Testo di Mariagrazia Fiorentino – Foto di Donatello Urbani
Chao Ge: “Lago nella prateria”- 2017. Tempera
“La pittura è un’impresa ardua ma importante. Per quanto mi riguarda, io ho prestato costantemente attenzione all’esistenza dell’uomo, ai suoi drammi e all’eterno presente in lui” –
Paintimg i san ardous but important challenge. Asa fas as I am concerned, I constantly paid my attention to Humanity, to his dramas and to eternity in it.
Dai Pensieri di Chao Ge riportati nel catalogo.
Gli spazi che la nostra città dedica agli artisti provenienti dall’oriente, in particolare dalla Cina, sono veramente importanti non solo per vincere il provincialismo che affligge le nostre arti visive, purtroppo sempre incombente, quanto per ristabilire il ruolo che di diritto spetta a Roma per essere stata l’indiscussa capitale d’importanti movimenti artistici che hanno interessato per vari secoli i tempi passati. Dopo Li Chevalier, nata a Pechino ma con atelier e residenza a Parigi, accolta al Macro Testaccio, il Vittoriano, grazie ad Arthemisia, società privata leader in Italia nell’organizzazione di eventi d’arte, apre i suoi prestigiosi spazi dell’Ala Brasini, quella per intenderci riservata ai gradi eventi espositivi, all’artista Chao Ge, proveniente dalla Mongolia Interna, nazione giuridicamente facente parte della Repubblica Popolare Cinese, con una mostra dal significativo titolo “Chao Ge – La lirica della luce”.
Chao Ge: Ricordi romani dal precedente soggiorno in Italia
Monastero di Santa Maria. Tempera Via Sacra 2008- Tempera
Lo stesso artista nel 2006 fu accolto, sempre al Vittoriano, con una piccola rassegna nella quale vennero presentate poche opere, alquanto significative e dal grande valore artistico, sempre a seguito di accordi fra i due stati, Italia e Cina.
Chao Ge: “Lago in Mongolia”- 2012. Tempera
In questa occasione il percorso espositivo accoglie circa 80 opere tra oli su tela, tempere e disegni che descrivono i luoghi ed i personaggi dell’Asia Centrale e della Mongolia Interna, terra dai paesaggi sterminati che è stata di passaggio per avventurieri e conquistatori e da sempre nel cuore dell’artista tanto da farne il soggetto maggiormente rappresentato nelle proprie opere pittoriche.
Il titolo Epos ci rimanda ai temi storici, ed un’intera sezione accoglie solo paesaggi e scenari paesaggistici, senza alterarne la naturale bellezza e che in passato furono attraversati da personaggi quali Marco Polo o Gengis Kan, solo per citarne due fra i tanti. Le linee guida che hanno ispirato le pitture sono fedeli interpretazioni delle descrizioni spesso colme di stupore, anche se fantasiose, riportate nei resoconti da ciascuno di questi eccezionali viaggiatori, oppure redatte da cronisti e storici o, come nel caso del “Il milione”, da Rustichello Pisano su dettato dello stesso Marco Polo.
Chao Ge: “Il corridoio di Hexi” – 2008. Opera inserita nella sezione dedicata a Marco Polo. La diversa illuminazione è stata voluta per inserire i diversi spazi temporali (giorni/notti) utili ad attraversare questo corridoio.
Significativo in proposito é il pensiero di Chao Ge: “Vado ricercando quello spirito in grado di dare sostegno, tipico dell’umanità fin dagli albori della storia, raro in questa epoca, ma la cui esistenza è fondamentale. In un mondo in rapida trasformazione, anelo a ripercorrere tutto ciò che è perenne ed immutabile per opporlo a questo mondo esasperatamente volubile”.
“I am looking for that supporting spirit, typical of humanity since the dawn of history, rare in this time but whose existence is essential. In a world where everythingh quickly changes. I dream to rediscover immutable and perpetual things to oppose to this excessively friendship and social justice”.
Chao Ge: “Donna seduta” – 1993. Olio su tela
Epos ha identica valenza anche nella ritrattistica, altro importante filone artistico presente in questa rassegna, che s’ispira chiaramente ai canoni della raffigurazione classica e agli insegnamenti dei grandi maestri europei del passato, come è stato rilevato dal Prof. Claudio Strinati, uno dei cocuratori italiani ed autore di un importante saggio presente nel bellissimo catalogo edito da Segni d’Arte. Significative in proposito sono state le parole dello stesso artista Chao Ge che in occasione dell’inaugurazione ha voluto mettere in risalto come tutta la sua opera sia figlia della profonda riforma avvenuta in Cina nel 1978 e che gli ha consentito di, parole sue, “potersi avvicinare alle culture e alle arti degli altri paesi, in particolari europee ed italiane”. Una riforma, quella avvenuta in Cina, molto importante e che ha permesso a questo artista, come a molti altri, di aprire nuovi orizzonti alla propria arte e rivendicare, nel contempo, la propria personalità a livello percettivo contro tutti i tentativi di massificazione e cancellazione dell’individuo imposti precedentemente nella Cina di Mao.
Chao Ge; “Berretto” – 2017. Tempera
Concetti questi che Chao Ge così riepiloga nei suoi pensieri: “Un paese o un popolo che possiede degli storici, dei letterati e degli artisti seri è in grado di determinare tra la sua gente un sistema di valori e una capacità di comprensione superiori”.
“A country with historians, intellectuals and seroius artican determine among its people a higher system of values and higher understanding ability”.
Aria nuova, dunque, si respira in queste opere, fresca ed aperta a grandi spazi alla stregua di come fisicamente sono presenti nella steppa mongola investendo, in contemporanea, anche un importante “desiderio di sperimentare con l’osservatore, in una forte unione emozionale, un’arte che sia un’affermazione dei grandi valori della vita e dell’essere umano” come scrive l’altra cocuratrice Nicolina Bianchi, critico d’arte, Editore e Direttore della Casa Editrice Segni d’Arte.
Catalogo trilingue: italiano, inglese e cinese, pagine 148 costo €.15,00.
Roma – Complesso del Vittoriano – Ala Brasini – Via San Pietro in Carcere (lato Fori Imperiali) fino al 26 settembre 2017 con ingresso libero ed orari dal lunedi al giovedi 9,30 / 19,30; venerdi e sabato 9,30 / 22,00; la domenica 9,30 / 20,30.