Mariagrazia Fiorentino – Donatello Urbani
L’invocazione “Se Cristo tornasse” insieme a quella “Se Cristo vedesse” sono le più comuni nella bocca degli italiani quando si trovano di fronte ad un’ingiustizia o una macroscopica deformazione della verità. La prima di queste invocazioni è stata quella pienamente raccolta da Giorgio Amato che ne ha fatta il motivo principale del suo film “Oh mio Dio!”. La mattina di Natale in una chiesetta di un piccolo paese della provincia laziale mentre il parroco recita, insieme ai parrocchiani, la professione di fede Cristo in prima persona annuncia la sua Parusia (secondo ritorno). Questa volta però saranno Roma e l’Italia e non Cafarnao e la Palestina i luoghi dove Gesù troverà i suoi nuovi discepoli che ad iniziare da Pietro, ex titolare di una piccola azienda con 8 dipendenti che la crisi economica prima e l’avidità degli usurai poi lo hanno ridotto in miseria e costretto all’accattonaggio, non sono pescatori, salvo uno solo.
Pietro (Stefano Pregni) e Cristo (Carlo Caprioli)
Così inizia la predicazione di Gesù coadiuvato da apostoli reclutati fra gli ultimi della società. Peccato però si scontri con l’indifferenza delle persone che considerano anche lui un reietto della società malgrado i miracoli che compie ad iniziare dal camminare sulle acque da una sponda all’altra del fiume Tevere.
L’ultima cena consumata in una pizzeria
Al termine della sua vita terrena, Gesù lascerà comunque un rinnovato messaggio cristiano con tutte le sue validità, che sarà raccolto, come avvenuto precedentemente duemila anni fa, solo da una popolazione aperta ad accoglierlo. Questo è lo spirito con cui va vista questa bellissima e piacevole pellicola che lancia un messaggio con ben poco di religioso e tanto di laicità.