Jia Ruskaja. Danzò e Piacque – Costumi, fotografie, documenti (1921/1940) in mostra a Roma nel Museo Boncompagni Ludovisi per le Arti decorative, il costume e la Moda dei secoli XIX e XX
Mariagrazia Fiorentino – Donatello Urbani
Le ballerine danzano volteggiando nella sala vuota, il resto è magia.
Io sono russa. Questa è la traduzione di Jia Ruskaja, pseudonimo di Evgenija Fëdorovna Borisenko (in russo: Евгения Фёдоровна Борисенко?; (Kerč’, 6 gennaio 1902 – Roma, 19 aprile 1970), danzatrice, coreografa, insegnante e direttrice didattica russa naturalizzata italiana a seguito del matrimonio con Aldo Borelli, direttore del Corriere della Sera. Fuggì dalla Russia per la Svizzera dopo la rivoluzione d’ottobre in compagnia del padre, un ufficiale dell’esercito imperiale russo. Frequentò la facoltà di medicina a Ginevra. Sposò nel 1920 Evans Daniel Pole, da cui ebbe un figlio. L’anno seguente giunse in Italia per intraprendere il lavoro artistico con un recital di “azioni mimiche e danze”, e in seguito, al Teatro dell’Esposizione di Milano, interpretò Sumitra di Carlo Clausetti. Alla danza alternò anche un attività cinematografica partecipando a vari film: Giuditta e Oloferne di Baldassarre Negroni. La danza, comunque, rappresentò sempre il suo “vero grande amore” aprendo alcune scuole a Milano. Alla fine potrà contare su un teatro all’aperto di oltre 2000 posti. Importante fu anche l’attività di coreografa, creando la Danza del sacrificio, dall’Ifigenia in Aulide su musica di Ildebrando Pizzetti (1935), e Il Ratto di Persefone, su musica di Ennio Porrino (1937). Una sua scuola vinse il “lauro” d’argento alle Olimpiadi di Berlino del 1936. Nel 1940 fondò la Regia Scuola di danza, riservata alle donne – inizialmente annessa all’Accademia d’arte drammatica e divenuta autonoma nel 1948 con la denominazione di Accademia Nazionale di Danza – che dirigerà sino al 1970.
Foto courtesy Wikipedia Enciclopedia on line
La sua tomba si trova nel Cimitero Acattolico di Testaccio a Roma.
La mostra, patrocinata anche da Confcommercio Imprese per l’Italia –Terziario Donna Roma, propone, come scrivono gli organizzatori: “un inedito e affascinante racconto per abiti di scena indossati dalla stessa Jia Ruskaja, fatti realizzare per le sue produzioni insieme a documenti storici, esposti per la prima volta, appartenenti all’archivio storico della Fondazione dell’Accademia Nazionale di Danza. Vesti, tuniche, corsetti e gonne della prima produzione artistica della Ruskaja, oltre a libri, programmi di sala, bozzetti, scritti e immagini in bianco e nero sono i protagonisti di questo seducente viaggio in grado di ripercorre le tappe principali di un periodo di grande fermento artistico, talora in grado di rievocare anche il mito della classicità, i cui codici e valori estetici si ritrovano nell’ Orchestica.
Un percorso che, per la prima volta, porta alla luce i tanti aspetti e le innumerevoli esperienze vissute da Jia Ruskaja, una donna all’avanguardia e che ben rappresenta un più moderno empowerment al femminile, caratterizzato da quella propulsione che risalta risorse e capacità e che distingue donne particolarmente valorose e innovative.
La mostra si articola in un percorso espositivo di abiti di scena realizzati dal 1935 al 1939, di cui Ruskaja è stata coreografa, nonché costumista, vere e proprie opere d’arte ideate insieme alla sua disegnatrice personale Eugenia Rossi”.
