un’interessante proposta turistica e commerciale.

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Esemplare monumentale di olivo Raio, Montecampano (TR)- Foto courtesy Roberto Mariotti.
Nessuno ha il coraggio di contestare la salubrità dell’olio extravergine oliva. Le sue doti di bontà e salutistiche sono riportate in bella mostra sull’etichetta. Tanto la legge quanto i disciplinari che tutelano la rispondenza delle qualità e delle produzioni sono alquanto rigide e recentemente sia la descrizione del prodotto che l’identificazione della qualità hanno ottenuto il “placet” della Comunità Europea. A nessun produttore, tantomeno se commerciante di olii, conviene rischiare le pesanti sanzioni previste dalla legge per le false dichiarazioni.
La sola etichetta  sulla bottiglia può essere una garanzia che azzera qualsiasi eccezione anche del più esigente consumatore? E’ quanto ho chiesto al Dott. Roberto Mariotti, ricercatore presso il CNR (Centro Nazionale delle Ricerche)- CTER – IGV – di Perugia: “Non del tutto! C’è sempre il furbetto che pensa di aver trovato nella chimica una formula miracolosa che offre la possibilità di aggirare la legge e farla franca. In proposito nessun produttore, piccolo o grande che sia, “pesca nel torbido” della legge. Quanto dichiarato in etichetta tanto dal contadino quanto da frantoi consortili o consorzi di produttori garantisce la massima rispondenza con il prodotto. Inoltre per adeguare l’etichettatura alle più recenti ricerche scientifiche, dovrebbe essere consentita anche l’indicazione della specie (cultivar) di olivo o di olivi da cui deriva il prodotto, cosa che l’attuale legislazione non consente e addirittura vieta e punisce con sanzioni”.
“Abbiamo condotto con il collega Mariotti”- aggiunge il dott. Saverio Pandolfi,- “una ricerca molto approfondita sul recupero degli antichi cultivar dell’Umbria. Una interessante sorpresa ci è stata riservata dal territorio dell’Amerino: – Comuni di Baschi, Giove. Amelia.  Alviano, Lugnano e bassa Valle Tiberina Umbra in provincia di Terni, – dove abbiamo rinvenuto un esemplare di olivo Raio, specie autoctona quasi estinta, dalla veneranda età di oltre quattrocento anni, ancora attivo e che ha fornito un olio con queste caratteristiche:
Profilo Sensoriale dell’olio
Colore giallo con riflessi verdi, talvolta di colore verde smeraldo se l’annata è particolarmente siccitosa.
Fruttato intenso, sentori di erba appena falciata, leggero carciofo, pianta di pomodoro,.
Al gusto presenta un ottimo bilanciamento tra le note amare e piccanti.
Di particolare interesse la persistenza e l’evoluzione nel tempo all’interno del cavo orale.
e’ consigliato l’utilizzo in cucina su verdure cotte e crude, carni rosse, bruschetta, zuppe di legumi, di particolare interesse l’uso con la fava cottora presidio Slow Food dell’Amerino.

Caratteristiche salutistiche/organolettiche
Polifenoli, molecole anti-ossidanti per eccellenza, da un minimo di 400 mg/kg fino ad oltre 600 mg/kg. (Qualità queste che hanno anche una grande valenza antitumorale. N.d.a.). Acido Oleico medio 79,14 ± 1,14 %, che rende l’olio altamente fluido ed asciutto in bocca.
Questi livelli possono variare in funzione del sistema di estrazione e dell’epoca di raccolta”.
Chiedo al dott. Pandolfi se può fornire notizie sulla pianta, le possibili difficoltà nella coltivazione, le caratteristiche dell’oliva prodotta e se le qualità dell’olio che ci ha riferite possono essere poste a confronto con quelle degli oli extravergini più commercializzati In Italia, in particolare dalla grande distribuzione.
“Caratteristiche dell’albero
Vigoria della pianta molto elevata, portamento espanso, chioma poco densa.
Autofertile, la pianta è in grado di fecondarsi da sola.
Caratteristiche del frutto
Invaiatura tardiva, il colore della drupa inizia a virare in ritardo rispetto alle cultivar più diffuse; resa in olio medio/alta tra il 18 ed il 20%, epoca di massima inolizione tardiva, cascola del frutto bassa e tardiva, resistenza al distacco del frutto durante la raccolta bassa.
Consigli di allevamento e cura
Distanza di piantagione sesto regolare 6 metri X 6 metri. Forma di allevamento a vaso.
Raccolta con agevolatori e/o scuotitori al tronco. Epoca di raccolta dopo metà Novembre, primi di Dicembre a seconda dell’andamento meteorologico dell’anno.
Considerazioni sulla qualità dell’olio in relazione alla cultivar spagnola Arbequina. L’acido oleico presente nell’Arbequina varia da 52% a 70% secondo le condizioni pedoclimatiche, il contenuto in polifenoli va da 50 mg/kg a 100 mg/kg. Il confronto con questa cultivar è appropriato in quanto l’olio in commercio (quasi del tutto di provenienza non italiana- n.d.a.) appartiene per la gran parte ai frutti della stessa varietà.”
La cosa che più colpisce è che l’olio extravergine di oliva prodotto con olive raio ha qualità salutistiche superiori di ben sei volte a quelle offerte dall’olio extravergine di oliva, non italiano in prevalenza, che troviamo in vendita negli scaffali della grande distribuzione.
Interessanti poi sono il circuito commerciale e la proposta turistica direttamente legata all’olivo ed in particolare al cultivar raio.
“La riscoperta dell’olivo raio è per noi una buona occasione da non lasciar fuggire” è il commento della Sig.ra Nives, medico specialista in allergologia e pediatria, che gestisce l’agriturismo “Il Poggio Bolognino” ad Alviano (TR), insieme al figlio, laureatosi a Viterbo nell’arte del maniscalco che cura il centro ippico ed il marito che conduce l’azienda agricola con l’antica saggezza contadina e un occhio alle novità imposte dal progresso scientifico e tecnologico. Da amante della terra mostra con orgoglio la recente messa a dimora di olivi raio.

