Donatello Urbani
Ancor oggi la “Presa di Porta Pia” ha in sé validi ed importanti significati tanto da meritare, nel giorno 20 settembre di ciascun anno, varie celebrazioni non solo da parte dei vincitori: gli Italiani, con i Bersaglieri del generale Raffaele Cadorna, bensì anche dagli sconfitti: il Papa con il suo esercito dove la presenza di soldati stranieri era considerevole. La figura del Papa Re già nel 1870 era abbondantemente obsoleta e gran parte del clero così detto “illuminato” che in quegli anni, al di fuori della curia romana avendo un buon numero di adepti, si augurava che la chiesa, con il suo capo avesse un ruolo diverso, più spirituale e religioso, ed abbandonasse quello del Papa Re. Così, a dimostrazione che l’evento è tutt’ora presente anche al di fuori delle istituzioni pubbliche in occasione del 150° anniversario della presa di Porta Pia, la Galleria W.Apolloni, nella propria sede di Via Margutta 53B, ha allestito un’interessante mostra che, come ha scritto il titolare della galleria presenta: “alcune opere d’arte di somma importanza accomunate dall’eloquente titolo: Lo Zuavo e i Bersaglieri, a voler accomunare, dopo tanto tempo trascorso, spente le passioni e gli odii d’allora, gli avversari di un tempo in un unico sentimento di pietà e gratitudine”. Conosciamo tutti vita morte e miracoli del Corpo dei Bersaglieri italiani, mentre è quasi caduta nel dimenticatoio la memoria degli zuavi pontifici, corpo di volontari giunti da tutti i paesi cattolici, ma in maggioranza francesi, olandesi e belgi, giunti a Roma per difendere Pio IX. In mostra la presenza di questi volontari è rappresentata da una scultura funebre in marmo a grandezza naturale del capitano Augustin Latimier Du Clésieux (Saint-Brieuc, Bretagna, 1844-1871), già zuavo a Roma, caduto l’anno successivo nella guerra franco/prussiana. L’opera fu commissionata dalla madre contessa Du Clésieux all’artista Victor Edmond Leharivel Durocher (Chanu, Orne, 1816-1878), scultore ufficiale che nel Secondo Impero collaborò con l’architetto Louis Visconti – figlio dell’archeologo romano Ennio Quirino – ad ornare l’ingrandimento del Louvre voluto da Napoleone III. Augustin Du Clésieux era l’unico figlio di una famiglia bretone molto ricca e da poco nobilitata. La scultura, come scrive il titolare della Galleria Apolloni: fu posta sopra la tomba del defunto nella cripta di una cappella neoromanica, dedicata a S.Agostino, fatta costruire adiacente alla Scuola dei Fratelli della Dottrina Cristiana nella rue Vicaire della città di Saint-Brieuc. Nazionalizzata la scuola sotto la Terza Repubblica, distrutta la cappella nel 1971 per fare posto ad un parcheggio, chissà dove tumulate le ossa del povero Augustin, la monumentale scultura è andata all’asta a Brest quattro anni fa, nel più totale disinteresse dei locali e delle autorità preposte alla tutela artistica di Francia. Questa opera fu acquistata dall’antiquario romano Marco Fabio Apolloni proprio perché il giovane e nobile zuavo, già venuto a difendere papa Mastai contro “L’Anticristo” Garibaldi, tornasse a Roma per trovarvi, si spera, una pace definitiva. Il giovane ufficiale è rappresentato ancora vivo semisdraiato su una chaise-longue neo-rococò, nell’uniforme tipica che traeva origine dall’abbigliamento dei guerrieri algerini che i francesi combatterono nel 1830, e che fu reso famoso dalle seguenti campagne militari in Crimea e in Italia durante la Seconda Guerra d’Indipendenza. Solo il colore grigio celeste, che il marmo non può rendere, distingueva gli zuavi pontifici da quelli inquadrati nell’esercito francese. Per il resto lo scalpello di Leharivel è riuscito a descrivere il ruvido panno dell’uniforme, i pantaloni a sbuffo, il kepì con visiera, le babbucce ricamate e persino i merletti della camicia da cui spunta lo scapolare che il milite cattolico portava al collo. Sul fronte della base è graffita una baionetta, al centro della quale risalta in bassissimo rilievo la medaglia al valore che gli fu consegnata il giorno del funerale. “E’ proprio un’idea da Francesi, di vestire i difensori del Santo Padre da maomettani”. Così dicevano, i romani dell’epoca a proposito della bizzarria dell’uniforme degli zuavi che, non erano però soldati da operetta, se si considera che il pur brevissimo fatto d’arme di Porta Pia costò agli italiani il doppio dei morti e dei feriti rispetto ai pontifici. Corpi nuovi, creati più o meno negli stessi anni, Zuavi e Bersaglieri avevano combattuto fianco a fianco in Crimea e nelle battaglie del ’59”. In mostra con la splendida scultura dello zuavo francese morente sono presenti la famosa tela di Michele Cammarano (Napoli 1835-1920), testimone oculare dell’entrata degli italiani a Roma: la tela alta più di tre metri fissa le ancora calde, se così si può dire, impressioni della battaglia per conquistare all’Italia la sua Capitale; il quadretto del fiammingo Carel Max Quaedvlieg (Valkenburg 1823 – Roma 1874), minuscolo in confronto al Cammarano che, entro il suo perimetro di tredici per venti centimetri, riesce a inquadrare le Mura Aureliane e la breccia formicolante di Bersaglieri, con la morte del comandante Giacomo Pagliari sull’avanscena, e gli zuavi che sparano sullo sfondo di questa visione teatrale della Breccia. Completano questa mostra celebrativa il bozzetto in scultura di Publio Morbiducci (Roma, 1889-1963) per il monumento al Bersagliere eretto davanti a Porta Pia nel 1932 e due pastelli satirici che ritraggono Charrette comandante degli Zuavi pontifici e Mons. Pacca il giovane, Prefetto pontificio. Due ritratti del Cardinale Giacomo Antonelli, uno in marmo che lo raffigura giovane, di Giuseppe De Fabris, ed uno dipinto in miniatura a smalto su pietra lavica da Filippo Severati – inventore della tecnica che andò perduta alla sua morte – che lo ritrae in trono nella sua piena dignità di Segretario di Stato, eminenza grigia e anima nera dell’ultimo Papa Re: Pio IX.
La mostra si protrae fino al 20 ottobre 2020.L’ingresso gratuito è consentito a piccoli gruppi su prenotazione o, compatibilmente, a richiesta, durante gli orari di apertura della galleria 10-13, 16-19 salvo lunedì mattina e sabato pomeriggio.