Prima macchina da cucire costruita nel 1865 da Frister & Rossman in Germania Mod. A1 o N1
Ospita questa mostra il Museo Boncompagni Ludovisi per le Arti Decorative, il Costume e la Moda dei secoli XIX e XX. Senza ombra di smentita questo museo è il più affascinante fra i tanti presenti a Roma anche per l’edificio, in stile barocchetto romano, donato allo Stato Italiano dalla principessa Blanceflor de Bildt Boncompagni. Al suo interno sono esposti numerosi lasciti privati che ben si integrano con il vivace clima culturale dei primi decenni del Novecento, tra cui una collezione di abiti realizzati da celebri stilisti e importanti sartorie, prevalentemente romane, che illustrano l’evoluzione della moda italiana del secolo scorso.
Roma – Museo Boncompagni Ludovisi – Via Boncompagni, 18. Mostra Jia Ruskaja. Danzò e piacque – Costumi, fotografie, documenti (1921/1940). Fino al 20 marzo 2022. Ingresso gratuito. Orario di visita: dal martedì alla domenica ore 9.00–19.00; ultimo accesso ore 18.30, Chiusura: lunedì, 1 gennaio, 25 dicembre. Info: Tel. 06 42824074. Mail: dms-rm.museoboncompagni@beniculturali.it. Sito web: https://www.direzionemuseistataliroma.beniculturali.it/. FB: https://www.facebook.com/MuseoBoncompagniLudovisi. Ufficio comunicazione e social network: dms-rm.social@beniculturali.it.
La Befana vien di notte II – Le origini per la regia di Paola Randi in uscita nelle sale dal 30 dicembre 2021
Mariagrazia Fiorentino
Un’antica filastrocca dice: “……la Befana vien di notte con le scarpe tutte rotte….” Un film per scoprire come è nata la leggenda e donare un sorriso a tutti i bambini del mondo. Una storia fantastica con effetti speciali in forma dialettale da borgata romana.
“XVIII secolo. Paola (Zoe Massenti), una ragazzina di strada, truffaldina e sempre a caccia di guai, si trova inavvertitamente a intralciare i piani del terribile Barone De Michelis (Fabio De Luigi), un omuncolo gobbo sempre scortato dal fidato e bistrattato Marmotta (Herbert Ballerina), con una sconfinata sete di potere e uno smisurato odio verso le streghe. L’intervento della dolce e potentissima Dolores (Monica Bellucci), una strega buona che dedica la sua vita ai bambini, salva Paola da un rogo già acceso. Tra un magico apprendistato, inseguimenti, incredibili trasformazioni e molti, molti, guai, Paola scoprirà che il destino ha in serbo per lei qualcosa di davvero speciale”…Costumi di Mary Montalto.
…….. fate der bene che la vita é breve, c’é più gioia ner dà che ner riceve!….. (C.Durante)
Rigoletto di Giuseppe Verdi, regia di Franco Zeffirelli, per ricordare il decimo anniversario della Royal Opera House di Muscat, Sultanato dell’Oman
Donatello Urbani
La prima rappresentazione di Rigoletto , avvenne a Venezia al Teatro La Fenice l’11 marzo 1831, melodramma operistico del maestro Giuseppe Verdi tratta dal dramma di Victor Hugo “Le Roi S’amuse”.
La scelta di mettere in scena il Rigoletto di Franco Zeffirelli in occasione del decimo anniversario della Royal Opera House di Muscat, la città capitale del Sultanato dell’Oman, oltre al grande valore artistico, rappresenta anche uno strumento di attrazione e di sviluppo in ambito culturale e turistico internazionale. Inoltre riconosce sempre più al teatro omanita il primato di destinazione culturale d’eccellenza, oasi di cultura, pace e incontro in Medio Oriente. Questa nazione, infatti, ha perseguito da anni un’attenta politica di valorizzazione del territorio senza stravolgere le antiche tradizioni radicate nella popolazione attingendo, nel contempo, alle migliori e più interessanti manifestazioni culturali presenti nelle altre nazioni con il preciso intento sia di aprirsi alla cultura internazionale che promuovere verso il territorio nazionale un buon flusso turistico culturale.
La Royal Opera House di Muscat, voluta dal Re Sultan Qaboos bin Said Al Said, è un fiore all’occhiello di questa politica ed in occasione del decimo anniversario della sua attività metterà in scena, il prossimo 20 gennaio 2022, la prima mondiale di Rigoletto di Giuseppe Verdi.
