Testo e foto Mariagrazia Fiorentino e Donatello Urbani

Definire mostra questa esposizione di oltre mille reperti archeologici è, senza dubbio, alquanto riduttivo, abituati a definire di alto livello quelle che ne espongono qualche centinaio. Tema della mostra è la costruzione della Romanità nel territorio dell’attuale Romania, lungo un percorso temporale di oltre millecinquecento anni, dall’VIII sec. a.C. all’VIII sec. d.C., raccontando i numerosi contatti e scambi avvenuti in questa regione, grazie all’abbondanza di risorse e alla posizione tra l’Europa e l’Asia.

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                                                   Placchette votive in oro rinvenute nelle sorgenti termali di Germisara – II sec. d.C.

Ad aprire il percorso espositivo, come scrivono i curatori: “il calco di una scena scolpita sulla Colonna Traiana (scena XXXII, spirale V), che ritrae tre arcieri Daci che tengono sotto tiro i Romani assediati all’interno di una città e che l’archeologo Ranuccio Bianchi Bandinelli fece colorare agli inizi degli anni ’70, dimostrando così l’esistenza del colore nell’architettura dell’antichità imperiale romana. Accanto sono esposti capolavori come il Serpente Glykon da Tomis, raffigurazione in marmo di un ‘demone buono’ che guarisce dalle epidemie; il magnifico elmo d’oro di Cotofeneşti di manifattura tracia, con varie scene di sacrificio; l’elmo celtico di bronzo da Ciumeşti, col sorprendente cimiero a forma di aquila che stupisce per l’unicità della fattura e progettualità; il tesoro gotico di Pietroasele del IV secolo d.C. con l’eccezionale phiale (coppa) d’oro lavorata a sbalzo e le grandi fibule; e ancora alcuni bracciali d’oro daci, le tavolette in bronzo della Lex Troesmensium e il donarium di Biertan.

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                                                                          Testa dell’Imperatore Traiano Decio – 249/251 d.C. – 

In mostra anche un’ampia selezione di importanti reperti – tra cui armi, vasi, ceramiche, monete, gioielli e corredi per i riti di magia – attraverso i quali è possibile scoprire la religione, l’arte, l’artigianato, il commercio e la vita quotidiana della antica Dacia. Come un viaggio millenario durante il quale vedere l’evoluzione degli antenati geto-daci verso i popoli geti e daci; la trasformazione di una parte della Dacia in provincia romana; l’integrazione di questo spazio nel mondo romano; la sopravvivenza della civiltà anche dopo l’abbandono del territorio dacico da parte dell’esercito e dell’amministrazione di Roma; la convivenza degli abitanti del territorio con le popolazioni migranti.

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                                                                            Elmo di tipo Illirico IV-V sec. a.C.

Il fascino della mostra emerge dall’intreccio e dall’influsso reciproco delle civiltà, dalle trasformazioni profonde, dal processo di formazione e adattamento che ha portato alla creazione di un’identità culturale, per un lasso di tempo che va dalla fine della prima età del ferro e fino agli albori della civiltà europea attuale, in uno spazio percepito dai contemporanei del millennio delle migrazioni come “ultima frontiera della Romanità”, luogo dove il fondamento linguistico gettato dalla lingua latina e il nome dei romani sono sopravvissuti, nonostante le vicissitudini, fino ai nostri giorni”.

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                          Statuetta di ambra raffigurante il dio Eros su un carro trainato da una colomba -. II sec. d.C.

Il percorso espositivo si articola in quattro sezioni: la prima è dedicata alla Dacia romana e illustra la conquista del territorio all’epoca dell’imperatore Traiano (101-106 d.C.) con le guerre daciche che segnano la conquista romana e l’annessione all’Impero, evidenziando anche ‘un prima’ e ‘un dopo dove emerge prepotentemente una romanità di frontiera e l’intreccio di culture, che si rispecchia nei numerosi contesti presentati. La seconda sezione racconta, come posto in risalto dai curatori: “la formazione della cultura dacica nell’età del Ferro con l’influsso dei Traci, degli Sciti e dei Greci delle colonie sul Mar Nero, e la terza sezione illustra il confronto tra civiltà urbane mediterranee e civiltà tribali e nomadi continentali e l’inserimento della Dacia nelle reti culturali ellenistiche mediterranee, dell’epoca di Alessandro Magno, e continentali, con nuove popolazioni centro europee quali i Celti, i Geto-Traci, i Bastarni di origine germanica. È il momento in cui Roma, a partire dalla conquista della Macedonia (con la battaglia di Pidna nel 168 a.C.), comincia ad avere un peso politico sulla regione.

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                                        Selezione di artefatti in oro e gemme dal ripostiglio di Pietroasele – V sec. d.C.

La quarta sezione si concentra sull’epoca della dissoluzione dell’Impero, con le difficoltà a mantenere sicuri i confini, le mescolanze di genti e l’emergenza di popoli come gli Unni, mentre il potere di Roma si sposta a Oriente con Bisanzio. In questa sezione viene sottolineato anche il ruolo della cristianizzazione e della diffusione della lingua latina, punti forti dell’eredità di Roma ed elementi federatori che preannunciano la Romania attuale.

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                                      Selezione di artefatti di oro e gemme delle tombe principesche di Gpidiche di Apahida – V sewc. d.C.

La mostra è curata da Ernest Oberlander, direttore del Museo Nazionale di Storia della Romania, e di Stéphane Verger, direttore del Museo Nazionale Romano, e si riallaccia alle esposizioni di Madrid (Museo Archeologico Nazionale, 2021) e Bucarest (Museo Nazionale di Storia della Romani, 2022), ampliandone il percorso con la presentazione di circa 1000 oggetti provenienti da 47 musei rumeni, oltre che dal Museo Nazionale di Storia della “Dacia. L’ultima frontiera della Romanità.

Supporto indispensabile per una lettura completa della rassegna il bellissimo catalogo, italiano/inglese, ricco di immagini a colori edito da MNIR – Bucarest 2023

E dopo tanto splendore non resta che visitare la Romania con la Capitale europea per la cultura 2023 Timisoara, una città che ha saputo mostrare la sua capacità di accogliere la cultura a tutti i livelli, dove si respira l’Europa moderna con le sue storie di sovrapposizioni culturali e di migrazioni sospese tra epoche e territorio.

Roma – Museo Nazionale Romano – Terme di Diocleziano – Via Enrico De Nicola, 65 (Stazione Termini) fino al 21 aprile 2024  dal martedi alla domenica dalle ore 9,30 alle 19,30. Info per costo biglietti, prenotazioni ed iniziative collaterali tel. 06.684851, tutti i giorni dalle ore 9,00 alle 19,00 – sito www.museonazionaleromano.beniculturali.it/terme-di-diocleziano/