Mariagrazia Fiorentino – Foto Donatello Urbani

Punto centrale e di partenza di questa seconda assemblea romana di Federbio è stato il riconoscimento attuale della validità del Manifesto dei Produttori Agricoli Biologici redatto un anno fa. In sintesi il biologico e biodinamico sono:

  • Innovazione sociale economica e ambientale con al centro l’agricoltura rigenerativa;
  • Espressioni future dell’agricoltura uniche a garantire il raggiungimento del 25% della superficie coltivabile con biotecnologie e quindi bisognosi di investimenti, supporto tecnico, innovazione organizzativa, formazione e ricerca incentrate sull’agroecologia.

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Le proposte avanzate da un gruppo di agricoltori e allevatori bio; da una tavola rotonda che ha dibattuto su: “Semplificazione burocratica,  rapporti di filiera e marchio nazionale per un biologico italiano al giusto prezzo” moderata da Antonio Cianciullo, giornalista UffPost, alla quale hanno partecipato Maria Letizia Gardoni,  Presidente Coldiretti Bio; Giuseppe Di Noia, Presidente ANABIO-CIA; Marco Paravicini, Vicepresidente Federbio; Nicoletta Maffini, Presidente Assobio: nonche dalla stessa Presidente di Federbio, Maria Grazia Mammuccini, che ne ha tratto le conclusioni, sono state: (Da comunicato stampa)

  • Al bio serve un ‘giusto prezzo’ e un tetto alla burocrazia, per permettere di produrre cibo sano e pulito, per garantire il reddito degli agricoltori, il rispetto dei diritti dei lavoratori e quelli della terra, che renda accessibili ai cittadini alimenti di qualità e di una semplificazione burocratica per mantenere la posizione di testa nel mercato europeo (fatturato + 4,9% in termini di volume e + 4,5% in valore negli ultimi 12 mesi e ha già superato i 9 miliardi di euro di vendite, con un export che dal 2012 al 2023 ha raddoppiato il fatturato)
  • l’esigenza di accelerare ulteriormente la crescita del bio sottolineando i vantaggi che vengono da scelte agricole, come quelle dell’agroecologia, che riducono il peso dell’import di prodotti di sintesi chimica, accorciano la distanza tra produttore e consumatore, rafforzano il ruolo delle comunità locali e dei distretti di produzione. Anche la crisi climatica spinge nella stessa direzione.
  • La richiesta del settore per il “giusto prezzo”, definito da una Commissione Unica Nazionale (CUN) che regoli il mercato del biologico, in maniera indipendente da quello dei prodotti convenzionali e definito in un patto sociale tra produttori e consumatori (proposta Di Noia) in modo da ridurre i troppi passaggi di mani con la conseguente lievitazione del prezzo di acquisto.
  • Obiettivi impegnativi – per l’Italia il target del 25% di campi bio è anticipato al 2027 – che richiedono inoltre di alleggerire gli oneri legati a un sistema di certificazione troppo burocratico”.

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Il biologico è innovazione e può pertanto trasferire pratiche sostenibili al resto dell’agricoltura che ha bisogno di guardare alla transizione ecologica, spiega Maria Grazia Mammuccini, Presidente di FederBio. “La differenza la possono fare gli agricoltori, perché sono loro che detengono i valori fondamentali dell’agricoltura biologica, come la cura della fertilità del suolo e della biodiversità. Ma superare le criticità che minacciano la tenuta delle imprese agricole è necessario affrontare con decisione i temi prioritari contenuti nel Manifesto. In particolare, la semplificazione delle normative e la garanzia di un “giusto prezzo” per i prodotti biologici. Per questo occorre valorizzare gli agricoltori nell’ambito della filiera anche attraverso il marchio del biologico italiano”.