Questa nuova messa in scena, si avvale della coproduzione con la Fondazione Arena di Verona e con il Lithuanian National Opera and Ballet Theatre con la collaborazione di Rai Cultura e Raicom. Da non dimenticare che tutto questo rappresenta il frutto di un pensiero portato avanti dal Maestro Franco Zeffirelli sin dall’inizio della storia della Royal Opera House Muscat, ovvero dalla inaugurazione del teatro con la Turandot del 2011, quando Sua Maestà Sultan Qaboos bin Said Al Said conferì al Maestro Zeffirelli “The Order of Oman, First Class”, la più alta onorificenza del Sultanato, quale riconoscimento del suo eccezionale contributo al lancio del nuovo teatro.
Questa speciale occasione, presentata dal Maestro Umberto Fanni, (Direttore Generale e Artistico della Royal Opera House Muscat, vedrà̀ la straordinaria partecipazione di Leo Nucci, nel ruolo di Rigoletto. Tra gli interpreti principali Dimitry Korchak, Duca di Mantova, la giovane e talentuosa Giuliana Gianfaldoni, Gilda, Riccardo Zanellato, Sparafucile e Yulia Mazurova, Maddalena. L’opera sarà diretta dalla prestigiosa bacchetta di Jan Latham-Koenig con la partecipazione dell’Orchestra e Coro della Fondazione Arena di Verona insieme a un gruppo di coristi della Royal Guard di Muscat, che integreranno l’organico degli artisti veronesi.
Giacomo Boni – L’Alba della modernità – Gli anni della scoperta del Foro Romano ricordati con una mostra fino al 30 aprile 2022.
Testo e Foto Donatello Urbani
Per l’archeologo Giacomo Boni questa mostra che si svolge interamente all’interno del Foro Romano è un vero e proprio ritorno a casa. Nessuno più di lui ha avuto il merito della riscoperta e valorizzazione di questo sito archeologico che è divenuto uno dei più visitati al mondo con i circa diecimila visitatori al giorno in prevalenza stranieri. Padrini di questa rassegna sono stati il Ministro dei Beni Culturali On.le Dario Franceschini, Massimo Osanna, Direttore Generale dei Musei Statali e Alfonsina Russo, Direttore del Parco Archeologico del Colosseo.
All’inaugurazione era presente anche l’Assessore Comunale ai Beni Culturali di Roma Capitale, Miguel Gotor, in omaggio ai grandi meriti che Boni ha avuto nell’affermazione di Roma quale capitale dell’allora giovane Regno d’Italia. Bopni arrivò a Roma dalla natia Venezia all’indomani dell’Unità d’Italia e dal 1898 fino al 1925 diresse le campagne di scavo che interessarono l’intera area del Foro Romano, rendendola fruibile non solo agli studiosi bensì all’intera popolazione. Di grande importanza furono le tecniche messe in campo quali la stratigrafia negli scavi e la fotografia aerea grazie ad una piccola mongolfiera che è possibile ammirare in originale fra i vari reperti esposti in mostra. La stessa Direttrice Alfonsina Russo definisce Boni: “…. un grande intellettuale del tempo, un antesignano, un personaggio a cui dobbiamo molto.”
Merito indiscusso di Boni, fra i tanti riconosciutogli, fu quello non solo di avvalersi nel suo lavoro di quanto più di moderno e tecnologicamente avanzato veniva offerto in quegli anni, quanto di saperlo comunicare all’esterno avvalendosi tanto dei giornali quanto della stampa specialistica e creare intorno alle attività archeologiche messe in campo a Roma, un interesse generale. Ai pellegrini che giungevano a Roma richiamati dalla fede religiosa e ai tanti turisti amanti dell’arte e del bello si aggiunsero quelli altrettanto numerosi che erano attratti dalla storia e dalle testimonianze archeologiche che giornalmente venivano alla luce. Tutto questo si può vedere, quasi toccare con mano, attraverso fotografie e filmati dell’epoca realizzati dal neonato Istituto Luce, in un prezioso documentario fruibile all’interno del Museo Forense, riaperto per l’occasione dopo 40 anni di chiusura.
