Testo e foto di Mariagrazia Fiorentino e Donatello Urbani
Un’inveterata tradizione vuole che le ultime edizioni degli eventi, culturali in particolar modo, siano riepilogativi di tutti i precedenti che hanno identico tema ed occupato la stessa sede espositiva. Così anche l’ultima mostra voluta da Muriel Mayette-Holtz , Direttrice dell’Accademia di Francia a Roma, Villa Medici, con la cura di Chiara Parisi, nata sotto l’ambizioso progetto “UNE” sorto per mettere in un confronto artistico, interculturale e intergenerazionale per dare vita a collaborazioni ed intrecci in una visione artistica contemporanea, non ha fatto eccezione. Dal febbraio 2017 questo progetto UNE è stato lo scenario d’incontri unici che hanno fatto dialogare fra loro le diverse culture, con una particolare attenzione verso quella italiana ed europea, con quella francese. Il ciclo di rassegne che si sono succedute a Villa Medici sotto questa etichetta sono stati tutti momenti d’ incontri unici a partire da quello di Yoko Ono con Claire Tabouret; al quale si sono succeduti quelli di Elizabeth Peyton con Camille Claudel e Auguste Rodin; e, nella terza edizione, Annette Messager con la “presenza” di Balthus.
I lavori di Katharina Grosse e Tatiana Trouvé presenti in questa mostra dal titolo “Le numerose irregolarità”, quarto e ultimo appuntamento del ciclo UNE, sembrano, ad un primo esame, apparentemente distanti fra loro come se partissero da posizioni diverse e realizzate con stili difformi. In effetti tanto le opere della Grosse che della Trouvé, presenti in questa rassegna e create per quest’occasione, sono tra loro legate in un dialogo inedito e inaspettato. “Con i loro rispettivi progetti”, scrive la curatrice, “diversi eppure complici e complementari, le due artiste, nate entrambe negli anni Sessanta, hanno ribaltato i confini delle superfici di Villa Medici. Se Katharina Grosse elegge la pittura, intesa come membrana, a suo principale mezzo espressivo, Tatiana Trouvé indaga le infinite variabili e possibilità del disegno: la potenza imprevedibile del colore che s’intreccia con la seduzione di un oggetto scultoreo ricontestualizzato. In entrambe emerge una radicalità condivisa, fondata sull’idea di rovesciamento. Nel caso di Katharina Grosse, lo spazio in ogni sua manifestazione è esaltato dalla pittura. Non è più la tela a ospitare un paesaggio, ma è il paesaggio a farsi superficie pittorica. Con un orientamento analogo, Tatiana Trouvé architetta assemblaggi e accostamenti imprevedibili.» In primo piano un’opera di Tatiana Trouvè ed in secondo piano, dipinta su seta, quella di Katharina Grosse. Entrambe sono esposte nella prima sala. Per usanza dell’Accademia di Francia, consolidata anche in pregresse rassegne, tutte le opere sono esposte prive di didascalie in modo da riservare al visitatore il piacere di emozionarsi di fronte al messaggio artistico. Nella sala posta all’inizio del percorso ed identificata come “Sala Zero” si trova esposta una mappa con riferimenti dettagliati di tutte le opere presentate in questa mostra.
Sono proprio le sculture di Tatiana Trouvé che aprono il percorso espositivo. Realizzate nel 2017, ci rimandano a forme di capanne e, come lei stessa precisa, incorporano mappe di migrazioni antiche e odierne. Sulle pareti di rimando ed in dialogo con queste s’incontrano le opere dipinte su seta di Katharina Grosse che testimoniano la sua indiscussa capacità di moltiplicare gli spazi architettonici come nel caso dell’opera esposta nella cordonata medicea.
Per l’occasione l’artista, aggirandosi nel giardino dell’Accademia, ha rinvenuto e utilizzato alcuni tronchi di uno dei grandi pini che Ingres fece piantare 150 anni fa nel parco di Villa Medici oggi cadente e abbatturo perchè fonte di pericolo. Le inconfondibili invenzioni di colore, Katharina Grosse hanno offerto nuova vita alla storia dell’albero riconfigurandone il contesto di bellezza estetica e portando, “ una porzione di giardino all’interno della Villa, ”come affermato in conferenza stampa “con la temporanea dislocazione dell’elemento naturale. La scalinata sotto il soffitto a cupola diventa così la nuova dimora di quest’albero secolare, i cui rami s’inclinano su un ampio drappeggio, ricoprendo i gradini. La sensazione è quella di trovarsi in un sensuale corpo a corpo tra le linee dell’albero e i colori della pittura che l’artista ha creato in situ”. “E’ un’opera che parla al cuore e alla mente”, nelle parole dell’artista stessa.Scultura di Tatiana Trouvè ispirata a motivi decorativi africani presenti nella meoria dell’artista fin dal suo lungo soggiorno in questo continente. In secondo piano s’intravede Muriel Mayette-Holtz , Direttrice dell’Accademia di Francia a Roma, Villa Medici
Le opere di Tatiana Trouvé concludono il percorso espositivo. Si tratta di sculture le cui aste metalliche sono testimoni di civiltà d’altri continenti e, nello stesso tempo, riprendendo le tracce di un percorso di transumanze e migrazioni le cui vicende sono quotidianamente sotto i nostri occhi, offrono alla scultura con la sua assenza di colore un più tragico risalto .
Roma – Accademia di Francia – Villa Medici – Viale Trinità dei Monti, n.1 fino al 29 aprile 2018. Maggiori informazioni tel. 08.67611- sito web www.villamedici.it