Testo e foto di Donatello Urbani
Identica la “location” a quelle delle precedenti quattro esposizioni volute in seguito a un protocollo d’intesa fra l’Italia e la Repubblica Popolare Cinese per far incontrare e promuovere la conoscenza delle rispettive culture. Questa è la quinta ed ultima rassegna allestita nelle sale quattrocentesche del Palazzo di Venezia ed ha assunto il suggestivo titolo di “Oriente incontra Occidente: La Via della Seta Marittima dal XIII al XVII secolo”. Differisce dalle precedenti per la finalità in quanto, nel frattempo, il Presidente cinese ha voluto riproporre gli scambi commerciali fra Europa e la sua nazione proprio facendo leva su questa antica quanto gloriosa via che ha avuto non solo finalità commerciali, come ampiamente dimostrato nelle quattro sezioni del percorso espositivo dove sono esposti oggetti provenienti dal Museo di Guangdong, la più grande città del sud della Cina. Dal II sec. a.C. al 19 d.C., proseguendo poi per oltre duemila anni di storia, la Via della Seta ha costituito un canale fondamentale per le relazioni tra genti e cultura e per i commerci marittimi internazionali.
Tipica imbarcazione cinese per lunghi tragitti in mare riprodotta in scala.
La prima sezione non poteva che presentare la via della seta marittima che, in parallelo con gli ottomila kilometri di lunghezza di quella terrestre, si snodava sulle rotte marittime toccando una notevole quantità di scali i quali, approfittando dell’opportunità concessa dall’essere scalo marittimo, si trasformarono sia in empori commerciali di notevole importanza, che nell’assumere il ruolo di cerniera di scambio tra gruppi etnici, culture ed economie di diverse aree del mondo. I visitatori sono invitati a salire a bordo di una classica imbarcazione cinese ed iniziare il lungo viaggio attraverso tutto il percorso espositivo. Non tutte le imbarcazioni raggiungeranno lo scalo prefissato; molte giacciono tutt’ora in fondo al mare e da alcune di queste – naufragi del Nanhai 1 avvenuto in epoca Song (960/1279 d.C.- e quelli di Wanli e Nan’ao della dinastia Ming (1368/1644 d.C.- sono stati recuperati preziosi reperti che fanno bella mostra di sé in questa rassegna.
Vaso Huluping, detto anche vaso a doppio fiasco, in porcellana bianca e blu decorato con fiori. Repertorio delle fornaci di Jimgdezhen, dinastia Ming, imperatore Wanli – 1573/1620) portato alla luce dal relitto Wanli. Foto courtesy Ufficio Stampa Polo Museale del Lazio.
“La Via delle Spezie e della Porcellana”, titolo della seconda sezione, espone sia tutti quei prodotti cinesi che avevano una notevole diffusione all’estero che, di rimando, quelle merci straniere che venivano vendute in Cina. Scrivono i curatori:”A partire dai Tang e i Song, ogni dinastia imperiale aveva le proprie strategie di gestione commerciale marittima: i governanti perseguivano la politica del trarre profitto dai mari per riformare gli Stati, mentre lo Stato incoraggiava anche il commercio privato.” Sulla Via della Seta Marittima, porcellane, seta, tè e manufatti in metallo, incrociavano imbarcazioni che navigavano in senso inverso cariche di spezie, pietre preziose ed altri prodotti pronti per essere commercializzati in Cina. La Via della Seta Marittima descriveva un enorme bacino che includeva i paesi della sponda occidentale dell’Oceano Pacifico ed Indiano. Notevoli ed importanti sono molti reperti esposti in questa sezione, sia per il valore intrinseco che per quello documentale, quali una giara con invetriatura rossa con coppia di fenici e sei leoni, prodotta in epoca Ming (1368/1644) e il lingotto intagliato prodotto dalla fusione di oro occidentale.
Giara con invetriatura rossa decorata con coppia di fenici e sei leoni. Dinastia Ming– 1368/1644- portato alla luce dal relitto Nan’ao1.
La terza sezione, dal titolo “La Via delle Religioni” vuole focalizzare un momento preciso dell’evoluzione sociale avvenuta in Cina nei secoli compresi tra il XIII e XVII, nei quali grazie alla Via Marittima della Seta, vi fu la penetrazione di religioni come l’Islam, Induismo e Cristianesimo che, in una pacifica convivenza, contribuì a costruire un importante quadro multiculturale. Preziosa la testimonianza offerta da una brocca con immagine della crocifissione di Gesù, prodotta nella dinastia Qing, imperatore Kangxi (1662/1722).
Brocca con immagine della crocifissione di Gesù. Dinastia Qing, imperatore Kangxi- 1662/1722-
Nell’ultima sezione, titolo “Scambi Culturali”, sono esposti reperti di notevole importanza che documentano come alla moda delle “cineserie” radicatasi in occidente faccia riscontro un’altra, altrettanto importante, presente in Cina come testimoniato da alcuni gioielli rinvenuti nella tomba del principe Liangzhuang prodotti in occidente.
Statuine di Guanyn Bodhisattva in piedi. Repertorio delle fornaci di Dehua che produceva porcellane destinate principalmente all’estero. Dinastia Ming- 1368/1644-. La particolarità di questa statua è offerta dalle affinità con l’iconografia mariana nel Cristianesimo.
Nel loro insieme tutti gli oggetti esposti in queste quattro sezioni forniscono un’ampia documentazione di come attraverso il traffico di merci le nazioni e i popolo hanno reciprocamente acquisito nuove idee, conoscenze tecniche, filosofiche e culti religiosi in un mutuo scambio che ha contribuito allo sviluppo delle successive società moderne; gli stessi identici fini che il Presidente cinese Xi Jimping vuole perseguire riproponendo una moderna Via della Seta che assume oggi il nome di “una cintura, una via” (in inglese one belt, one road).
Museo Nazionale di Palazzo Venezia – Sale quattrocentesche fino al 28 Gennaio 2018 con orari dal martedi alla domenica 8,30/19,30 e biglietto d’ingresso €.10,00 inclusivo della visita alle collezioni museali del Palazzo di Venezia. Info su www.mondomostre.it – www.museopalazzovenezia.beniculturali.it – www.orienteincontraoccidente.it