Il percorso espositivo si articola in 4 sezioni. La prima di queste nel Tempio del Divo Romolo e nell’area circostante utilizzata nel periodo protostorico e monarchico quale necropoli. Questa fu l’area da dove Boni iniziò la sua campagna di scavi portando alla luce antiche tumulazioni risalenti ai Re di Roma. Molte di queste appartenevano a un ceto sociale elevato data la ricchezza dei corredi funerari rinvenuti. Interessanti quelle che custodivano le spoglie di bambini piccolissimi tumulati insieme a legni aromatici di bosso che, bruciati, davano un profumo di buono e di casa. All’interno del Tempio del Divo Romolo sono presenti le parti fisse della mongolfiera utilizzata da Boni alle quali fanno compagnia alcune opere d’arte di artisti del primo novecento quali Duilio Cambellotti, mentre la palla aerostatica è visibile all’esterno.
La seconda sezione si trova nell’area di pertinenza della chiesa di Santa Maria Nova e relativo convento dei Padri Olivetani. Qui si trova il Museo Forense che espone, nelle stesse bacheche volute da Boni, i più importanti reperti rinvenuti nell’intera area. Fra questi meritano una particolare segnalazione alcune statue ed una vera di pozzo che permetteva di attingere l’acqua dalla Fonte Sacra di Giuturna voluta in età augustea dal magistrato Marcus Bartatius Pollio.
La terza sezione, allestita nelle Uccelliere Fasrnese, ospita una ricostruzione dello studio di Boni e utilizzato anche per ricevere i personaggi in vista dell’epoca. Oltre il mobilio sono presenti in questo studio opere di artisti simbolisti del primo novecento, bellissima la tela di Giorgio De Chirico “Gli archeologi”.
Una vera perla è lo spazio assegnato alla quarta sezione: “Santa Maria Antiqua” e relative pertinenze. Conosciuta come la “Cappella Sistina dell’antichità” per il prestigioso quanto bellissimo ciclo pittorico, è stata, nei secoli che videro la presenza bizantina in Italia, il punto di riferimento per i solenni riti religiosi. Fu riportata alla luce dallo stesso Boni abbattendo una chiesa seicentesca dedicata a Santa Maria Liberatrice che ne ostruiva l’accesso. Al suo interno oltre i bellissimi affreschi, presenti in originale, è possibile ammirare una ricostruzione multimediale dell’intero ciclo pittorico ed avere una panoramica di storia e cultura bizantina presente in Italia nei primi secoli del medioevo, testimoniati anche da vari reperti rinvenuti nel corso degli scavi.
Come recita il titolo, “L’alba della modernità”, questa rassegna offre a molti visitatori l’opportunità di rivedere un preconcetto sull’archeologia: “scienza di cose vecchie, ma aperta anche al nuovo”.
I lavori di scavo e restauro iniziati nel 2019 non si sono mai fermati durante la pandemia e sono tutt’ora in corso. Percorsi appositi sono previsti per disabili.
Accompagna la mostra un catalogo per le edizioni Electa pagine 215 costo €.34,00
Luci di Natale a Roma: Piazza San Lorenzo in Lucina
Mariagrazia Fiorentino – Foto Donatello Urbani
Una tradizione portata avanti da Onorio Vitti, patron dello storico Bar Vitti 1898 che non rinuncia ad abbellire uno dei gioielli della sua città proprio nel cuore del tridente capitolino con eleganza e intelligenza.
Sorsi e morsi nello splendido locale in Piazza San Lorenzo in Lucina.
L’albero è sinonimo di magia, vuole rappresentare la vita, la luce e la speranza per tempi migliori di quelli che stiamo vivendo. All’accensione dell’albero erano presenti varie autorità cittadine fra le quali, molto apprezzata dal numeroso pubblico, la Banda a Cavallo dell’Arma dei Carabinieri. Un simpatico brindisi ed un bicchiere di vin brulè hanno concluso la serata.
“Carpe diem”, non perdete questo evento perché fa bene al cuore e ogni giorno è un n uovo giorno. Inoltre varie manifestazioni sono previste durante le prossime festività.
