Testo e foto di Donatello Urbani
La Storia, quella che si scrive con la “S” maiuscola, è la vera protagonista di questa interessante rassegna voluta dall’Associazione Nazionale Reduci dalla Prigionia ed allestita nella propria sede romana di Via Labicana. Dietro le scarne e formali parole del linguaggio burocratico che testimonia l’evento che ha segnato profondamente la storia nazionale, s’intravedono anche tante situazioni che hanno investito e spesso colpito tragicamente i nostri connazionali.
Trovarsi di fronte, esposta in una bacheca, la lettera in cui Mussolini confessa di aver inviato in Germania soldati italiani per essere addestrati con l’intento di essere successivamente inquadrati nell’esercito tedesco e finiti, invece, ai lavori coatti e trattati disumanamente, stringe profondamente il cuore in una ribellione che segna anche la nostra coscienza di uomini liberi. Non è sufficiente dire che eravamo in guerra per tacitare tutto.
Uno spettacolo all’interno di un campo di concentramento. Significativo il commento: “Donne? Ma no solo I.M.I.tazione (la sigla I.M.I. sta per Internati Militari Italiani)
Lungo tutto il percorso espositivo si possono osservare reperti originali provenienti dai campi di concentramento, molti donati dai reduci o conservati fra le memorie affettive della famiglia, insieme a documenti inediti ritrovati presso l’archivio storico del Ministero degli Affari Esteri. Fra questi non sono mancate testimonianze di tentativi, purtroppo senza ottenere buoni esiti, da parte della Repubblica Sociale di Salò di aiutare ed intercedere presso i Tedeschi i nostri soldati prigionieri e sfruttati nei lavori coatti.
Un passato che non può essere dimenticato e rende lodevole l’opera di quanti ne conservano la memoria, sia pure con dolore.