Testo e foto di Mariagrazia Fiorentino e Donatello Urbani
“Carthago delenda est” (Cartagine deve essere distrutta). Questa proposta fu approvata nel 147 a.C. dal Senato Repubblicano romano e fu affidato a Publio Cornelio Scipione Emiliano il compito di attuarla. Cartagine fu presa dopo un assedio di due anni a data alle fiamme. Bruciò per 17 giorni consecutivi e la leggenda vuole che sopra le macerie fumanti i Romani cospargessero sale nell’intento d’impedire che sopra di esse sorgesse una nuova città.
La gioielleria e oroficeria puniche sono state ereditate dall’oriente. Le lavorazioni si concentarono in prevalenza su martellatura, sbalzo, granulazione e filigrana, oltre l’intaglio di pietre dure, gemme, osso avorio e conchiglie.
A distanza di oltre 21 secoli Roma rende omaggio all’antica rivale con una bellissima mostra che prende il nome di “Carthago”, allestita in due diverse “location”: Colosseo e Foro Romano (Rampa imperiale del palazzo di Domiziano e Tempio di Romolo). Oltre quattrocento reperti, alcuni di gran pregio, ci coinvolgono nelle rilettura di quelle vicende storiche che coinvolsero nell’arco di oltre un secolo (dal 246 al 146 a.C.) le due maggiori potenze militari e commerciali negli anni che precedettero l’avvento di Cristo.
Busto di Annibale e riproduzione di un conducente di elefante con i quali attraversarono le Alpi con relativo armamento e bordature
Il confronto fra le due antagoniste non si limitò alle sole vicende belliche ma coinvolse anche gli scambi commerciali e culturali che, come scrivono i curatori, partono proprio dalle guerre puniche che passando per l’età augustea giungono “alla complessità del processo di romanizzazione che ha portato Roma ad annientare nella battaglia delle Egadi (241 a.C.), quella che era ormai divenuta l’unica temibile rivale per il controllo del mare”. E proprio dalle Egadi: rostri delle navi che i romani contrapposero agli elefanti di Annibale, provengono reperti, mai esposti prima, quali risultato della campagna di ricerca subaquea condotta dalla Soprintendenza del Mare siciliana. Esperti di campagne militari indicano sul predomino del mare la vittoria di Roma su Cartagine.
Busto di Publio Cornelio Scipione Emiliano, detto l’Africano, e originale di un rostro, l’arma vincente dei romani nella seconda guerra punica
L’ampio percorso espositivo si completa nel Foro Romano coinvolgendo prima il Tempio di Romolo “con i casi di studio di Nora e Pantelleria e prosegue nella rampa imperiale dove è ampiamente illustrata la rifondazione della nuova Colonia Concordia Iulia Carthago che nel corso dell’intera età imperiale, con un’estensione di oltre 200 ettari, divenne una città monumentale dotata di edifici da spettacolo e lussuose abitazioni private famose ovunque per la ricchezza dei loro mosaici policromi, alcuni dei quali esposti in questa rassegna”, nelle parole dei curatori. Di grande effetto alcuni mosaici provenienti da vari luoghi di culto del nascente cristianesimo, di cui Cartagine è stata uno dei principali centri propulsivi.
Mosaico con “La Dama di Cartagine”. L’attribuzione è attualmente contesa fra gli specialisti, molto probabilmente riproduce S.Monica, madre di S.Agostino, originaria di Ippona, città vicina a Cartagine
Le parole del Direttore del Parco Archeologico del Colosseo, Dott.ssa Alfonsina Russo,sono quanto mai esplicative sull’esatta lettura di questa rassegna definita come: “Un’esposizione che restituisce la forza e la fortuna dell’incontro delle diverse culture insediate lungo le rive del nostro mare”.-
Roma – Colosseo – Foro Romano fino al 29 marzo 2020. Informazioni sugli orari e costi del biglietto d’ingresso, previste varie facilitazioni e gratuità, sul sito www.parcocolosseo.it – prevendita e prenotazione di visite guidate tel. 06.39967700 – www.coopculture.it