Per tutte le sue specialità consultare il sito www.vitti.it per conoscere meglio Vitti Il Gran Caffè – Roma
Sergio Marchionne – L’italiano in cima al mondo
Mariagrazia Fiorentino
RED FILM, RAI Documentari e Luce Cinecittà presentano per la prima volta in un documentario la vita dell’uomo che ha rivoluzionato l’azienda più importante d’Italia.
Una prima serata in onda venerdi 17 dicembre alle ore 21,25 su Rai Tre. Regia di Francesco Miccichè scritto da Giovanni Filippetto.
Sergio Marchionne, un ricordo poetico di un grande italiano. La vita dell’uomo che ha rivoluzionato l’azienda più importante d’Italia.
Dicono di lui chi lo ha frequentato e le è stato amico:
- Un leader trasparente, un grande comunicatore, un timido anche se non sembrava.
- Molto intelligente e determinato,
- La caratteristica principale quando lo incontravi era la potenza,
- Un condottiero,
- Un uomo di sostanza e non di apparenza,
- Dirompente, un uomo del cambiamento
Diceva di se stesso: “Ho solo due diritti gli altri sono obblighi”
“Italiano d’origine e nordamericano di formazione, capo azienda di ampia visione, al vertice della più grande azienda manifatturiera italiana sull’orlo della bancarotta, in tre anni ne mette in ordine i conti e di fronte alla Grande Recessione globale adotta un’imprevedibile strategia d’attacco sfidando l’impossibile. Le sue iniziative imprenditoriali e il suo stile di lavoro hanno suscitato passioni, diviso i media, anticipato la politica e irritato molti osservatori”.
Sergio Marchionne, l’infanzia in Abruzzo e l’emigrazione in Canada con la famiglia a 14 anni, figlio di carabiniere, di cui ne andava orgoglioso, la ribellione giovanile e gli inizi come dirigente, la consacrazione, le sue partite principali giocate alla pari con i maggiori manager mondiali, la venerazione ricevuta negli USA e la diffidenza da parte dell’Italia, conseguendo tre lauree con studio e abnegazione.
L’improvvisa scomparsa avvenuta a Zurigo, i funerali saranno celebrati a Torino il 28 luglio 2018.
Hanji “Carta Coreana” – L’arte contemporanea incontra un sapore antico: Roma fino al 22 febbraio 2022 al Museo Bilotti di Villa Borghese – Istituto di Cultura Coreano di Via Nomentana
Mariagrazia Fiorentino – Foto Donatello Urbani
La cultura ti fa vivere, viviamo nella ricchezza delle emozioni.
Marina Paris – “Co-operative zone”
Le mostre sono un viaggio malinconico in un paese dove è bello frugare con gli occhi e con il cuore.
L’artista Lee Sun Kyung con la sua opera “Origin oh Hanji” Bahar Hamzeh Pour: “Le donne e la guerra”
Cinquanta artisti si misurano con la carta Hanji realizzata all’Accademia di Belle Arti di Roma, unico luogo in Europa dove viene prodotta. Opere d’arte contemporanea, pittura e disegno ma anche sculture, fotografia e installazioni multimediali realizzate in carta coreana Hanji, detta anche “carta dei mille anni” per la sua grande resistenza e tenuta. Ciascuna operaé sufficientemente presentata al pubblico grazie anche ad un QR Code.
“La selezione degli artisti invitati comprende sia giovani alle prime esperienze sia importanti artisti riconosciuti a livello internazionale. A loro è stata garantita la massima libertà creativa, con l’unica richiesta di partecipare alla realizzazione manuale della carta presso il laboratorio dell’Accademia di Belle Arti di Roma, l’unico in Europa ad essersi specializzato nella produzione della Carta Coreana tradizionale, diventato nel corso degli anni di attività un luogo di riferimento per restauratori, artisti ed istituzioni. Il risultato di questa esperienza pratica sono i lavori visibili nella mostra al Museo Bilotti di Villa Borghese e all’Istituto Culturale Coreano di Via Nomentana, grazie ai quali la carta Hanji entra a pieno titolo nella ricerca del contemporaneo.
