Testo e foto di Donatello Urbani
Il pane, fino ad ieri il re indiscusso nella nostra alimentazione, in pochi anni è divenuto la prima componente del nostro scarto alimentare, che, come indicano recenti studi, da solo ha un valore considerato superiore ai 15 miliardi ei euro annui. Questa caduta dalla sommità dell’Olimpo degli stili alimentari alle tante discusse discariche urbane, insieme a molti altri fattori, sono stati alla base del “Rapporto Ristorazione 2018” presentato a fine mese gennaio 2019 dal presidente della FIPE, Lino Enrico Stoppani, alla presenza anche del Ministro della Salute On.le Giulia Grillo. I dati illustrati hanno presentato una nuova figura di italiani sempre più attenti ad un cibo sano e salutare anche quando privilegiano alcune specialità esotiche quali il “Poke”, piatto hawaiano a base di riso e pesce crudo. Interessante anche il valore economico del delivery food – consegna del cibo a domicilio – che ha visto l’intero settore raggiungere, nel 2018, ben 350 milioni di euro con un incremento sul 2017 del 69% In proposito è stata significativa anche la varietà delle offerte sia con menu vegetariani proposti da ben 308 ristoranti, insieme a quella di 206 vegani e 135 con pietanze senza glutine. Il controcanto, però, a tutto questo è rappresentato tanto dal riciclo di alimenti non consumati, quanto dallo scarto alimentare che, specie in questi anni, si trova in presenza del triste fenomeno della fame che interessa la maggior parte della popolazione mondiale. Fenomeno, quest’ultimo, che travalica il valore economico per assumerne un altro ben più importante, quello morale.
Sensibili a tutto questo, la FIPE ha studiato un progetto, di prossima realizzazione, chiamato “Rimpiattino”, per ridurre, se non addirittura eliminare, quanto resta nel piatto di non consumato, spesso anche non toccato affatto dai clienti dei ristoranti, riponendolo in un kit prima di portare il tutto a casa. Oltre alle vivande sono state previste soluzioni anche per le bevande. Sempre più spesso, infatti, “piange il cuore” per non riuscire a finire una buona bottiglia di vino, senza rischiare problemi, non solo di salute ma anche legali, originati da una possibile verifica del tasso alcoolemico come previsto dal codice della strada.