Testo e foto di Donatello Urbani

Alcune vicende hanno la proprietà di caratterizzare la vita degli esseri umani in modo così determinante da influenzare e condizionare tutte le altre nel corso degli anni. Quelle relative alla seconda guerra mondiale provocarono notevoli sconvolgimenti tanto sui vincitori quanto sui vinti. Publio Morbiducci (Roma 28 agosto 1889 – Roma, 31 marzo 1963), scultore, grafico, medaglista e pittore romano, di lontane origini siciliane e marchigiane,  seguace di Duilio Cambellotti, che considerava suo maestro, negli anni fra le due guerre mondiali interpretò nei sui lavori il pensiero dominante del regime dittatoriale al potere.

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Realizzò cosi importanti monumenti quali il popolarissimo “Marinaio” nel cimitero del Verano; la Fontana con la sistemazione di Piazza del Viminale  e nel 1932, il popolarissimo Bersagliere di Porta Pia, a Roma. Notevoli a  Benevento “La Vittoria” e, a New York, la realizzazione, per il Padiglione Italiano all’Esposizione Universale del 1939, di alcune opere, inclusa l’Italia Fascista dorata, figura preminente posta sulla facciata dell’edificio celebrativo dei fasti del regime, incluse le future glorie dell’E42, che non si realizzeranno per lo scoppio della seconda Guerra Mondiale. Questa esposizione incompiuta avrebbe dovuto superare in magnificenza proprio quella statunitense.

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Scrive la curatrice della bella esposizione allestita dalla Galleria Laocoonte nella propria area espositiva di Via Monterone,13 a Roma illustrando i prestigiosi incarichi che a partire dal 1938 attendevano Publio Morbiducci : “E’ nella stessa ottica trionfalistica e celebrativa, in attesa di future olimpiadi che non ebbero luogo, che venne realizzato il Foro Italico insieme allo Stadio dei Marmi e allo Stadio del Tennis – dove furono collocate -: sessataquattro statue di atleti nel primo e diciotto nel secondo, ognuna alta 4 metri, ognuna pagata da una provincia d’Italia, tutte in marmo bianco di Carrara”. Interessante è quanto scrive nuovamente la curatrice in merito ai modelli scelti fra gli uomini e gli operai del mattatoio e di Testaccio, dove aveva lo studio, per realizzare le sue sculture: “…Sono quintessenzialmente italiani, così com’erano gli italiani prima del benessere.”

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Terminata la seconda Guerra Mondiale tutte le arti visive furono influenzate dalle varie correnti artistiche d’oltre oceano. Morbiducci avvertì il dovere di abbandonare il suo stile e negli anni 1945/46 tentò di stracciare i vecchi studi e disegni in una vera e propria operazione di rinnovamento. Trentasei di questi furono salvati da questa epurazione e sono oggi presenti, fino al 12 marzo 2020, insieme ad alcune opere pittoriche, grafiche e scultoree, nell’area espositiva della Galleria Laocoonte. Negli anni successivi Morbicucci pur avendo importanti incarichi non occupò più la posizione preminente avuta negli anni dell’anteguerra. Realizzò il busto di Pietro Mascagni e nel 1948 partecipò al concorso internazionale per la realizzazione delle Porte di San Pietro in vista dell’Anno Santo del 1950. Nel 1956, durante la ristrutturazione dell’EUR per le Olimpiadi di Roma nel 1960, furono portati a termine i gruppi dei Dioscuri presenti ai piedi della scalinata del Palazzo della Civiltà del Lavoro, il cosiddetto “Colosseo quadrato”. Saranno Bruno Mantura e Vittorio Sgarbi  con le due mostre del 1992 e 1999 sulla scultura italiana del Novecento, alle quali si aggiunge la grande retrospettiva nel dicembre del 1999  curata da L’Accademia Nazionale di San Luca, della quale era membro  fin dal 1937, a rendergli giustizia e porre la sua arte nella giusta considerazione e collocazione che merita.

Roma: Galleria Del Laocoonte – Via Monterone, 13 fino al 12 marzo 2020 con ingresso gratuito dal mercoledi al venerdi dalle ore 11,00 alle 13,00 e dalle 16,00 alle 19,00 (consigliabile la prenotazione. Informazioni  sul sito www.laocoontegalleria.it