Testo di Matteo e Donatello Urbani – Foto courtesy Ufficio Stampa Valentina Calabrese
Intelligenza e ragionevolezza sono state doti appartenute da sempre all’ Homo sapiens, fino a quando, quindici anni fa, come narratoci nella prima pellicola della saga “Il pianeta delle scimmie”, a seguito di un esperimento scientifico mal riuscito, compiuto per combattere e sconfiggere l’alzheimer, sono state trasferite alle scimmie non senza dolore per entrambe le specie.
Una moltitudine di uomini ne uscirà vittima di gravi infermità, per una gran parte sarà causa di morte, mentre alle scimmie, insieme alle doti intellettive, arriveranno sentimenti di odio, rancore e vendetta come su Cesare, il leader dei primati, al quale è stata trucidata la famiglia, escluso l’ultimo nato Cornelio, dal feroce Colonnello, interpretato da Woody Harrelson sulla falsariga del già famoso Kurtz di Marlon Brando, che combatte una guerra per non lasciare il pianeta nelle mani della nuova specie. Proprio a questa battaglia finale è riservata la scena centrale sulla quale ruota “The War – il pianeta delle scimmie”, terzo capitolo della celebre saga iniziata nel 1968, diretto da Matt Reeves ed in arrivo nella sale italiane il prossimo giovedì 13 luglio. Cesare, interpretato da Andy Serkis con la tecnica della “motion captures” che consente di entrare nella pelle di qualunque creatura come in precedenza avvenuto con Gollum nel “Il Signore degli anelli”, decide di combattere questa sua guerra da solo, anche se durante il percorso per raggiungere le truppe del Colonnello, incontrerà tre compagni che generosamente lo seguono per non lasciarlo solo, oltre a una simpatica scimmia “cattiva”, reduce dalla prigionia in uno zoo alla quale si devono le uniche scene di buonumore, ed una bambina bionda che ha perso l’uso della parola, alla stregua di tanti altri esseri umani vittime dell’esperimento mal riuscito.
Bellissimi, dotati di tanto fascino e suggestione, sono i campi di battaglia. I paesaggi ricoperti di neve o inondati dalla pioggia, sono delle vere e proprie opere pittoriche realizzate da grandi artisti. Nel loro insieme completano degnamente e fanno da sfondo ad altrettante magnifiche riprese realizzate con le più avanzate tecniche visive ed acustiche. Se un limite dobbiamo trovarlo, di rimando, va ricercato nel sapore troppo western di alcune scene che presentano Cesare ed i suoi compagni d’avventura in groppa a tranquilli destrieri impegnati nell’inseguimento delle truppe del Colonnello.
Da non dimenticare anche l’interpretazione magistrale dell’intero popolo delle scimmie che si muove con tanta realtà e bravura da eguagliare, se non superare, quella degli stessi attori in carne e ossa. Sorprendente è pure il finale che, pur non svelandolo, lascia un’implicita considerazione: le doti umane proprie della specie troppo spesso mal gestite, come dimostrato dai tanti eventi storici succeduti nei millenni, che involontariamente sono state trasferite alle scimmie, avranno destini migliori? Il film tenta di rispondere a questa domanda e proprio qui è riposto il suo sorprendente finale.