Park Chul: “Lucky 21-18″ (Gli oggetti riprodotti sono portafortuna coreani) – Vaso realizzato con carta Hanji trattato con lacca
Le opere italiane dialogano con quelle coreane e in una sezione dedicata sono visibili oggetti e manufatti che raccontano l’uso multidisciplinare che di questa carta si fa in Corea.
Kimono realizzato con carta Hanji esposto insieme al copricapo che insieme costituiscono l’abito tradizionale nazionale
“L’Hanji è soprattutto conosciuta per il restauro di libri antichi grazie all’eccezionale capacità di durare oltre mille anni se conservata in modo appropriato. In Corea è però utilizzata in maniera molto versatile sia per la produzione di oggetti della quotidianità, ma anche in opere artistiche tradizionali e contemporanee …..”
Presso l’Istituto di Cultura Coreana sono previste una serie di iniziative musicali e cinematografiche. Per saperne di più consultare il sito dell’Istituto.
ROMA Istituto di Cultura Coreana Via Nomentana e Museo Bilotti – Aranciera di Villa Borghese Viale Fiorello La Guardia, 6 fino al 27 febbraio 2022 dal martedì al venerdì ore 10.00 – 16.00; sabato e domenica 10.00 – 19.00. Ingresso Gratuito. Informazioni: 060608 (tutti i giorni ore 9.00 – 19.00); www.museocarlobilotti.it; www.museiincomuneroma.it. In ottemperanza a quanto stabilito dal Decreto Legge del 23 luglio 2021, n. 105, l’ingresso al museo sarà consentito esclusivamente ai soggetti muniti di Green Pass. È obbligatorio l’uso della mascherina. Vietati gli assembramenti.
I Fratelli De Filippo – Nelle sale il 13 – 14 e 15 dicembre 2021 e successivamente su RAI Uno.
Mariagrazia Fiorentino
Una famiglia emblematica italiana “anzi napoletana”. Titina, la donna della porta accanto, Eduardo, il decisionista, l’intellettuale, Peppino, un carattere umano e riflessivo. Una famiglia di serie B per l’epoca che con il dolore e la sofferenza hanno saputo trasformare la loro vita in arte ribaltando il loro destino. Con talento e abnegazione riuscendo ad evolversi e a farsi valere formando quel trio che li ha accompagnati per molti anni della loro carriera, come rivalsa sul padre E. Scarpetta, ma con il loro cognome De Filippo.
Nel 1981 Edoardo De Filippo fu nominato Senatore a vita,
Un film di Sergio Rubini che ne firma soggetto e sceneggiatura insieme a Carla Cavalluzzi e Angelo Pasquini, Mario Autore, Domenico Pinelli, Anna Ferraioli Ravel, Biagio Izzo, Susy Del Giudice e la partecipazione di Marisa Laurito, Marianna Fontana, Maurizio Casagrande, Giovanni Esposito, Nicola Di Pinto, Augusto Zucchi, Luciana De Falco, Maurizio Micheli, Vincenzo Salemme, Giancarlo Giannini. Musiche di Nicola Piovani
Arte da bere – Le dimore del vino – Progetto per la valorizzazione del vitigno Cesanese presentato all’ l’Enoteca Regionale Vyta, Via Frattina 94 a Roma, lnsieme alla nuova DMO Bibere de arte.
Donatello Urbani
Il progetto si pone come obiettivo raccontare la storia della terra e del territorio attorno alla città di Roma come affermato in conferenza stampa, Inoltre é rivolto a proporre esperienze enogastronomiche, in particolare rivolte al Cesanese, vitigno autoctono rappresentativo del Lazio. In proposito ha dichiarato Pierluigi Cianni, presidente DMO “Bibere de Arte”: “Questo progetto parte dall’idea che Il vino è espressione di diversità e ricchezza per un territorio. Degustando un vino pregiato è facile chiedersi: «Quale storia di questa terra ci sta raccontando?». Nel nostro caso il territorio va da Piglio, capitale del Cesanese, a Valmontone, due città che dedicano grandi eventi al vino (il San Lorenzo Wine Festival a Piglio e Armonie di ottobre a Valmontone) e hanno due dimore storiche da valorizzare come Castello Colonna di Piglio e Palazzo Doria Pamphilj di Valmontone”.
