Testo e foto di Mariagrazia Fiorentino e Donatello Urbani

Ci sono i luoghi della memoria ed i luoghi di affezione ed insieme convivono e testimoniano vicende e fortune della popolazione investendo dettagliatamente e a pieno titolo l’intera sfera intima e personale di ciascuna persona. Uno di questi – Roma Via dei Chiavari, n.7 –  coinvolge la famiglia Jacorossi, giunta a Roma da Leonessa nel 1830 per commerciare in carbone, articoli per fuoco e riscaldamento, saponi e varechina.

20190723_131422(0)                                                         Il dott. Ovidio jacocorossi (sinistra) ed il curatore Danilo Eccher (destra)

Questo spazio nel cuore del centro storico di Roma, debitamente ristrutturato nel 2017 dall’architetto Carlo Iacoponi, offre oggi al dott. Ovidio, attuale capofamiglia e Amministratore Unico delle Società Inars e Fintermica 2 che operano nei settori immobiliare dell’arte e della cultura, la buona opportunità di trasformarlo in un museo di arte che rispecchi, attraverso le opere di artisti del ‘900 italiano, le idealità che furono alla base della vita civile e commerciale della sua famiglia. Scrive in proposito Danilo Eccher, storico e critico d’arte che cura questa iniziativa. “…Dopo il primo anno di vita come laboratorio di sperimentazione multidisciplinare, “Musia” diventa “Musja” (Museo Jacorossi) e in autunno cambia pelle, trasformandosi in museo privato, per offrire al pubblico un articolato programma artistico e culturale, all’interno di uno spazio che sarà interamente dedicato all’arte contemporanea. Il nuovo Museo raccoglie e custodisce, sin dalla rinnovata denominazione, la preziosa eredità culturale e la vasta collezione del fondatore Ovidio Jacorossi, le cui opere saranno esposte a rotazione in occasione di mostre dedicate o nell’ambito di progetti espositivi inediti, con uno sguardo sempre attento alle tendenze più innovative del panorama contemporaneo internazionale”. Gli oltre mille metri quadri di quello che un tempo fu bottega e retrobottega  della famiglia Jacorossi sono destinati ad accogliere, a rotazione con un programma espositivo triennale, le oltre 2.500 opere d’arte che oggi fanno parte della preziosa quanto importante collezione messa insieme da Ovidio Jacorossi. Di questa nel 2017 ebbe a scrivere Enrico Crispolti: “…un collezionare per passione ma praticato in termini di libera arrischiata creatività d’un impegno d’impresa…”.

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Sempre su questa collezione scrive di rimando Danilo Eccher: “Esiste un legame forte, indissolubile tra la storia della famiglia Jacorossi e il collezionismo d’arte. Nella fase di massima espansione industriale, il gruppo, su particolare impulso di Ovidio Jacorossi, inizia a interessarsi dell’arte del ‘900 italiano, con Roma come epicentro, nelle sue varie sfaccettature. Le acquisizioni di dipinti, sculture, fotografie, disegni, modernariato, design si susseguono con grande dinamismo. In particolare, presenti in collezione testimonianze dei movimenti simbolista e divisionista di fine ‘800 e inizi ‘900 fino al Futurismo, con l’Autoritratto di Giacomo Balla tra le opere più significative. Spazio anche alla Metafisica e al Surrealismo di Giorgio De Chirico e Fabrizio Clerici. Figurano inoltre tra gli autori: Arturo Martini, Mario Sironi e la Scuola Romana con Antonietta Raphäel, Mario Mafai e Corrado Cagli. Ancora, l’Astrattismo di fine anni ’40 e ’50, e gli anni ’60 raccontati attraverso i lavori della nuova Scuola Romana di Piazza del Popolo. Arte Povera e Arte Concettuale hanno tra gli esempi più rappresentativi opere di Pistoletto, di Luciano Fabro e di Gino Paolini. Presenti anche lavori legati al periodo della Transavanguardia e ai Nuovi Figurativi”. La  prima mostra in programma che animerà il nuovo museo Musja s’inaugura l’8 ottobre 2019, è parte integrante di una trilogia curata da Danilo Eccher, ed avrà per titolo: ““The Dark Side – Chi ha paura del buio”. Il tema posto all’attenzione dei visitatori verte “intorno al lato oscuro che appartiene all’uomo e alle vicende della vita, ai pensieri inespressi e i segreti dell’anima, ma anche sull’impegno di questa sfida, sul coraggio di attraversare il buio e sulla necessità di oltrepassare la paura”, come scrive il curatore. Compatibili con questa rassegna sono anche gli altri due momenti espositivi che, distribuiti nell’arco di più anni, sono rispettivamente dedicati alla “Paura della Solitudine” e alla “Paura del Tempo”. Di tutte queste rassegne la nostra testata darà nelle date opportune ampie recensioni.