Alviano: tenuta agricola/agrituristica “Poggio Bolognino”: Impianto di olivi cultivar Raio di due anni.
Foto courtesy Donatello Urbani

“E’ mio desiderio recuperare le antiche piante che la natura ha selezionato e voluto che crescessero su questa terra e scioccamente abbiamo, per troppi anni, trascurato, rischiando di perderle definitivamente”.
La signora Nives, che comunque è medico, tiene ad offrire ai clienti del suo agriturismo cibi particolarmente sani oltre che buoni. “Il mio desiderio invece è proporre agli ospiti una colazione a base di pane integrale che noi confezioniamo e produciamo con nostro frumento biologico, bruscato e condito con olio derivato da olive raio. Se a tutto questo si aggiunge un buon bicchiere di vino, possibilmente rosso per le sue qualità salutistiche, si ottiene il massimo dal buono che fa bene”.
La vicina Giove è una terra votata all’enologia. Giuliano Castellani, viticultore, nella sua tenuta agricola “Le Crete”, ha in catalogo una variegata produzione di vini bianchi e rossi commercializzati in contatti diretti con i clienti e la grande distribuzione locale a prezzi quanto mai interessanti. Di gran pregio il rosso Petra Nera – Riserva 2009 – prodotto con uve Merlot, Sangiovese e Barbera in circa 10 mila bottiglie.
“Tutto il nostro olio extravergine è biologico come tutti i nostri prodotti: legumi, cereali, frutta e verdura” ci dice Claudio Schiaroli, contitolare dell’azienda agricola “Fontana Vecchia” ad Alviano (TR) –  HYPERLINK “mailto:carlo.schiaroli@libero.it” carlo.schiaroli@libero.it – “ e commercializziamo quanto  prodotto attraverso contatti diretti con i consumatori, molti dei quali stranieri. Aderiamo alle varie iniziative quali “Frantoi aperti” – “Maratona dell’olio” – “Cantine aperte” e percorsi enogastronomici  promossi sia da istituzioni pubbliche che dal tour operator di Terni Let’s travel –  HYPERLINK “http://www.dreavel.com” www.dreavel.com – e.mail:  HYPERLINK “mailto:booking@dreavel.com” booking@dreavel.com – che sono buone occasione per rinverdire i rapporti con i vecchi clienti e stabilirne altri con i nuovi. Il nostro territorio é in buona parte coltivato biologicamente, nella quasi totalità da operatori agricoli che gestiscono agriturismi. Nostro desiderio è consentire ai nostri ospiti di respirare aria pulita, priva d’inquinamenti chimici dovuti all’uso di pesticidi, diserbanti, concimi e altri prodotti derivati dalla sintesi chimica in un soggiorno salubre accompagnato da un’enogastronomia da leccarsi i baffi.“
Le informazioni scientifiche riportate in queste pagine sono state ricavate da dati ottenuti attraverso ricerche effettuate da ricercatori e tecnici del Consiglio Nazionale delle Ricerche (CNR IGV di Perugia) e del Consiglio per la Ricerca e la sperimentazione in Agricoltura (CRA OLI di Spoleto) coordinate dal dott. Roberto Mariotti  e dal dottor Saverio Pandolfi, Agronomo e tecnico di ricerca presso il CNR IGV di Perugia (precedentemente appartenente al CRA OLI di Spoleto per 20 anni).

Mariagrazia Fiorentino