Sono stati coinvolti in questa iniziativa 20 enti, 7 pubblici e 13 privati, tra i quali il Comune di Valmontone, il Comune di Piglio, l’Università “La Sapienza” di Roma, Valmontone Outlet, IIS Gramsci di Valmontone, IISP Rosario Livatino Turistico Alberghiero Cave, IPSSEOA Buonarroti Alberghiero Fiuggi, Associazione Culturale Artenova, Associazione Culturale Xenia, rete di imprese dei Castelli della Sapienza, Monti Lepini e Prenestini, rete di imprese di Valmontone città, agenzia di viaggi e tour operator Think Away Viaggi, agenzia di viaggi Wanderlust Viaggi, Enoteca di Piglio, Autoservizi Cerci, Piglio in arte, associazione per la gestione della strada del vino cesanese, azienda speciale servizi integrati comunali, proloco di Valmontone, proloco di Piglio. Presenti all’evento il Presidente DMO Pierluigi Cianni e il direttivo DMO, i partner del progetto, Roberto Cipresso (winemaker di fama internazionale e scrittore), lo chef Paolo Gramaglia (1 Stella Michelin, Ristorante President di Pompei). Testimonial della serata Antonello Fassari.
In occasione della conferenza stampa è stato presentato, inoltre, il Tartufo più, progetto lanciato nel 2019 per avvicinare buongustai al mondo del tartufo e far conoscere i segreti di un prodotto d’eccellenza italiano e del Lazio attraverso la degustazione di creazioni realizzate con tartufi “a km 0” dagli chef Stefano Bartolucci di Rosso Divino e Riccardo Cori e Sonia Pontecorvi di Elle et Lui. Questo ha trovato conferma nelle dichirazioni di Antonella Parodi – cavatrice di tartufi “Dietro il tartufo, quello che apprezziamo a tavola, c’è molto da scoprire: dall’addestramento dei cani, che deve essere un gioco sia per noi che per loro, ai sacrifici che si fanno per raccoglierlo, spesso sotto la pioggia, con la neve o il freddo che taglia le mani. Perché è vero che è sempre una bella passeggiata nella natura ma fatica e difficoltà non mancano. Vale la pena evidenziare che il Lazio è una delle poche regioni in Italia dove si trovano tutte le 9 specie di tartufo, sia bianco che nero. Purtroppo, negli ultimi tempi, anche il tartufo subisce gli effetti del cambiamento climatico e, unito alla presenza di cinghiali in cerca di cibo, diventa davvero difficile trovarne, se non si hanno cani ben addestrati”.
Di grande interesse e capaci di destare curiosità fra i presenti è stato quanto dichiarato da Riccardo Corsi, geometra di Segni, con la storia della sua tartufaia, impiantata sui Monti Lepini per gioco e con scetticismo nel 2007, che dal 2018 inizia a produrre i primi tartufi e, oggi, ha dato vita ad una piccola azienda familiare. “Ereditai dei terreni da mio nonno – racconta – e volevo metterci i marroni, tipici di Segni. Ma il terreno non era adatto. Sapevo che, in passato, in quella zona si andava a tartufi e così prendemmo una cinquantina di piante e iniziammo a tirarle su. Nel 2018, con piacevole sorpresa, abbiamo iniziato a raccogliere i primi tartufi, lo scorzone estivo, che pian piano sta entrando a pieno titolo a far parte delle attività dell’azienda agricola “Il Tartufo Lepino” di Fagiolo Francesca, che mette insieme il tartufo al marrone di Segni e, insieme, stanno offrendo belle soddisfazioni”.
L’insieme di queste eccellenze territoriali offrono un valido richiamo per un turismo naturalico di alto livello grazie alle produzioni agricole, specie per il tartufo, che sono possibili solo dove é presente un territorio incontaminato scevro da qualsiasi inquinamento atmosferico.